People make museums

Intervista a Mar Dixon, audience developer, social medial specialist e coordinatrice di Museomix UK

Romina Pirraglia - Sistema Muaseale della Provincia di Ravenna

Innanzitutto, ci racconti qual è il rapporto dei vostri musei con la museologia digitale?
Il Regno Unito sembra essere un paese leader in questo settore: i musei britannici sono dinamici, ovvero non vedono l'ora di provare sempre cose nuove e lavorare con il pubblico. Inoltre, la maggior parte dei musei ha capito che da soli non si può fare/sapere tutto, così si sta molto sviluppando l'apprendimento intersettoriale. Nel Regno Unito siamo fortunati a poter contare su finanziamenti che aiutano questo settore ad essere più creativo, implementando le tecnologie digitali nei musei. Certo, a volte questi finanziamenti sono destinati ai musei nazionali e di grandi dimensioni e conseguentemente la sperimentazione avviene lì ma, fortunatamente per noi, questi musei condividono - di solito tramite blog - il loro percorso affinchè anche altri musei ne possano giovare. Prendiamo ad esempio il Victoria and Albert Museum: hanno un blog multimediale digitale in cui mettono in condivisione sia ciò su cui stanno lavorando sia le nuove tendenze da adottare.
L'elemento chiave sta nel fatto che nel nostro settore c'è bisogno di vedere come il pubblico usa la tecnologia digitale e capire come renderla complementare con ciò che facciamo noi. A volte invece si corre il rischio di investire inutililmente i propri sforzi verso una nuova tecnologia che invece è incompatibile con le esigenze del pubblico.

Cosa caratterizza in particolare Museomix UK e la sua comunità?
L'esperienza è stata avviata tre anni fa e finora abbiamo organizzato due eventi: nel 2013, all'Ironbridge Gorge Museum Trust coinvolgendo tre musei, e nel 2014 al Derby Museum and Art Gallery con due musei. Il nostro team si è ribattezzato come "Open Community Lab", in quanto ha voluto lavorare maggiormente con l'NHS (National Health Service, il Servizio Sanitario Nazionale britannico, ndr) e con altri settori. Adesso stiamo lavorando per realizzare un nuovo evento nel 2016.
La forza di Museomix UK è il diverso apporto di personalità e creatività che si incontrano durante la maratona di tre giorni. Il nostro invito a partecipare è aperto a 360°: cerchiamo soprattutto maker, creatori, designer, qualsiasi persona 'sappia fare' e sognatori. Circa il personale dei musei, questo è coinvolto 'a distanza', per osservare e capire ciò che fanno i partecipanti che, magari, a dirla tutta, non hanno mai messo piede in quel museo!
Il nostro iter per le candidature consiste nel formulare una serie di domande, facendo poi attenzione a come ripondono le persone (cerchiamo più 'noi' e meno 'io'...). Basandoci solo su candidature online, non sappiamo che "chimica" scatterà nei team fino al giorno in cui i partecipanti arrivano al museo, il che lascia anche spazio al divertimento e alle sfide. L'idea di Museomix è "semplice": tre giorni a disposizione delle diverse comunità per riunirsi e creare insieme un museo che sia: a cielo aperto con un posto per ciascuno; laboratorio vivente che si evolve con i propri utenti; in rete in contatto con le sue comunità.
In sostanza, il museo si usa come sabbia da modellare (lett. sandbox = parco giochi per bambini, consistente in un recinto di sabbia, ndr) ad uso delle persone, per creare/remixare un museo nel modo in cui loro stessi vogliono farlo. L'elemento fondamentale è costruire una "bingo card", con ognuna delle seguenti competenze: programmazione, comunicazione, fabbricazione, contenuti, mediazione, grafica. Ogni partecipante può lanciare un'idea di progetto, ma fino a quando non trova tutte le persone che coprano le diverse competenze previste dalla bingo card, non potrà formare una squadra. Il tutto può rivelarsi un processo facile oppure davvero spinoso, come succede ad esempio quando uno desidera lavorare su un determinato progetto ma nella squadra correlata la sua abilità è già stata coperta da qualcun altro... Ma anche questo fa parte del processo!
Nei giorni successivi le squadre lavorano insieme sui prodotti finali e gli obiettivi da raggiungere, supportate da allenatori e consulenti/esperti che contribuiscono alla realizzazione dei loro progetti. Devo dire che, nonostante vi sia una sana competizione tra ogni squadra, alla fine nessuno vuole che gli altri falliscano. Questa è la forza della comunità! Il viaggio che si intraprende in quei tre giorni crea legami stretti, come una vera comunità. Non a caso molti partecipanti dell'edizione 2014 sono ancora in contatto tra di loro.

Tra i prototipi realizzati qualcuno è stato adottato permanentemente o sperimentato in altri musei?
Sì, in entrambe le edizioni, il museo ha trovato almeno due prototipi da trasformare in prodotto. Come comunità noi restiamo fuori da questo tipo di discussione e il museo lavora direttamente con i propri team. In ogni caso, alcuni prototipi potrebbero essere trasformati in prodotti da qualsiasi museo del mondo, dato che tutto il materiale è disponibile come open source sui nostri siti web.

Hai qualche suggerimento per la nascente comunità italiana?
Fatelo alla vostra maniera! Noi il primo anno abbiamo faticato ad adattare la filosofia francese alla cultura britannica. Ci siamo resi conto presto che non avrebbe funzionato mai e così abbiamo fatto solo le cose giuste per la nostra cultura, la nostra comunità e il nostro budget. Non concentratevi sul fatto che l'edizione italiana appaia diversa dalle altre: questo è esattamente ciò di cui c'è bisogno. Divertitevi e basta. Il divertimento genera creatività, e se i partecipanti vi vedranno sorridere, potranno rilassarsi. E soprattutto... caffè e torte a portata di mano non saranno mai abbastanza!


Speciale MuseoMix Italia - pag. 12 [2016 - N.56]

[indietro]