Un laboratorio per "Giocare con l'Arte"

L'esperienza di Bruno Munari alla base delle attività del laboratorio di didattica del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza

Gian Carlo Bojani - Direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza

Occorre trasformare in qualche modo il Museo dal luogo che è - una raccolta di oggetti sia pure ordinata scientificamente - in un luogo di scoperta, di fantasia, in qualcosa che faccia parte di un gioco. Il laboratorio "Giocare con l'Arte" prepara i bambini al Museo: non tanto con discorsi, ma facendo vedere, toccare, provare e fare in uno spazio appositamente ideato per loro, dove possano recepire e sperimentare alcune fondamentali regole del gioco, come da una piattaforma sulla quale sprigionare la loro personalità creativa. Le regole del gioco sono l'apprendimento di alcune tecniche ceramiche semplici e via via più complesse, anche per la loro combinabilità, e l'uso dei più diversi strumenti e utensili d'intervento sulla e con l'argilla. Fondamentale non è l'opera conclusa, ma i procedimenti attraverso i quali si può raggiungere l'opera: per questo non sono i manufatti esposti al Museo ad ispirare il processo, ma è questo stesso processo che permette di scoprire i "segreti" di quei manufatti in tanti modi codificati dal tempo. Così i bambini scoprono il Museo non per visite guidate, ma individuando in esso quelle opere con caratteristiche simili a quelle da loro stessi sperimentate. Chi li conduce a tali scoperte, o in qualche modo li sollecita, potrà dare anche quelle informazioni storiche, tecniche, estetiche che i bambini a seconda della loro età saranno in grado di recepire o che essi stessi richiedono. Per esperienza, si può dire che le brevi visite al Museo successive ai giochi in Laboratorio, sono avvenute e richieste dai bambini stessi con vero interesse e con la consapevolezza del luogo diverso ma in qualche modo interagente con la loro libertà esplicata nell'ora di laboratorio: nel Museo la loro libertà è soprattutto visiva, orale, ma anche gestuale. Ma il Museo va anch'esso in laboratorio, talora con alcune opere che vengono in qualche modo "smontate" per far scoprire le regole che sono alla base della loro struttura, al loro volume, alla loro pelle, ai loro colori: mai come modelli da imitare. E così avviene per gli artisti che vengono a giocare coi bambini: essi rappresentano il Museo come materia vivente, poiché non sono tanto le loro opere concluse che essi mostrano e illustrano, e che sono già in tanti casi museificate: è il loro approccio diverso coi materiali e con gli strumenti, con le diverse loro intenzioni e sensibilità, con la loro disponibilità al gioco nell'applicazione dei vari linguaggi alla ceramica. Non a caso alcuni di questi artisti hanno esperimentato il materiale ceramico per la prima volta in laboratorio, in tutto e per tutto come gioco: mentre altri, con esperimentata conoscenza, sono stati condotti a confrontarsi nel gioco con la propria arte. L'aura dell'arte si rischiara, si dispiega così negli infiniti rivoli e combinazioni di una operatività i cui risultati possono avere importanza soltanto, e innanzitutto, se è possibile seguirne le regole. Il valore estetico dell'opera fa parte di una propedeutica assai più complessa di quanto si possa esercitare in questo rapporto Museo-Laboratorio: ma in esso sono insite alcune fondamentali coordinate di base che possono condurre, tramite quella "memoria" a cui fa riferimento Bruno Munari, a sedimentarlo e recepirlo col tempo. Dal 1978 il Laboratorio di Faenza costituisce il primo esempio di laboratorio munariano permanente in una sede museale. Vi accedono bambini in età prescolare e scolare di ogni ordine e grado; dal 1998 sono avviate esperienze con studenti di nazionalità diversa, ospiti di alcune scuole medie superiori di Faenza, ed esperienze didattiche con portatori di handicap. Nei prossimi mesi uscirà un quaderno, per i tipi del Centro Di (Firenze), sul Convegno di Studi tenutosi al Museo il 17 aprile 1999 dedicato a Munari: arte come didattica. In esso si potranno verificare le indicazioni che ho dato.

Esperienze di didattica museale - pag. 15 [2000 - N.7]

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