Il Museo Nazionale di Ravenna: le raccolte artistiche

Reperti marmorei, oggetti in terracotta, ceramiche, avori, icone, bronzetti, placchette ed altro offrono una testimonianza pressoché completa di "arte minore" di notevole valore

Luciana Martini - Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna

Non v'è dubbio che il Museo Nazionale di Ravenna sia uno dei maggiori musei di raccolte artistiche della Provincia; di fatto, è uno dei pochi che offrano una testimonianza pressoché completa delle tipologie di oggetti generalmente classificate sotto il nome di "arti minori". Le raccolte del monastero di Classe in Ravenna, dalle quali proviene il primo nucleo del museo, vennero smembrate dopo la soppressione degli enti religiosi fra le maggiori istituzioni cittadine: i materiali d'arte diciamo così "maggiore" (tavole e tele), andarono alla Pinacoteca, quelli di "arte minore" e archeologia confluirono nel Museo municipale, antecedente del Museo Nazionale. Qui vennero trasferiti dunque tutti i reperti marmorei, le ceramiche, gli oggetti in terracotta, in avorio, in vetro, ferro, legno, ecc. ai quali venne poi in seguito aggiunta la collezione di icone e, con diversa provenienza, quelle delle armi e armature. Le cosiddette "arti minori" hanno raggiunto, nel dibattito critico recente, il posto e l'attenzione che gli spetta, e che all'estero avevano già da tempo conquistato; quella di espressioni artistiche all'interno delle quali, come nella pittura, sono presenti capolavori e lavori di buon artigianato, ma tutti necessari all'interpretazione della storia, che si deve avvalere dello studio della complessità di un contesto, e non solo delle sue emergenze. Forse la collezione più conosciuta del Museo Nazionale è quella degli avori, materiale che ha sempre goduto nei secoli di grande prestigio: vi sono compresi gli esemplari tardoantichi elaborati nel complesso ambito culturale dell'Egitto ellenistico (il famoso Dittico di Murano e la tavoletta con Apollo e Dafne), le testimonianze sontuose dell'arte carolingia di Carlo Magno, le creazioni originali e fiorite del gotico francese. La collezione delle icone, formata da oltre duecento dipinti su tavola, documenta largamente la scuola cosiddetta "cretese-veneziana" e la pittura popolare dei Madonneri, ma comprende anche tavolette di arte italiana del Trecento. La raccolta di ceramiche esemplifica varie tipologie di produzione, quali la maiolica istoriata, di provenienza classense, la ceramica da farmacia, il graffito, la maiolica settecentesca. Negli ultimi decenni si è cercato di valorizzare anche le collezioni un tempo meno note, come la raccolta rinascimentale dei bronzetti e delle placchette, fra i quali troviamo ben rappresentata l'attività dell'operosa bottega di Severo da Ravenna e un'opera attribuita al Riccio, il più famoso scultore in bronzo dell'Italia settentrionale. Non è stato possibile offrire al pubblico continuativamente, per ragioni di conservazione, i preziosi e fragili reperti della collezione tessile, relativamente ai quali però è stata organizzata recentemente una mostra dedicata alla sezione copta. Alla raccolta di armi e armature, con pezzi di eccellente qualità tra i quali una rara brigantina della fine del Quattrocento e un elmetto da incastro di scuola tedesca, attribuito a Desiderius Helschmid, è stata data invece un'esposizione definitiva al pubblico in una mostra permanente. Il Museo raccoglie anche alcuni dipinti e affreschi staccati, pervenuti al Museo per via di recuperi da lavori effettuati sui monumenti cittadini nei primi decenni del secolo. Ad essi si è recentemente aggiunta una delle più importanti testimonianze artistiche della scuola riminese del Trecento, il ciclo di affreschi staccati provenienti dalla chiesa di Santa Chiara a Ravenna, opera di Pietro da Rimini. L'identità del Museo quale luogo di raccolta di opere d'arte di notevole valore artistico, e nello stesso tempo di grande e piacevole varietà di tipologie, è stata proprio recentemente focalizzata da una pubblicazione riccamente illustrata: Cinquanta capolavori dal Museo Nazionale di Ravenna, edita a Ravenna nel 1998.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 4 [1999 - N.5]

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