Materiali di interesse etnografico e reperti di epoca preistorica al Museo Nazionale di Ravenna

Luciana Martini - Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna

Il Museo Nazionale di Ravenna non appartiene a quella tipologia di istituzioni che raccolgono materiale di interesse etnografico; e pur tuttavia, data la complessità storica del suo lungo e non lineare percorso di formazione, è possibile reperire sporadicamente al suo interno qualche oggetto che ha attinenza questo tema. Il nucleo originario del museo è infatti formato dalle settecentesche raccolte dei padri camaldolesi di Classe, molta parte delle quali è ordinata per tipologie materiche e raccoglie oggetti delle più disparate provenienze. La varietà degli interessi dei colti padri e il loro desiderio di documentare ogni aspetto della produttività umana ha investito tutti i luoghi e tutte le epoche creando, accanto alle opere d'arte, un deposito di interessanti curiosità. Così ad esempio, nella collezione degli avori, possiamo trovare insieme ai famosi esemplari bizantini due corni di provenienza nigeriana di tipologia piuttosto rara, che hanno attirato l'interesse di molti studiosi dell'arte africana. Del tutto incoerente con le raccolte museali è invece un piccolo e molto particolare deposito, pervenuto all'istituzione per vie trasversali. Si tratta di avanzi preistorici americani, più di seicento punte di freccia litiche, donati nel 1881 dal dott. Elmer Reynolds, membro della Società Antropologica di Belle Arti e socio di merito dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna, all'Accademia di Belle Arti stessa, e da questa destinata al R. Museo Nazionale. Si trattava, come è ovvio di materiali ben difficili da collocare nel contesto cittadino, e finiti probabilmente al Museo Nazionale come una sorta di prestigioso ricovero. Quanto all'origine di questi resti, definiti preistorici dallo studioso stesso, possiamo conoscerla direttamente dalle parole dal dott. Elmer Reynolds, in una interessante e piacevole relazione pubblicata negli atti della locale Accademia di Belle Arti, e tradotta dall'inglese dall'ing. Filippo Lanciani: "La collezione recentemente spedita all'Accademia di Belle Arti in Ravenna non fu fatta in qualche luogo particolare; al contrario fu in parte il risultato delle mie ricerche in luoghi diversi molti distanti fra loro. Il grosso della collezione fu trovata nella regione degli Indiani Anacostii, mentre le reliquie degli ordigni e degli utensili si raccolsero negli antichi territori delle tribù del Piscataway, del Wicomoco, e dello Shenandoah. (1881-82, p.99). Infine, altri materiali di interesse etnografico sono pervenuti recentemente al Museo attraverso gli scavi e le scoperte relativi materiali di epoca preistorica; queste acquisizioni sono dovute alla connotazione, fra le altre che ha assunto l'istituzione nel suo percorso, anche di "museo archeologico del territorio". Queste raccolte, note e in buona parte esposte, appartengono all'età del Bronzo. Ricordiamo i reperti di Valle Felici nei dintorni di Cervia, unico insediamento locale del Bronzo Antico (1800-1570 a.C.) situato in prossimità della linea di costa; vi è attestata anche una fase del Bronzo Medio iniziale (sec. XVI a.C.). I materiali più importanti consistono in un boccaletto con ansa a spigolo rilevato un vasetto con orlo entroflesso, fusaiole del tipo circolare schiacciato, anse a nastro con appendice asciforme, una punta di freccia a losanga con alette. All'orizzonte culturale appenninico (Bronzo medio e tardo) appartengono i frammenti provenienti da uno scavo sulle rive del Savio, tra Mensa e Matelica. Tra l'abbondante industria fittile si distinguono frammenti con decorazioni di tipo appenninico e numerose anse fra cui molte a prominenze coniche; l'industria dell'osso ha restituito due manici di lesina tra cui uno decorato a occhi di dado. Altro rinvenimento assai noto è un'ascia di bronzo assai ben conservata, proveniente da Valle Standiana, a ovest della pineta di Classe (Bronzo finale, X-IX sec. a .C.). Ma il ritrovamento più famoso è quello dei materiali provenienti dalla grotta naturale della Tanaccia (presso Brisighella), quasi certamente luogo di culto e abitazione, scavato sistematicamente negli anni 1955-56. Il complesso culturale, databile tra il tardo eneolitico e il bronzo iniziale, ha restituito una grande quantità di materiale fittile, tra il quale anche pezzi completi, appartenenti alla cultura di Lagozza, di Polada, del vaso campaniforme e numerose fusaiole. L'industria litica ha offerto cuspidi in pietra, raschiatoi, una piccola accetta, un anellino di steatite. Nell'ambito dell'industria dell'osso sono stati ritrovati aghi e punte, e nel gruppo dei materiali naturalistici crani di canide (forse in connessione con valori rituali), un corno di cervo, cornetti di capriolo e conchiglie forate parte di collana.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 5 [1998 - N.3]

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