Ricomincio da 50

Claudio Leombroni

Questo numero estivo è il cinquantesimo di Museo in•forma: un compleanno importante, che segna la maturità di una rivista e la solidità di una esperienza avviata col n. 0 del 1997. Cinquanta numeri vogliono dire anche diciassette anni: tanti, sicuramente intensi, come intense sono state le stagioni della vita culturale e istituzionale del nostro Paese, anche osservate e vissute dal nostro territorio.
Nell'editoriale del n. 0 Gianfranco Casadio osservava che un nuovo periodico induce sempre a chiedersi a che cosa serve e che nel caso di Museo in•forma la risposta era che "mancava un foglio di informazioni specifico in ambito museale rivolto non solo agli operatori del settore, ma anche alle scuole e, si spera, ad un più vasto pubblico". Possiamo dire che l'auspicio di Casadio si è realizzato perché la nostra rivista rappresenta oggi una voce affermata e autorevole nel settore. Al tempo stesso possiamo dire che la promessa del massimo impegno possibile per raggiungere l'obiettivo contenuta nel primo editoriale è stata mantenuta. Posso aggiungere, a distanza di diciassette anni, che faremo il possibile per proseguire la vita della rivista, per arricchirne la traiettoria intellettuale trasformandola anche in uno strumento di confronto e contaminazione di culture e saperi professionali museali, archivistici e bibliotecari. Confido che il lettore saprà interpretare la direzione di quella traiettoria e che possa riconoscersi in essa o che possa collaborare con noi a definirne l'orientamento. Ai non pochi lettori della rivista oggi posso dire, parafrasando Montale, ciò che non siamo e ciò che non vogliamo essere: una rivista espressione di apparati burocratici, una rivista subalterna a questo o quel pensiero (o potere) forte, debole o breve che sia.
Volgendo l'attenzione ai contenuti di questo numero segnalo lo speciale dedicato ai progetti europei, quanto mai opportuno considerando i nuovi programmi dell'Unione. La scarsità di risorse nostrane impone al Sistema Museale, così come alla Rete Bibliotecaria, di dedicarsi con impegno e serietà alla progettazione europea. Tuttavia tale necessità non deriva tanto o soltanto da una questione di risorse finanziarie; è anche una questione di prospettive, di scelte e, da un certo punto di vista, di costruzione della nostra identità. Mi pare che questa idea si ricavi con nettezza dalla panoramica sui nuovi programmi europei e dalla riflessione sulle opportunità di cambiamento che essi offrono contenute nella bella intervista di Romina Pirraglia al prof. Fabio Donato, recentemente nominato dal ministro Franceschini nel Comitato tecnico-scientifico per l'economia della cultura. Come afferma Donato "noi continuiamo a pensare al museo come a un luogo di mera esposizione e di mera conservazione, mentre i musei dovrebbero essere innanzitutto luoghi di produzione di conoscenza e di produzione culturale". I nuovi programmi europei costituiscono quindi una sfida che travalica la pur importante dimensione economica.
Buona lettura e buona estate a tutti.

Editoriale - pag. 3 [2014 - N.50]

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