Prime esperienze alla Pinacoteca e al Museo Arcivescovile di Ravenna

Franco Bonilauri - Servizio Musei IBACN

L'esperienza della museografia, così come ce l'hanno insegnata gli antichi, ovverosia da quando il museo è assurto a ruolo principe di conservazione e di educazione, di un complesso sistema di testimonianze provenienti da epoche e contesti diversi, ha sempre operato intorno al principio della conoscenza e della tassonomia. L'ordinamento e la classificazione sono sempre state le principali attività su cui hanno lavorato da sempre i curatori dei musei, quando erano ansiosi di raggiungere risultati di conoscenze non percorribili diversamente. Oggi, uno studioso dispone della riproduzione a colori della maggior parte delle opere magistrali, scopre numerose pitture secondarie, le arti arcaiche, la scultura indiana, cinese e precolombiana dell'antichità, parte dell'arte bizantina, gli affreschi romanici, molte arti primitive e popolari. Ora noi disponiamo , per supplire ai mancamenti della nostra memoria di un numero di opere significative maggiore di quante ne possa contenere il massimo museo. Si è aperto infatti un museo immaginario che spingerà all'estremo l'incompleto confronto imposto dai vari musei : rispondendo all'appello di questi le arti figurative hanno inventato la loro stamperia. Grazie al contributo principalmente dell'informatica e dei vari strumenti di comunicazione, che hanno raggiunto una maturazione applicativa globale, possiamo facilmente immaginare che presto le località, i piccoli centri, le cittadine e le metropoli sapranno comunicare e trasmettere un'infinità di informazioni e dati tali da realizzare lo stesso "villaggio globale" applicato al patrimonio culturale e naturale. E dove la stessa idea concettuale di museo potrà avere la necessità di trasformarsi in qualche cosa di più ampio e flessibile rispetto al perimetro funzionale di oggi, per avvicinarsi alla stessa idea di città nella storia. Da queste premesse non poteva che partire una delle principali attività dell'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia - Romagna. Ora con l'ausilio dell'informatica si è potuto ritornare a quel lento lavoro di analisi e classificazione svolto all'interno dei musei e che normalmente il pubblico non vede, ma i cui effetti rimangono poi nei percorsi e nelle attività di riordino dei materiali e delle varie raccolte. La legge n. 20 del 1990 (Norme in materia di Musei e di Enti Locali e di interesse locale), gestita dall'Istituto per i Beni Culturali, ha consentito di avviare su larga scala la catalogazione informatizzata su raccolte e patrimoni dei vari musei presenti nel territorio regionale. Per il patrimonio storico artistico si è adottato lo stesso criterio metodologico impostato dall'Istituto Centrale per il catalogo e la Documentazione il quale, attraverso l'elaborazione informatizzata della scheda Mod. AB, sta intervenendo in tutte le Soprintendenze italiane. L'uniformità metodologica e la gestione regionale da parte di un solo organismo specializzato per questo tipo di lavoro come il Centro regionale per il Catalogo e la documentazione hanno consentito di poter svolgere con garanzia di continuità tecnica e finanziaria che ancora oggi ha difficoltà ad essere percepita nella sua giusta dimensione dagli stessi organi tecnici museali. L'esperienza della Pinacoteca Comunale e del Museo Arcivescovile di Ravenna è la prima del suo genere che trova, tra gli interventi attivati in Emilia - Romagna dall'Istituto, una sua organica applicazione e che terminerà nel 1998 con la consegna dell'intero catalogo riordinato sia nella veste cartacea che informatizzata.

La pagina del conservatore - pag. 12 [1997 - N.0]

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