Animali da macello

Come salvare dal degrado e dalla distruzione i bassorilievi che ornano ciò che resta della facciata dell'ex Macello Comunale di Ravenna

Nadia Ceroni - Conservatore della Pinacoteca Comunale di Ravenna

Come branca particolare dell'archeologia, quella relativa all'archeologia industriale è ben presente nella provincia di Ravenna, essendo stata adeguatamente documentata in un catalogo curato da Italo Zannier per conto dell'Assessorato provinciale per i Beni Culturali (Viaggio nell'archeologia industriale, 1997). Nel panorama delle numerose tracce del lavoro e delle attività economico-imprenditoriali del secolo scorso, si colloca pertanto anche l'ex macello comunale di Ravenna, al quale rivolgiamo la nostra attenzione per segnalare la necessità di manutenzione e restauro che presentano i quattro medaglioni eseguiti da Attilio Maltoni (Ravenna, 1862-1911) sopravvissuti sul lato sinistro della facciata, ubicata in via Renato Serra. Non è nostra intenzione ripercorrere la storia architettonica della costruzione - avvenuta negli anni 1897-1900, su progetto dell'ingegnere comunale Costantino Pirotti (Ravenna, 1852-1942) - né tantomeno polemizzare sull'opportunità di recuperare e riutilizzare l'intero complesso - peraltro soggetto al vincolo relativo agli edifici pubblici - essendo a conoscenza di progetti, studi e segnalazioni già elaborati da locali associazioni di categoria, dagli stessi uffici comunali e dall'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna nel volume L'ultima città possibile (1991). In queste pagine si vuole invece lanciare una proposta per un'adeguata conservazione, esposizione e valorizzazione dei quattro bassorilievi in marmo bianco, eseguiti dallo scultore ravennate, raffiguranti le teste di quattro animali destinati all'alimentazione umana: un bovino, un suino, un ovino e un gallinaceo. Dello stesso artista si conservano a Ravenna numerose opere nel cimitero della città (G.Viroli, Il gesto sospeso, 1997), nel mercato coperto (C.Ricci, Guida di Ravenna, 1923), nella gypsoteca dell'Accademia di Belle Arti e nei depositi della Pinacoteca. Dagli atti, conservati nell'Archivio Storico Comunale, sappiamo che verso la fine del 1898 al Maltoni venne versato un primo "acconto di lire 150 per comprare la pietra per fare otto medaglioni". Di questi bassorilievi, che dovevano ornare la facciata del macello, quattro furono distrutti dalla bomba che durante il secondo conflitto mondiale colpì l'ala destra del fabbricato, assieme alla scultura che sovrastava l'ingresso del macello raffigurante l'emblema del Comune ( G.Brandolini, A proposito dell'antico macello di Ravenna in "La Betoniera", 1995-96 ; C.Benghi, L.Daveri, L. Di Bartolo, Ex macello comunale di Ravenna, ricerca coordinata dal Prof. D.Lamberini per il Corso di restauro architettonico, Facoltà di architettura, Università degli Studi di Firenze, nell'a.a.1996-97). I bassorilievi rimasti versano visibilmente in cattivo stato conservativo, collocati su una superficie precaria e in parte nascosti dalla vegetazione che sta invadendo il lato sinistro della facciata. In occasione del centenario dell'apertura del macello - stabilita con atto di Giunta il primo gennaio 1902 - opportunamente distaccati e restaurati, i tondi potrebbero essere depositati presso il museo d'arte della Città per essere esposti al pubblico, integrando così il nucleo scultoreo della Pinacoteca e valorizzando l'attività di uno scultore più conosciuto per i numerosi busti raffiguranti personaggi ravennati. Animali da salvare quindi " perché - come diceva Enrico Pazzi nei suoi Ricordi d'arte datati 1887 - non abbiano i posteri a dire di noi… furono barbari".

Speciale archeologia - pag. 13 [2001 - N.11]

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