Il primo Chiostro del Complesso di San Vitale

Un sito museale "archeologico" nel Museo Nazionale di Ravenna

Luciana Martini - Direttore del Museo Nazionale Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna

Già in precedenza si è detto, su queste stesse pagine, come il Museo, a somiglianza di quasi tutte le raccolte di fondazione storica, custodisca materiali assai eterogenei sia nella tipologia che nell'arco cronologico. Ma sicuramente i reperti di antichità vera e propria erano un vanto per coloro che diedero vita e accrebbero nel tempo il nucleo originario del Museo, i padri del convento di Classe in città. Attualmente, le raccolte definibili come "archeologiche" nel senso moderno del termine sono distribuite in vari punti del percorso espositivo, ma soprattutto in uno dei siti del complesso più significativi per il visitatore appassionato dell'antico: il "primo chiostro" del monastero benedettino. Luogo già di per se stesso ricco di fascino storico, sovrastato dalla piacevole veduta in scorcio del campanile barocco di San Vitale, il "primo chiostro" appartiene alla fase costruttiva rinascimentale del complesso ed è databile tra la fine tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. L'ordinamento dei reperti archeologici, collocati a muro lungo tutti i lati del chiostro, è dovuto ad una sistemazione realizzata nel dopoguerra dall'illustre archeologo Giovanni Bovini. Essi provengono dalle raccolte dei Camaldolesi, da quella dei Benedettini di San Vitale e dalla collezione privata della nobile famiglia Rasponi di Ravenna, donata al Museo alla fine dell'Ottocento. Il reperto più famoso, collocato nell'angolo sud-ovest del chiostro in posizione otticamente privilegiata, è il "Bassorilievo di Augusto", cosiddetto per il suo contenuto celebrativo della famiglia imperiale: infatti vi troviamo rappresentati in forma idealizzata cinque membri della gens Giulio-Claudia. Fu ritrovato nell'area del complesso nel secolo XVI, insieme ad un frammento più piccolo di diversa iconografia. Molto probabilmente i due rilievi erano parte di un monumento sul genere dell'Ara Pacis augustea, connesso con l'operato politico dell'imperatore Claudio a Ravenna. Egli infatti visitò trionfalmente la città intorno al 44 d.C., di ritorno dalla campagna britannica, lasciandovi numerose tracce nell'attività artistica e nell'edilizia celebrativa. Ad eccezione di questa testimonianza di un'arte ricca e colta, legata alla committenza ufficiale, i reperti esposti lungo i lati del chiostro consistono per lo più in stele e iscrizioni funerarie, piccoli monumenti finanziati dai privati. Il più famoso di essi, collocato ad angolo con il Bassorilievo di Augusto, è la stele di Longidieno, carpentiere della flotta di Classe, notissima per la semplice ed efficace rappresentazione iconografica del mestiere. Gran parte di queste testimonianze ravennati, infatti, sono legate all'esistenza del grandioso porto militare voluto da Augusto, presso il quale si sviluppò una vera e propria seconda città, che dal nome della flotta (classis) venne detta Classe. Le numerose stele dei classiari, alcune arricchite da icastici ritratti, ci forniscono preziose informazioni sulla composizione della flotta, sul nome delle imbarcazioni, sulle componenti etniche e sociali dell'equipaggio, sui mestieri connessi con la manutenzione delle navi. Infine, lungo il lato sud del chiostro spiccano tre portali raffinatamente scolpiti, qui trasferiti nel 1910 dal convento classense, i quali delimitano l'ingresso alle antiche salette dei servizi dei monaci. In quella di destra, inserita nel percorso museale, si raccolgono i resti di Porta Aurea, uno dei più importanti monumenti della città antica, fatto erigere anch'esso dall'imperatore Claudio nel 43 d.C., e distrutto nel 1582. Della costruzione, che godette di grande fama nel Medioevo e nel Rinascimento, e della quale restano fortunatamente numerose testimonianze grafiche, sopravvivono pochi frammenti, fra i quali due parti della scritta dedicatoria e due eleganti clipei raffinatamente decorati.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 5 [2001 - N.11]

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