La Romagna dei Musei: i numeri del sistema territoriale

Pubblicato dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna un volume che censisce i musei della regione e da cui risulta che i musei romagnoli sono il 34,2% del totale

Orlando Piraccini - Soprintendenza Beni librari e documentari dell'IBC

E chiamiamola Romagna dei Musei. I numeri, in effetti, parlano da soli. Dei 363 istituti museali censiti e pubblicati dall'Istituto per i Beni Culturali nel suo più recente repertorio (cfr. Musei in Emilia-Romagna, Compositori, Bologna 2000), ben 97 hanno sede nei territori provinciali di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Con Imola ed il suo territorio si giunge a quota 106. Sul totale regionale la Romagna è dunque accreditata di una percentuale nell'ordine del 34,2 per cento. Ma vediamole nel dettaglio queste quote. Cominciando dalla distribuzione: dove sono, per cominciare, i Musei di Romagna? Ebbene, nella mappa museale sono indicati 46 Comuni. Qui, per i beni culturali, vi sono una o più case. In testa a tutti Ravenna e territorio (9), seguono Forlì (8), quindi Cesena, Faenza, Imola, Rimini (6), la piccola Longiano (4). Cesenatico, Riccione, Santarcangelo di Romagna, Verucchio, Brisighella e Russi contano tre punti musei; 2 per Borghi, Modigliana, Sarsina, Cattolica, Montefiore Conca, Alfonsine, Bagnacavallo, Cervia, Lugo, Massa Lombarda, Dozza Imolese. Ma nel sistema territoriale entrano anche Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro, Forlimpopoli, Galeata, Premilcuore, San Mauro Pascoli, Santa Sofia, Savignano sul Rubicone, Bellaria, Gemmano, Mondaino, Montescudo, San Giovanni in Marignano, Poggio Berni, Bagnara, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Cotignola e, per l'imolese, Castel del Rio. Sono dunque 45 i territori comunali della rete museale romagnola. Una rete a maglie fitte, ma anche a trama variegata se si guarda ai campi tipologici. Più numerosi di tutti, naturalmente, sono i musei d'arte: ben 32. Seguono quelli di antichità (18), quelli d'interesse demo-antropologico (17), quelli storici (15) con una preminenza di raccolte risorgimentali e belliche; seguono i musei naturalistici (11), quelli della tecnica e della scienza (8) e, infine, le cosiddette case-musei (5). Ancora numeri, per dire delle pertinenze, ovvero dei gestori degli istituti museali di Romagna. Numeri che parlano a favore degli Enti locali, titolari di 73 tra pinacoteche, gallerie e musei; 15 i privati e le associazioni a vocazione pubblica, 2 le fondazioni, 12, infine, i nuclei - tutti d'arte sacra - in giurisdizione ecclesiastica. Ma passiamo ora a quella che potrebbe essere chiamata la "carta dei servizi". Proviamo a vedere come vengono fruiti dal pubblico i musei romagnoli del duemila. Cominciamo (salvo un caso per il quale non si hanno dati di riferimento) dalle modalità d'apertura: 64 sono i musei ad orario fisso (anche se in molti casi le visite sono limitate ai soli giorni festivi o a ristrette fasce giornaliere), 32 quelli agibili su richiesta o mediante prenotazione; 10 sedi museali sono attualmente chiuse per ristrutturazioni, riordini delle raccolte, nuovi assetti espositivi. In 38 musei si entra a pagamento (previste in molti casi le riduzioni di rito), in altri 58 l'ingresso è libero; 55 istituti garantiscono (non sempre, però, con regolarità) servizi di visite guidate; 35 offrono book e/o gift shop (più o meno forniti). In 27 musei il visitatore ha a disposizione spazi attrezzati per lo studio e la consultazione di apparati librari e documentari, ma solo in uno si può anche bere (se si vuole) un caffè. Numeri bassi anche per gli accessi facilitati, realizzati a rigore di legge in solo 7 casi. Una risposta si dovrebbe ora al lettore che certo si aspetta una qualche segnaletica che lo indirizzi verso quelli che possono essere ritenuti - quantomeno per le ricchezze patrimoniali, più ampiezze adeguate di spazi espositivi, più qualità degli ordinamenti e più dotazione di servizi - i maggiori tra i musei indicati nella mappa romagnola. Ma per questo, si sa che mancano appositi standard di valutazione. E allora? Può dire qualcosa una "top ten" stilata da chi di recente è stato utente museale in funzione del "Repertorio IBC"? Comunque sia, ma con beneficio di inventario, ecco l'indice dei graditi (all'estate 2000): primo, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza; secondo, Museo della Città di Rimini; terzo, Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna di Santarcangelo di R.; quarto, Museo Civico Archeologico di Verucchio; quinta, Fondazione Tito Balestra di Longiano; sesto, Museo Naturalistico della Riserva Naturale di Inferno; settima, Pinacoteca della Cassa di Risparmio di Cesena; ottava, Pinacoteca Comunale di Imola; nono, Museo Nazionale di Ravenna; infine pari merito per due case museo: Il Cardello di Casola Valsenio e Casa Moretti di Cesenatico. Ma onore ad alcuni piccoli musei che hanno saputo rinnovarsi in quest'ultimo periodo; onore, per esempio, a Modigliana, con la Pinacoteca Comunale "Silvestro Lega", onore a Brisighella che ha dedicato al suo talentuoso disegnatore Giuseppe Ugonia il suo Museo Civico, onore a Castel Bolognese che, tra archeologia e buona pittura di secondo Ottocento (quella, per intenderci del "locale" Giovanni Piancastelli) ha fatto nascere un nuovo Museo Civico, onore a Cattolica con il Museo della Regina che comprende archeologia e marineria, onore a Forlimpopoli che nella rocca comunale ha rigenerato il proprio Museo Archeologico, onore a Imola ed al lavoro svolto in Palazzo Tozzoni, onore alla premiata Ditta Neri che a Longiano ha costituito il Museo della Ghisa. E le 'maglie nere'? Una (Pinacoteca Comunale di Faenza) per tutti quei casi di 'temporaneamente chiuso al pubblico'. Per i progetti, lode (se i tempi di realizzazione saranno rispettati) alla Pinacoteca Comunale di Ravenna in espansione, al Museo della Marineria di Cesenatico che avrà una 'sezione a terra', al Museo delle Miniere di Zolfo di Formignano, con suggestione, ma per ora sulla fiducia, alla quasi nata Galleria Comunale d'Arte Moderna nella 'liberty house' di villa Franceschi a Riccione, a Lugo che vedrà prossimamente costituita (nell'antica rocca) la Pinacoteca Comunale. Alcune tra le urgenze più appariscenti? Sono quelle di Forlì con i Civici Musei che aspettano il San Domenico risanato; sono quelle di Cesena, con una Pinacoteca Comunale miracolosamente risorta vent'anni fa, ma già diventata troppo stretta per una città che si considera medio-grande; sono quelle di Sarsina con il suo Museo Archeologico Nazionale, un museo d'eccezione, ma che per difetto di promozione troppo pochi (a cominciare dai Sarsinati) ancora oggi conoscono. La Romagna dei Musei è grande. Ma la Romagna, per essere sana e bella, di terapie adeguate e di plastiche facciali ha ancora bisogno.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2000 - N.9]

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