SUCCESS

Un progetto ERC per comprendere i processi bio-culturali che hanno favorito il successo della nostra specie

Stefano Benazzi - Docente di Antropologia

L'uomo anatomicamente moderno, comunemente conosciuto come H. sapiens, compare in Africa in un periodo compreso tra 200.000 e 100.000 anni fa. Testimonianze della sua presenza fuori dall'Africa sono documentate nel Vicino Oriente (Israele) e nel Sud/Est della Cina tra 120.000-80.000 anni fa, ma le attestazioni sono così sporadiche da rendere conto, probabilmente, di spostamenti di piccoli gruppi umani andati incontro ad estinzione. Tra 60.000-50.000 anni fa, per cause ancora ignote, ondate più consistenti di uomini moderni si spingono fuori dall'Africa in Eurasia, in territori occupati da altre specie umane come il Neandertal e il Denisova. Come sia avvenuta la colonizzazione dell'Eurasia e quali rapporti siano intercorsi fra l'uomo moderno e le specie umane autoctone (sono confermati casi di ibridazione) è tutt'ora argomento di acceso dibattito in paleoantropologia. Non c'è dubbio infatti che il periodo cronologico compreso tra 50.000-40.000 anni fa sia cruciale per comprendere le cause che hanno favorito la diffusione dell'uomo moderno e il popolamento dei vari continenti, oltre all'estinzione di tutte le specie umane arcaiche, dato che nella maggior parte dei contesti archeologici successivi a 40.000 anni fa (ad eccezione dell'isola di Flores, dove forse sopravvive fino a periodi più recenti una specie umana di piccole dimensioni, l'Homo floresiensis) le uniche testimonianze antropiche sono riconducibili ad H. sapiens.
Recenti studi suggeriscono che l'uomo moderno abbia raggiunto l'Europa circa 45.000 anni fa, mentre le ultime attestazioni di presenza del Neandertal si datano circa tra 40.000 e 39.000 anni fa. Durante questo periodo di potenziale convivenza fra i due gruppi umani, si registrano importanti cambiamenti culturali che non hanno precedenti nel panorama culturale europeo. Oltre a modificazioni dello strumentario litico, compaiono artefatti, come per esempio strumenti in osso, oggetti ornamentali (conchiglie e denti forati utilizzati come pendenti) e l'utilizzo di coloranti, che rendono conto di un comportamento e di capacità cognitive tipicamente "moderne", tanto da essere definite culture di "transizione" o del Paleolitico Superiore Iniziale. Da più di cento anni la comunità scientifica è divisa sul significato di questi cambiamenti e soprattutto su chi ne sia stato l'artefice. Alcuni suggeriscono che il Neandertal, indipendentemente dall'arrivo dell'uomo moderno o influenzato da quest'ultimo, abbia sviluppato queste culture tipicamente "moderne", attribuendo quindi al Neandertal elevate capacità cognitive e simboliche. Altri invece ritengono che la comparsa di culture più evolute sia da attribuire all'uomo moderno e che questa unicità di espressione culturale/simbolica (che si riflette anche, per esempio, nella diversa organizzazione degli spazi e nelle strategie di sussistenza) identifichi la nostra specie e sia alla base del nostro successo evolutivo e della scomparsa di tutte le specie umane arcaiche.
Una delle culture di transizione più importanti, chiamata Uluzziano, è stata identificata in Italia e nel sud della Grecia. Alcuni studi recenti su due denti decidui rinvenuti presso Grotta del Cavallo (Nardò, Puglia), in un deposito Uluzziano datato circa 45.000 anni fa, suggeriscono che l'artefice di questa cultura paleolitica non fosse il Neandertal, al quale era stata inizialmente attribuita, bensì l'uomo moderno. A seguito di questa scoperta il dibattito scientifico si è ulteriormente infuocato, stimolando vari gruppi di ricerca e lo stanziamento di ingenti fondi per dirimere la questione.
All'interno di questo scenario si inserisce il progetto europeo ERC Consolidator Grant - 724046 - SUCCESS, vinto recentemente dal prof. Stefano Benazzi del Dipartimento di Beni Culturali, Università di Bologna. Il progetto quinquennale ERC, dal titolo The earliest migration of Homo sapiens in Southern Europe: understanding the biocultural processes that define our uniqueness, finanziato con Euro 1.993.811, prevede l'assunzione di 2 ricercatori junior, 5 post-dottorandi e 1 dottorando di ricerca. Il team studierà i cambiamenti bio-culturali avvenuti in Italia durante la fase di transizione, con lo scopo di capire quando l'uomo moderno sia arrivato nell'Europa meridionale, i processi bio-culturali che hanno favorito il suo successo adattativo e le cause che hanno portato all'estinzione del Neandertal. Solo rispondendo a queste domande sarà possibile comprendere quali siano le caratteristiche che hanno reso la nostra specie unica, unicità che forse ha portato alla scomparsa di tutte le specie umane arcaiche e all'origine dell'umanità attuale.

La pagina del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 5 [2017 - N.58]

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