Musei: i luoghi di rivitalizzazione della memoria

Principi museografici innovativi sono alla base dei criteri allestitivi di alcuni musei del Sistema modenese

Antonella Tricoli - Incaricata per il Sistema Museale Modenese

Obiettivo di questo scritto è l’indagine sulle scelte – quindi sulle idee e sui progetti museografici – alla base di alcuni significativi allestimenti museali, che impongono di affrontare e superare specifici problemi riguardanti sia l’ambientazione e la suggestione visiva, sia la determinazione dei mezzi e dei modi attraverso cui veicolare un insieme di messaggi. Nel documento d’approvazione degli standard e obiettivi di qualità per i Musei (art. 10, L.R.18/2000) si indicano, tra l’altro, criteri di sicurezza e allestitivi, fondamentali per una corretta fruizione delle collezioni. Nel modenese vi sono alcuni esempi interessanti, scelti fra altri perché utili ai fini dell’illustrazione di alcuni principi museografici innovativi. La forza dello strumento Museo sta nel carattere di medium che sfrutta l’ambientazione, la scenografia, l’immediatezza del linguaggio e della visione, passando attraverso simboli e metafore la cui efficacia comunicativa ed emotiva spesso supera ogni nostra immaginazione.
L’allestimento del Museo della Repubblica Partigiana di Montefiorino si basa su uno studio del paesaggio della memoria, ossia sullo studio dei fenomeni storici attraverso lo spazio e il tempo. La prima caratteristica è la scenografia stessa: si privilegia una narrazione basata su fotografie, su filmati d’epoca e su scritti più che su oggetti, i quali hanno soprattutto lo scopo di ambientare il visitatore, di concretizzare il flusso temporale. È un allestimento che sottintende dunque un chiaro progetto minimale e “pokerista” allo stesso tempo.
Molto forti sono le scelte del Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale di Carpi. Con una soluzione allestitiva, a nostro avviso, assai felice si può affrontare un’importante questione, cioè quella dell’interpretazione, della lettura critica e della conseguente realizzazione di un modello museo-monumento: sia monumentum alla latina, ovvero ricordo (nel nostro caso anche monumento funebre), testimonianza, sia monumento che ripropone il dibattuto tema della monumentalità come esigenza umana. Questa sensazione di monumentalità sorge fin dal momento in cui ci si accinge ad entrare nel Museo e si rafforza nel percorrere le tredici sale: nel cortile che precede l’ingresso vi sono stele di tipo funerario; le “scatole” grigie e vuote delle stanze possono ricordare i loculi appena murati, il colore rosso scuro delle lettere graffite alle pareti rammenta il colore del sangue, le poche vetrine minimali, poste a terra, hanno una forma molto simile a quella di una bara; al loro interno gli ingrandimenti fotografici, quasi a grandezza naturale, dei corpi scheletrici dei cadaveri dei deportati, ai cui piedi sono posti gli oggetti usati quotidianamente nei campi di lavoro, danno forza a questa lettura. Il grande impatto estetico ed emotivo del Museo è dovuto anche all’assai fruttuosa, e sempre più necessaria, collaborazione di storici, artisti e architetti, ciascuno dei quali contribuisce attraverso precise scelte critiche, a rafforzare il messaggio museale.
Anche la Galleria Ferrari di Maranello, che espone a rotazione la propria preziosissima collezione di macchine, è una realtà paradigmatica per le giovanili e mutevoli soluzioni allestitive: i filmati, le ricostruzioni di ambientazioni d’epoca e di momenti decisivi per la storia della Ferrari, trasmettono forte dinamismo. Questo non è dunque soltanto luogo espositivo di cimeli, ricordi di una gloriosa storia, ma strumento vivo e in evoluzione, di collegamento fra l’Azienda e il pubblico. Velocità e innovazione tecnologica rafforzano il messaggio futuristico dell’istituzione.
Il Museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, ospitato a Spilamberto, permette al visitatore un vero e proprio tuffo nelle tecniche della rinomata produzione locale di “nettare nero”: si segue un percorso suggestivo che attraversa una grande botte, tradizionale contenitore del Balsamico. Ancora, presso le Raccolte Fotografiche Modenesi “Panini” di Modena, nella sala principale del percorso espositivo, è ricostruito un antico studio fotografico con gli strumenti di posa, d’appoggio, i macchinari per la ripresa, l’ingrandimento, la stampa ecc. Concludendo, oggi un discreto numero d’istituzioni in Italia mira a fare della visita al museo un’esperienza, oltre che formativa, anche d’impatto psicologico ed emozionale. Mentre numerosi musei relegano gli eventi trascorsi in un passato concluso, operando una “oggettificazione” dei processi storici e la recisione del passato dal presente, altri tentano una rivitalizzazione, non una resurrezione della memoria.

La pagina del Sistema Museale dalla Provincia di Modena - pag. 6 [2004 - N.21]

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