La villa romana di Russi

Una notevole testimonianza dell'edilizia privata di età romana nell'Italia settentrionale da tutelare e valorizzare

Federica Cavani, Emanuela Grimaldi - SABAP Ravenna

A seguito della nuova riorganizzazione del MiBACT prevista dal DM 44 del 23/01/2016 la Soprintendenza di Ravenna, a partire dall'11 luglio 2016, ha acquisito competenze anche in materia archeologica, mutando la sua denominazione in Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. A fronte di tale cambiamento anche la villa romana di Russi è passata sotto la tutela e gestione della Soprintendenza ravennate. Si tratta di un'area archeologica che, grazie al suo buon livello di conservazione e alle numerose attività di ricerca e studio, conservazione e manutenzione programmate dall'ex Soprintendenza per l'Archeologia dell'Emilia Romagna, spesso in sinergia con l'Università di Bologna e gli Enti locali, rappresenta un importante esempio di villa urbano-rustica di età romana. Attestata a partire dalla tarda età repubblicana rimase in uso fino alla fine del III o del IV secolo d.C., quando venne distrutta da un incendio. Dopo un periodo di abbandono, intorno al V secolo alcuni settori furono interessati da limitate attività costruttive che si protrassero fino al suo utilizzo come cava di materiali edilizi e luogo di sepoltura. Tra il IX e il XVI secolo il vicino fiume Lamone la ricoprì progressivamente di una spessa coltre di argilla, garantendone nei secoli successivi "un'efficace protezione". A partire dal 1938, anno della sua fortuita e casuale scoperta, nella villa di Russi si sono riportati in luce vari ambienti, da quelli termali a quelli propriamente residenziali (1951-1954), da quelli produttivi (1956) a quelli esterni dell'orto e del frutteto, fino al 1996 quando si sono indagati i tre pozzi individuati all'interno della struttura. A questa intensa attività di scavo si è così affiancata un'attenta attività di restauro e consolidamento che ha determinato il riposizionamento dei mosaici in situ e il rifacimento di parte degli alzati. La villa romana di Russi, nata essenzialmente con fini agricoli, nel corso del I secolo a.C. e della prima età imperiale, in concomitanza con lo stanziamento della classis praetoria a Ravenna, divenne anche una delle residenze di quella nobilitas costituita da senatori e patrizi che vedeva nella regione il serbatoio economico e, in parte, politico dello stato romano. L'impianto della villa, nella sua fase di massima espansione, doveva avere un'estensione più ampia rispetto a quella attualmente visibile. La pars rustica adibita alle attività produttive e allo stoccaggio dei prodotti occupava un'area estesa posta a nord-est del peristilio centrale in continuità con la parte residenziale. Quest'ultima si doveva presentare, soprattutto nelle sue fasi più importanti, in parte decorata con mosaici pavimentali, ripetitivi e omogenei, a motivi geometrici prevalentemente in bianco e nero. Alle pareti affreschi a imitazione di lastre marmoree si alternavano a decorazioni più complesse con tralci vegetali, fiori e volatili. Un muro di recinzione, ornato di lesene e realizzato nel corso della prima metà del II secolo d.C., racchiudeva al suo interno, oltre agli impianti residenziale e rustico, un'ampia area adibita a frutteto, scenario per quanti passeggiando nell'ambulacro si dirigevano verso le terme, luogo di igiene e al contempo ambiente dedicato allo svago e al divertimento, che ci attesta ancora una volta la presenza in Cisalpina della classe agiata e dirigente dell'epoca.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 10 [2016 - N.57]

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