Standard di qualità al Museo Francesco Baracca

Considerazioni in materia di strutture, sicurezza e didattica

Daniele Serafini - Responsabile Museo Francesco Baracca di Lugo

Questa riflessione su standard e obiettivi di qualità, fissati in sede regionale, non vuole essere tanto una considerazione critica sugli standard stessi come strumento normativo e “impositivo”, quanto piuttosto un’occasione per analizzare il posizionamento del nostro Museo rispetto a parametri di qualità e funzionalità. Una sorta di autovalutazione che consenta di evidenziare lo stato delle cose, delineando luci ed ombre, innovazioni e ritardi.
La chiusura del Museo Baracca al pubblico dalla primavera del 2000 all’estate del 2001 ha consentito di intervenire in due settori importanti: quello che concerne strutture e sicurezza e che fa riferimento in particolare al pubblico. L’abbattimento delle barriere architettoniche, tramite messa in opera di un ascensore in un palazzo di fine Ottocento, sede del museo, è stato un intervento che, senza violare l’identità architettonica degli spazi, ci ha permesso di garantire l’accesso ai portatori di handicap, introducendo al contempo nuove misure di sicurezza rispettose della normativa nazionale.
La nostra seconda azione si è concentrata su: a) catalogazione dei materiali e b) leggibilità del percorso espositivo, leggasi “informazioni e segnaletica esterna ed interna”. Tutti i cimeli, documenti e oggetti del museo (oltre seicento) sono stati catalogati, fotografati e trasferiti su supporto magnetico: sono consultabili su appuntamento presso i nostri uffici ed entro un anno si pensa di metterli in rete in modo che possano essere disponibili on line. Nella primavera prossima, inoltre, uscirà un catalogo cartaceo con la documentazione completa, comprese le immagini, curata dall’associazione “Agmen Quadratum”. Il museo offre al pubblico anche una serie di pannelli esplicativi che consentono ai visitatori di avere informazioni pressoché esaustive sul percorso espositivo e sulla figura e la storia di Francesco Baracca. Sul versante della custodia e della sicurezza/tutela del patrimonio stiamo provvedendo ad alcuni interventi per riqualificare il profilo del museo. Partendo dalla fine ormai prossima dell’esperienza del servizio civile presso le nostre istituzioni, che ha avuto esiti positivi per il contenimento delle spese, ma che è stata caratterizzata da risvolti spesso deleteri per l’immagine delle medesime (mi riferisco al tipo di accoglienza del pubblico, distratta e per nulla qualificata), siamo orientati ad affidare la custodia del museo a terzi, segnatamente ad un’agenzia specializzata.
La qualità dell’accoglienza ai visitatori è e deve essere uno dei momenti che qualificano un’istituzione: essa non può essere gestita con leggerezza. Chiederemo anche ad alcune associazioni di volontariato locale e agli “Amici del Museo Baracca” di collaborare maggiormente con noi per migliorare la qualità dell’accesso sia al museo che ai nostri spazi espositivi.
Al fine di garantire una più puntuale tutela del patrimonio, entro l’anno il museo sarà dotato di un sistema di videosorveglianza tramite dotazione di un impianto televisivo a circuito chiuso composto da sei telecamere collegate ad un sistema di videoregistrazione digitale. Tutte le telecamere faranno capo a un sistema di archiviazione e trattamento delle immagini collocato nell’ufficio a piano terra che ha anche funzioni di biglietteria e bookshop.
Un’ultima considerazione riguarda la didattica. Il Museo Baracca si è attivato da circa un anno per creare le condizioni affinché, accanto alla sua vocazione turistica, si delinei anche una più marcata visibilità del museo nel territorio. La scuola rappresenta l’interlocutore ideale perché prenda corpo l’idea di museo come “spazio d’apprendimento”. Stiamo proponendo alle scuole lughesi una collaborazione che abbia al suo centro la didattica. Partendo da due quaderni in corso di stampa, prodotti dal Servizio Musei della Provincia, disponibili entro l’anno, studenti ed insegnanti potranno interagire con gli operatori museali, i quali avranno il compito di fungere da ‘mediatori’ tra gli oggetti, i cimeli, il patrimonio del museo, dunque, e loro stessi. Questo dovrebbe essere il primo passo verso la realizzazione di un vero e proprio laboratorio didattico. Ma qui sorge inevitabile una domanda: ci saranno le risorse finanziarie o la volontà di trovarle per coinvolgere personale esterno, specializzato in percorsi didattici, visto che il museo ha un solo addetto privo di competenze specifiche in questo settore?

pag. 0 [1997 - N.0]

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