Verso la definizione dei profili professionali dei musei

La cooperazione tra musei qualifica le professionalità del settore

Claudio Casadio - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Il museo del giovane Holden non ha dipendenti e lavoratori, ma quella straordinaria macchina della conoscenza, piena di vetrine, di tante cose sempre in mostra e di strumenti didattici, è ben descritta nella sua complessità e fascino dal romanzo di Salinger.
Proprio la complessità gestionale risulta in modo chiaro facendo riferimento al dibattito e alla normativa recente sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. In particolare relativamente al personale dei musei, pur in una situazione in cui vi sono alcuni punti fermi sulle funzioni relative alle figure professionali e precise indicazioni sulla qualificazione del personale addetto, i requisiti culturali e le modalità di accesso, mancano indicazioni univoche e chiare definizioni per i profili professionali di riferimento.
Un primo fondamentale quadro di riferimento è però quello fornito dall’atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (art. 150, c. 6 Dlgs n. 112/1998). In questo documento è stato infatti definito un valido comune denominatore per la individuazione delle figure professionali museali delineando anche i requisiti di base, le forme di impiego e le modalità di organizzazione adattabili alle diverse tipologie di musei.
In Emilia-Romagna la Regione ha adottato una delibera che tra l’altro approva gli standard di servizio e gli obiettivi di qualità per i musei. Nella parte relativa al personale sono indicate anche le funzioni minime che ogni museo deve assicurare in modo adeguato e che si riferiscono alla Direzione, Conservazione e cura delle collezioni, ai servizi educativi e didattici e alla sorveglianza e custodia.
Sulla base di questo quadro normativo Daniele Jallà ha proposto, nell’ambito di un seminario organizzato dall’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna sul regolamento museale, un modello organizzativo basato su quattro diverse aree oltre che sul Consiglio di Amministrazione, Comitato Scientifico e Direttore. Le quattro aree proposte coprono rispettivamente la Gestione e cura delle collezioni, l’area amministrativa, l’area tecnica e i servizi al pubblico e per ognuna di queste aree sono poi individuate le diverse funzioni. Nella gestione e cura delle collezioni vi sono il conservatore, il curatore, il registrar (inteso come colui che crea, documenta e organizza tutti gli atti relativi ad acquisizioni, catalogazione e movimentazione e sicurezza opere del museo), il restauratore, l’archivista e il bibliotecario. Nei servizi al pubblico vi sono attività culturali, servizi educativi e didattici, promozione, comunicazione, sorveglianza e accoglienza. L’area amministrativa è relativa alla gestione del bilancio, cassa e contabilità, controllo di gestione, gestione del personale, affari legali e contratti, affari generali, acquisti ed economato. Nella quarta area, quella tecnica, sono compresi attività per la sicurezza, manutenzione beni immobili e mobili, gestione impianti, logistica e allestimenti.
Queste funzioni possono essere svolte con diverse modalità da personale dipendente, personale a contratto con tempo determinato, consulenti, ditte e volontari ma è sempre indispensabile la professionalità e l’aggiornamento costante. Per tenere un buon livello di qualificazione e specializzazione pur di fronte alle diverse funzioni richieste è anche possibile, e auspicabile, sviluppare gestioni in forma associata con messa in rete delle competenze tra i vari musei o con l’individuazione di figure o ditte che operano per l’insieme dei musei della rete o del sistema.
Lo sviluppo di forme di cooperazione tra musei o figure professionali sembra dunque diventare indispensabile per fornire servizi di qualità e sviluppare il sistema museale. Tra le molteplici iniziative un ruolo di primo piano è da lasciare ancora alla iniziativa normativa, come è stato fatto già per altre figure professionali come quelle della comunicazione pubblica con la legge n. 150/2000. Impegnati a completare il quadro normativo dei profili professionali vi sono le regioni, e in primo piano la Regione Emilia-Romagna che ha promosso importanti iniziative e adottato impegni precisi, e sul piano nazionale l’ICOM, organizzazione dei Musei che nell’agenda del Comitato Italiano ha un nutrito programma di lavoro per completare la definizione dei profili professionali.

Speciale professionalità nei Musei - pag. 11 [2005 - N.22]

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