Testimonianze archeologiche tra Lamone e Senio

Proposte per un percorso archeologico turistico

Valerio Brunetti

Il territorio della provincia di Ravenna si propone al turismo archeologico con due importanti e noti siti archeologici: la grande villa romana di Russi, scoperta nel 1938, e l'antico porto di Classe a Ravenna, individuato nel 1974. Si tratta di aree di notevole interesse, sulle quali, pur proseguendo gli scavi, sono già stati svolti interventi di restauro e valorizzazione. L'alta provincia ravennate, che già gode di alcuni poli di forte interesse turistico come Faenza ed i centri termali di Brisighella e Riolo Terme, potrebbe offrire un'ulteriore attrattiva con la realizzazione di un percorso archeologico attraverso la visita di significative "emergenze" archeologiche, alcune un po' dimenticate altre totalmente sconosciute, sparse nelle vallate del Lamone e del Senio, portate alla luce nell'arco di tempo che va dai primi agli ultimi anni del secolo scorso. Nell'agro faentino troviamo il primo monumento: è il sepolcro romano di S.Barnaba, localizzato a valle della via Emilia nell'omonima località. È collocato a pochi passi dall'attuale argine destro del fiume Lamone e sorgeva lungo l'antica via che da Faenza conduceva a Ravenna. Si tratta del basamento di un grande monumento funerario di età imperiale, a pianta quadrangolare, realizzato con grossi blocchi di spungone, una pietra calcarea locale. Fu individuato nel 1902 ed è l'unica testimonianza superstite di questa tipologia funeraria nel faentino. È stato restaurato e circondato con un muretto di protezione. Superata Faenza, salendo la via Faentina in direzione di Firenze, a pochi chilometri dalla città incontriamo sulla destra il colle di Persolino. Qui sorge la scuola agraria Caldesi nel cui fondo sono stati rinvenuti a metà del secolo scorso, insieme ad altre testimonianze, i resti di un edificio sacro con stipe di tipo etrusco. Le murature sono state restaurate e sono visibili in loco. Sempre lungo il percorso della Faentina, oltre la cittadina di Brisighella in località Strada Casale, in un terreno posto tra l'antica strada e la ferrovia , nel 1970 sono stati portati alla luce alcuni ambienti appartenenti ad un più ampio edificio di età romana augustea, frequentato anche successivamente. L'impianto, che viene variamente identificato sia come mansio che come villa, è costituito da muri in ciottoli, mattoni sesquipedali e frammenti laterizi, con pavimenti in opus spicatum e soglie in pietra. Le strutture sono state restaurate e si conservano all'interno di una piccola area delimitata da un terrapieno. Proseguendo nella vallata, in località Monte del Tesoro, posta sul crinale tra il Lamone ed il rio Ebola sempre in comune di Brisighella, nel 1996 è stato portato alla luce un originale edificio di culto altomedievale, realizzato in pietra locale e costituito da un vano rettangolare orientato ad est, con abside semicircolare. Le murature si conservano per un altezza massima di due metri. Sorgeva probabilmente lungo il tracciato della Faentina che in quei secoli aveva abbandonato l'insicuro percorso di fondo valle. Il complesso è oggetto di un intervento di conservazione e restauro. Abbandonato il Lamone entriamo nella vallata del Senio dove, tra i centri di Castel Bolognese e Riolo Terme ed a poche decine di metri dalla strada Casolana, sorgeva l'antica pieve di S.Angelo in Campiano. In seguito alla presenza di alcuni importanti resti murari in alzato, negli anni ottanta sono state svolte alcune campagne di scavo che hanno permesso di individuare la cripta dell'edificio, diverse fasi costruttive tra il IX e il XIX secolo e i resti dell'antica facciata che permettono di identificare in questa pieve la più estesa tra quelle ravennati. L'intero complesso, ubicato in una splendida posizione panoramica, è in attesa di restauro. A queste testimonianze all'aperto, raggiungibili con una certa facilità attraverso la viabilità ordinaria, si possono aggiungere i due importanti ed affascinanti siti archeologici ipogei delle grotte della Tanaccia a Brisighella e del Re Tiberio a Borgo Rivola, purtroppo non facilmente accessibili a causa della morfologia dei luoghi che le accolgono. La presenza di queste testimonianze su un circuito turistico già collaudato a livello regionale come il "mare e collina", le rende fruibili, oltre che dal pubblico locale, anche dai numerosi visitatori che frequentano la nostra provincia. Questo deve stimolare gli enti locali a collaborare con la Soprintendenza Archeologica per il loro recupero e valorizzazione, promuovendo ed incentivando anche progetti come Adottiamo un monumento che possono coinvolgere proficuamente le scuole e le associazioni del volontariato culturale.

Speciale archeologia - pag. 9 [2001 - N.11]

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