L'aura della fotografia

Le artiste Silvia Camporesi e Valentina D'accardi sono le protagoniste del progetto "Vie di dialogo/4"

Claudia Collina - Istituto Beni Culturali

Una collaborazione tra istituzioni pubbliche per la conoscenza, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio artistico della contemporaneità presente sul territorio regionale, al fine di sostenere sempre più l'integrazione nella società della pluralità di espressioni artistiche odierne, con un'offerta culturale scientificamente qualificata e un incremento delle collezioni d'arte contemporanea sul territorio regionale, ma soprattutto "un singolare osservatorio, che non intende sancire graduatorie di valore, semmai analizzare alcuni casi emblematici del panorama artistico, per acquisire e affinare gli strumenti della conoscenza per comprendere gli orizzonti della cultura in continua trasformazione" (A. Varni, 2014).
A cadenza biennale il progetto "Vie di dialogo" prevede il confronto espositivo, ma non solo, di due artisti che sappiano dialogare insieme attraverso il loro lavoro, parallelo e tangente, durante il processo di creazione della mostra e del catalogo, liberando nuove energie scaturite dalla reciproca collaborazione artistica; affinché "il dialogo dell'arte può così divenire anche il dialogo delle istituzioni, la 'via' di un'operosa ed intelligente collaborazione" (E. Raimondi, 2006).
La scelta degli artisti chiamati a rappresentare il panorama artistico del territorio è affidata a un comitato scientifico interistituzionale composto da Laura Carlini Fanfogna, Claudia Collina, Massimo Pulini, Davide Benati, Marco Pierini e Claudio Spadoni; la rassegna è stata inaugurata con Pinuccia Bernardoni e Antonio Violetta nel 2006 ed è stata sempre curata da chi scrive affiancata, di volta in volta, da Spadoni e Pulini, per poi proseguire con Debora Romei ed Erich Turroni, Ketty Tagliatti e Graziano Spinosi, sino ad approdare all'edizione attuale con Silvia Camporesi e Valentina D'Accardi, presso l'Ala Nuova del Museo della Città di Rimini, nell'ambito della mostra Rimini foto d'autunno e in rete con il Sì fest Savignano immagini festival 2014.
Con temi coincidenti e tecniche e poetiche differenti, entrambe le artiste lavorano su quello che Roland Barthes ha definito "spectrum", quel soggetto che la fotografia immortala e che, in questo caso, è l'enigma del tempo presente, tra passato e futuro; e, con procedimenti diversi e interventi tecnici manuali posteriori alla stampa, esse mirano alla restituzione dell'aura dell'opera, 'persa' "nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" (W. Benjamin, 1936). Camporesi realizza fotografie in bianco e nero che acquerella successivamente a matita rivitalizzando la rovina fotografata attraverso effetti surreali e sospesi; anche D'Accardi lavora in bianco e nero, intervenendo sul procedimento di stampa con risultati pittorialisti che ricordano i lavori di Julia Margaret Cameron.
Silvia Camporesi mette in scena la natura, i luoghi e gli oggetti che la abitano in paesaggi fotografici in cui la tonalità spirituale, lo simmeliano Stimmung, riflette la drammatica malinconia di abbandono, rovine, fatiscenza e solitudine, contenuta nelle sue visioni, chiare registrazioni analitiche e archivistiche dei soggetti, che vanno a comporre la narrazione del volume compendiario (tuttora in fieri) dei luoghi abbandonati del Belpaese Atlas Italiae, di cui i lavori in mostra, raccolti nella Suite Emilia-Romagna, sono solo una parte; e in cui convivono, in straordinario e armonico equilibrio, gli aspetti estremi preromantici e concettuali-oggettuali dell'età contemporanea.
Valentina D'Accardi, presentata da Massimo Pulini, racconta con l'obiettivo "favole crepuscolari", in una narrazione ove "senso e sentimento sono presi di petto, quasi con uno spirito di immolazione, in questo lavoro che riesce a scandagliare non solo una memoria individuale e ancestrale, ma anche le origini della stessa lingua fotografica [...] Valentina intende costruire i propri ricordi nei luoghi e nell'attitudine ancor prima che nella macchina, scegliendo i più adatti teatri dell'anima e preparandosi ad entrarvi come ad un appuntamento amoroso, se non col destino", incuneando la sua storia quotidiana in quell'attimo di tempo presente, sospeso tra passato e futuro, che trova le sue radici nella poetica modernista ed esistenzialista eliotiana.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2014 - N.51]

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