La gestione della sicurezza

L'ampio spettro di interventi svolti dal Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale

Comando Caribinieri Tutela Patrimonio Culturale

L'Arma dei Carabinieri, cogliendo per prima i gravi rischi legati al depauperamento di un settore cardine del nostro Paese, ha scelto di costituire il 3 maggio 1969 un reparto specializzato nella tutela del patrimonio artistico e culturale della Nazione. La lungimirante destinazione delle prime risorse («un ufficiale, otto sottoufficiali, sette militari di truppa, un'autovettura ed un'autogiardinetta 850...») individuò un percorso, rivelatosi poi vincente, che vide l'Italia dotarsi - primo Stato al mondo - di un'unità di polizia espressamente deputata al contrasto del crescente interesse della criminalità nei confronti dei beni culturali. Il progressivo rafforzamento del Reparto speciale ha portato alla costituzione nel 1992 del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimono Culturale, inserito tra gli Uffici di diretta collaborazione del Ministro.
Il livello di sicurezza dei beni conservati in un museo è fortemente condizionato non solo dalle caratteristiche della struttura che lo ospita e dal suo "intorno", ma anche dal contesto geografico, ambientale, sociale, politico in cui opera. Se la natura geologica e ambientale dei luoghi è particolarmente rilevante in relazione di rischi di calamità naturale, ai fini della sicurezza anticrimine un ulteriore fattore da considerare è la coesione sociale e il livello di civiltà di un territorio.
Mentre in positivo, la conoscenza e la consapevolezza dell'importanza del patrimonio culturale nella collettività può rafforzare l'attenzione e quindi una vigilanza diffusa sull'istituzione, l'esistenza di nuclei di criminalità può favorire la pianificazione di sottrazioni, anche su commissione, e può rendere più facile il traffico delle opere rubate, così come il disagio e i conflitti sociali possono causare disordini e danneggiamenti direttamente o indirettamente rivolti ai beni culturali.
Di fronte a questi pericoli è necessario che il museo rafforzi la vigilanza e collabori attivamente con le Forze dell'ordine per prevenire e contrastare eventuali atti criminali. In una visione lungimirante e complessiva della salvaguardia dei beni culturali, è importante che l'istituto culturale svolga un ruolo attivo nella diffusione della conoscenza promuovendo una valorizzazione sempre più partecipata. Solo la consapevolezza diffusa del valore "identitario" - oltre che estetico e scientifico - del patrimonio culturale, il riconoscimento da parte delle comunità nazionali e locali dell'importanza che riveste, come strumento di arricchimento individuale e collettivo e come risorsa per lo sviluppo culturale ed economico del territorio, possono portare ad una condivisione delle responsabilità di tutela.
L'esperienza degli ultimi anni  ci ha posto dinanzi ad un'ampia gamma di aggressioni al patrimonio culturale in Paesi più o meno vicini a noi, teatri di guerre e di rivolte: saccheggi, distruzioni e furti favoriti dall'instabilità politica e da un'escalation di fanatismo e di violenza, cui fa riscontro la debolezza, I'incapacità operativa o addirittura l'assenza di istituzioni preposte alla tutela.
In particolare lasciano sgomenti le azioni di deliberata cancellazione di testimonianze culturali e religiose di antiche civiltà: dall'abbattimento dei Budda in pietra in Afganistan alle recenti distruzioni di beni culturali in Iraq, Siria, Yemen, Mali e Libia.
I Paesi esterni all'area di crisi sembravano finora al riparo da deliberate distruzioni per mano umana del patrimonio culturale, ma la possibilità di attentati, come ha rilevato drammaticamente l'azione al Museo ebraico di Bruxelles o al Museo del Bardo di Tunisi, può riguardare ormai qualsiasi luogo e può avere come bersaglio anche un museo, in quanto custode di una memoria storica che si vuole negare.
Per questo il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo italiano di recente ha invitato gli istituti periferici a rafforzare le misure preventive, organizzative e procedurali già previste (intensificare il controllo dell'accesso dei visitatori e del personale autorizzato, il controllo e la gestione delle chiavi; osservare le procedure di apertura e chiusura delle sale espositive, di consultazione e di studio e delle sale di controllo; verificare l'efficacia delle misure di sicurezza passiva presenti e provvedere all'addestramento  del personale).
Nelle situazioni di crisi, un ruolo importante viene svolto anche dalle istituzioni internazionali, in particolare dall'UNESCO e dall'lCOM, che si attivano per combattere il traffico di beni trafugati e favorirne il ritorno nel paese d'origine.
La situazione irachena del secondo post-conflict, vista attraverso l'esperienza del Comando CC TPC, è ancor oggi di grande utilità per comprendere ciò che è avvenuto o sta avvenendo in Libia, Egitto, Mali e Siria, nell'auspicio che, con riferimento a quanto previsto dalla Convenzione de L'Aia del '54 e dei protocolli aggiuntivi, ogni Paese senta la necessità di porre preventivamente in essere le misure necessarie per proteggere il patrimonio culturale di cui è custode per l'intera umanità, contro gli effetti prevedibili di un conflitto armato. L'esperienza anche recente ha dimostrato che, oltre alla guerra, anche l'instabilità istituzionale, la violenza dilagante, le agitazioni e i continui disordini dell'ordine pubblico possono avere come conseguenza saccheggi e furti indiscriminati anche di beni culturali. in tutte queste condizioni, i musei - più e prima di ogni altro istituto culturale - rappresentano un obiettivo per la criminalità (preesistente o nuova) interessata all'arte e ai profitti che il traffico illecito può produrre.
Con un controllo del territorio critico o assente e con una convivenza sociale compromessa per il museo è più difficile attivare misure di sicurezza che possano sostenere l'assalto al 'tesoro' custodito.
In ogni modo in tempo di pace la struttura deve organizzarsi autonomamente per far fronte a questi rischi, tutelare il patrimonio culturale che custodisce, quando necessario, attivare prontamente le Forze dell'ordine consentendo loro di intervenire in modo tempestivo ed efficace. In tempo di guerra, invece, e di forte crisi interna, la sicurezza non può essere affrontata che con soluzioni militari o di polizia.

Speciale Patrimonio culturale ed emergenze - pag. 14 [2016 - N.57]

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