Un monumento faentino restaurato

Restituito al pubblico il monumento sepolcrale del Vescovo Giacomo IV Pasi, opera dello scultore Pietro Barilotto

Giorgio Cicognani - Ispettore onorario ai Beni artistici e storici

Agli studiosi e agli appassionati dell'arte, dopo anni di attesa è stata restituita una delle opere più importanti di Faenza e della Romagna: il monumento sepolcrale del Vescovo Giacomo IV Pasi, opera dello scultore faentino Pietro Barilotto (1481 ca - 1553). Il monumento funebre in onore del Vescovo, morto nel 1528 a causa della peste, fu eseguito tra il 1529 e il 1531.
Il documento di commissione, che porta la data 8 maggio 1529, determina un compenso di mille bolognini per l'esecuzione e specifica le caratteristiche dell'opera da realizzare. L'opera, terminata nel tempo convenuto, fu collocata all'interno della Chiesa dei Servi di Faenza, dove era stata tumulata la salma del vescovo, e precisamente a destra dell'ingresso dove restò indisturbata fino al 1731, anno in cui la chiesa venne completamente rifatta. Il monumento, la cui scomposizione iniziò il 28 agosto di quell'anno, si salvò avventurosamente dal crollo del tetto e della facciata del sacro edificio, avvenuto il 18 novembre successivo. Rimontato sul muro esterno della nuova costruzione, all'interno della quale si decise di non conservare alcun manufatto lapidario antico, non tardò a colpire l'attenzione di quanti percorrevano l'antica via Emilia ad esso prospiciente.
Nel 1855, il delegato apostolico Stefano Rossi, avendone notato il degrado causato dalle intemperie e dallo scarso rispetto dei giovinastri, lo fece smontare con l'intenzione di collocarlo all'interno del vescovado. Non essendovi però in quella sede lo spazio sufficiente per ricollocarlo, il manufatto rimase per parecchi anni depositato in uno scantinato dove si deteriorò ulteriormente, finché l'architetto comunale Achille Ubaldini, d'intesa con lo Stato Unitario Italiano, nel 1878 lo fece collocare, con grande attenzione, nell'attuale Cappella Pasi posta nel lato orientale del chiostro Badia del Cimitero dell'Osservanza, dove ancora oggi rappresenta una delle maggiori opere architettoniche. Il monumento sepolcrale parietale del Vescovo Giacomo IV Pasi (1510-1528), in pietra d'Istria con incrostazioni di marmi policromi e inserti di terracotta, è tripartito verticalmente come una grandiosa pala d'altare di tipo ferrarese o lombardo. Si leva su un alto basamento composto di una zona liscia e di una munita di epigrafe al centro di due stemmi Pasi ai lati. La parte figurata è incasellata armoniosamente in una architettura a pilastri, fregi a festoni, cornucopie, uccelli, sirene, testine, rosette, e altri motivi del più scelto campionario rinascimentale.
Il sarcofago sostiene la statua del vescovo elegantemente scolpita sulla pietra d'Istria. Il prelato è semigiacente, in meditazione o dormiveglia, su di un giaciglio di volumi, mitrato, è sdraiato sul fianco destro, con il capo reclinato sulla mano. Ai lati, in due piccole nicchie, si possono vedere le statue di San Pietro e San Paolo, scolpite a tutto tondo. Nella lunetta che sovrasta il monumento funebre, in cotto, a forte rilievo, è raffigurata la Vergine Assunta con ai lati due figure oranti, un uomo barbato a sinistra e una donna a destra, entrambi ammantati, che si suppone fossero i genitori del vescovo stesso. Due formelle rettangolari, sempre in cotto, ai lati della lunetta, raffigurano San Francesco e San Girolamo. Nello spazio del tempietto terminale è scolpita nel marmo una patera a ghirlanda di frutta e fogliami, legata da nastri che svolazzando agitano dei sonagli; nella patera un tondo in terracotta col Padre Eterno benedicente.
A causa delle sue vicissitudini e dei locali inadeguati in cui era stato ospitato, il monumento aveva subito, nel corso degli anni, un certo degrado strutturale. Si erano ad esempio formate molte crepe e fessure, forse a causa degli agenti atmosferici mentre si trovava all'esterno della Chiesa dei Servi, inoltre, durante il secondo conflitto mondiale, aveva subito ulteriori danni a causa dei bombardamenti fino agli ultimi oltraggi subiti nella Cappella del Cimitero infestata da volatili ed utilizzata come deposito. Negli anni Ottanta, dato l'evidente stato di degrado, la lunetta e le formelle in cotto furono rimosse per procedere alla loro pulitura. Questi tre bassorilievi , si presume, fossero stati rimodellati nell'Ottocento da Giovanni Collina Graziani al momento di ricollocare il monumento al cimitero. La spesa fu sostenuta dalla Soprintendenza ai Beni artistici e storici di Bologna che ne decise la custodia presso il Museo Internazionale delle Ceramiche in attesa di un più ampio intervento successivo che si è verificato solamente nel 2002. Per prima cosa si è reso necessario un accurato intervento sull'edificio architettonico che ospita il monumento, come già accennato, in condizioni critiche. È stata effettuata una revisione del manto di copertura per garantirne la stabilità nel tempo, sono stati ripristinati i vecchi intonaci ed è stato sostituito il pavimento in cotto con un altro simile. Contemporaneamente il restauratore Valerio Contoli provvedeva alla pulitura dei marmi e dell'intero manufatto. Le statue in pietra d'Istria presentavano ridipinture in finta arenaria che nascondevano le modifiche e le aggiunte ottocentesche e quindi sono state rimosse restituendo al suo primitivo splendore la pietra d'Istria.
L'intero restauro, realizzato grazie ai contributi della Soprintendenza ai Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna e di HERA-AMF di Imola-Faenza, sotto la direzione dell'architetto Giorgio Gualdrini, è terminato negli ultimi mesi del 2003. Si auspica, che interventi di questo livello possano salvare altri capolavori d'arte faentina e non, presenti nel cimitero di Faenza.

Speciale restauro - pag. 14 [2004 - N.19]

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