Adriatica per Aequora

Si è costituito a Ravenna il Centro Studi per l'Archeologia dell'Adriatico. Fra le prime iniziative, un convegno internazionale sulla storia adriatica dalle origini all'età medievale

Fiamma Lenzi - Istituto Beni Culturali

Come in una fotografia divenuta pietra, la consueta maestria continua a guidare per l'eternità la mano di Longidienvs mentre manovra l'ascia con la quale ha dato forma, durante i suoi giorni di uomo, a molti dei natanti alla rada nel porto di Classe. Accompagnato dal ceppo di un'ancora, che tanti attracchi fidati gli aveva forse garantito, Klutikuna di Spina dorme il suo sonno millenario. Fra i flutti guizzano festosi delfini ed altri pesci nella composita trama musiva di Palazzo Diotallevi in un bianco/nero optical ante litteram, salutando l'arrivo delle navi appresso al faro di Rimini. Naufragata con l'intero suo carico, Stella Maris sino ad ieri celava gelosamente il proprio segreto nella sabbia di Valle Ponti. Anche Vel Kaikna, felsineo metropolitano di terra, compì la scelta di consegnarsi al domani attraverso la visione di un vascello da guerra, emblema di ciò che egli seppe essere - un navarca - su un mare saldamente controllato dalla sua gente. Sparsi frammenti di storie, tutte ruotanti nell'orbita di una narrazione più vasta, al cui centro sta l'Adriatico, con le sue rotte, con i suoi approdi, con l'essere "spontaneo" mediatore culturale per le civiltà insediate lungo le sue coste o per i popoli dell'interno, sospinti sul litorale dalla ricerca di un affaccio, dall'ansia di un contatto con l'Altrove. Il sistema dei "segni" incessantemente tessuti dall'uomo solcando l'Adriatico in infinite intersecazioni delle linee cardinali o immaginandolo come una soglia verso mondi alieni, trova nelle testimonianze del passato il punto obbligato di partenza e di transito per ripercorrere, sul filo della diacronia, i processi storici di lunga durata. Ma anche per rileggere e "interpretare" uno degli elementi naturali che maggiormente hanno modellato e conferito fisionomia all'antico volto di questa estrema propaggine d'Europa. Ecco, allora, che la relazione fra l'uomo e l'Adriatico si colora di sfumature cangianti, si flette in una molteplicità di declinazioni, guardando ora all'archeologia delle comunicazioni marittime, ora alla mappa delle emergenze storiche sommerse, ora alle direttrici di smistamento di merci e materie prime, ora ai progetti museografici o ai parchi tematici che hanno in questo mare il principale perno generatore. È naturale, dunque, che a tale importante entità geofisiografica, coincidente con uno dei grandi "luoghi della storia" del mondo antico, intorno al cui bacino è cresciuto un inestricabile intreccio di rapporti storici, sociali, economici, culturali, sia stato appena dedicato un convegno internazionale, il primo nel suo genere, in una città emblematica come Ravenna. Si tratta di uno dei passi iniziali - ma già capace di dare contorno alla dimensione futura degli intenti - mossi dal Centro di Studi per l'Archeologia dell'Adriatico, che è recentemente sorto per iniziativa dell'Università di Bologna con lo scopo di incentivare la ricerca scientifica e promuovere le conoscenze storiche e archeologiche legate a tale distesa d'acqua. Lo sviluppo di indagini specifiche o ad ampio raggio concernenti le tematiche adriatiche, l'approntamento di materiali informativi, il sostegno ad iniziative di tutela e valorizzazione territoriale, la stampa di studi e monografie, l'organizzazione di consessi come quello appena conclusosi rappresentano solo alcuni dei traguardi da raggiungere. La vastità di orizzonti e la misura degli impegni programmatici sono del resto chiaramente rimarcati dal numero di adesioni pervenute. Fra i soci fondatori figurano Università, Soprintendenze, Istituti di ricerca, Enti locali e importanti realtà regionali come il Comune e la Provincia di Ravenna, l'Istituto Beni Culturali, la Fondazione Flaminia. Secondo auspici da più parti espressi, ad una fase organizzativa per ora tutta "italiana" farà seguito assai presto un ampliamento del quadro partecipativo alla sponda orientale dell'Adriatico, rendendo possibile arricchire e completare la rete di collaborazioni e realizzare autentiche e permanenti sinergie fra gli ambiti e i paesi che in questo scenario condiviso si riconoscono. L'articolazione che l'organismo è destinato ad assumere consentirà di utilizzare appieno e far emergere la varietà di risorse scientifiche e tecniche degli enti presenti, che saranno così in grado di modulare al meglio il loro apporto operativo, pur rimanendo sempre in sintonia con gli obiettivi istituzionali propri.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2001 - N.11]

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