Il progetto api del Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza

Il bio-monitoraggio dell’ambiente attraverso le api, in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Apicoltura di Bologna

Gian Paolo Costa - Responsabile del Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza

Poco più di una ventina di anni fa, chi scrive allenava una squadretta di pallacanestro: uno fra i bimbetti emergeva, per attitudini fisiche e “psicologiche”. Sono trascorsi gli anni e nella tarda primavera del corrente anno 2004 Davide Balbi (il succitato potenziale professionista della pallacanestro faentina nel frattempo aveva collezionato un paio di lauree…) propone a chi scrive di posizionare alcuni alveari all’interno del giardino botanico circostante il Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza. L’interesse ‘da apicoltore’ - produttore di miele - di Balbi era attirato dallo scintillante e vario patrimonio floristico del giardino botanico del Museo ma anche dal ricco corredo/arredo verde dei viali urbani e dei vasti giardini presenti all’interno del raggio d’azione delle “sue” operaie (1,5 km circa).
All’osservazione dello scrivente che nell’area edificata cittadina da tempo gli Enti di controllo preposti (in primis l’A.R.P.A. dell’Emilia Romagna) avevano attivato centraline per monitorare l’inquinamento urbano presente (polveri sottili, metalli pesanti ecc.) l’apicoltore faceva notare che le api, alla pari di altri bioindicatori (normalmente utilizzati a questo fine) – per quanto ne era a conoscenza personalmente – possono efficacemente affiancare i sistemi tradizionali di monitoraggio in un ambito, un “sistema” di controllo integrato dell’ambiente. E che, ad ogni buon conto, egli avrebbe provveduto a sottoporre il miele prodotto alle analisi di prammatica (specificamente approfondite).
Da queste considerazioni, e dalla contestuale verifica in bibliografia dell’effettivo utilizzo delle api quali agenti di monitoraggio di inquinamento urbano, all’aver maturato la decisione di interpellare l’Istituto Nazionale di Apicoltura di Bologna per attivare anche in Faenza (a cura del locale Museo naturalistico) un bio-monitoraggio dell’ambiente attraverso l’analisi di pollini raccolti e di miele prodotto da api, il passo è stato assai breve.
Claudio Porrini, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali dell’Università di Bologna e collaboratore dell’Istituto Nazionale di Apicoltura, confermava che “con il monitoraggio tramite api è possibile mettere in evidenza i periodi e le zone più esposte ai diversi inquinanti analizzati” - in particolare metalli pesanti quali piombo, nichel e cromo, e benzo[a]pirene - e forniva ragguagli puntuali circa i protocolli di indagine, codificati a seguito di ricerche specifiche oramai ventennali.
In conclusione: in attesa di reperire i fondi occorrenti per organizzare l’indagine “di dettaglio” ed esperire le analisi necessarie si è provveduto a verificare le potenzialità dell’area installando alcune arnie, previe indicazioni e verifiche tecniche dei competenti uffici A.S.L. di zona. Al centro dell’area verde retrostante l’edificio museale si è recintata – come da normativa specifica – la porzione di giardino oramai da anni in corso di naturalizzazione spontanea ed i primi riscontri attestano un’attività delle api assai intensa e produttiva. È stato altresì possibile verificare puntualmente e de visu quali piante attirano maggiormente le api: i Cisti (molto scenografiche le immagini riprese di bottinatrici sui fiori rosa di Cistus incanus), il Biancospino (Crataegus monogyna) e l’Amorpha fruticosa, letteralmente “aggredita”.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 0 [1997 - N.0]

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