Il Museo San Francesco

La preziosa collezione di arredi sacri della chiesa conventuale faentina

Pietro Lenzini - Direttore artistico Museo S. Francesco di Faenza

La settecentesca chiesa di S. Francesco di Faenza costituisce, nell'ampio programma di rinnovamento edilizio della città, una significativa testimonianza del tardo barocco a opera di costruttori locali, attivissimi per tutto il XVIII secolo, sia nell'architettura religiosa che civile. La Chiesa francescana fu rifatta sulla preesistente tardo duecentesca tra il 1740 e il 1757 su disegno di Raffaele Campidori e Giambattista Boschi con la supervisione dell'architetto imolese Cosimo Mattoni. Presenta una elaborata facciata dalla profilatura mistilinea che rimanda a tipologie borrominiane e un elegante interno di forme composite alla cui aula si affaccia la sontuosa cappella della Concezione a pianta centrale del 1714-16, ricca di stucchi e dorature e con uno splendido altare marmoreo di Alfonso Torreggiani.
Il consistente patrimonio, formato da arredi sacri e suppellettili liturgiche che si è costituito nella chiesa conventuale, soprattutto nel XVIII secolo, ha determinato le ragioni per costituire un museo negli stessi spazi del convento. La raccolta è omogenea, pur nella varietà degli oggetti: arredi lignei, paramenti e tessuti sacri, dipinti, suppellettili liturgiche compresi fra il XVII e XIX secolo. Tra i dipinti vi è anche un frammento di affresco che è importante testimonianza dell'antica chiesa, raffigurante l'Incoronazione della Vergine e due Santi del XIV secolo; si sa, infatti, che le pareti interne erano ricoperte di pitture ad opera dei principali artisti faentini del XIV secolo, come già ricorda il Vasari.
Per l'aspetto riguardante la devozione popolare è visibile una serie di tavolette votive dipinte che si riferiscono alle devozioni specifiche presenti in S. Francesco, cioè il culto di S. Antonio di Padova, dell'Immacolata e dell'Addolorata, risalenti al XVIII-XIX secolo, alcune di queste ambientate, con vivacità espressiva, nella realtà dello spazio urbano.
Altro aspetto che si è voluto documentare è il ricco apparato riferito al plurisecolare culto dell'Immacolata Concezione documentato fin dal 1523 n questa chiesa. In una apposita sala sono esposti il baldacchino processionale a struttura rigida, con supporto il legno intagliato e dorato di pregevole fattura bolognese del Settecento e parti in seta ricamata con motivi floreali in filo multicolore e lamiglia di oro e argento, che veniva usato per le processioni con l'immagine della Concezione, un paliotto di tela entro cornice lignea per l'altare maggiore con racemi ricamati di gusto rococò che, al centro, presenta la figura della Immacolata ed in basso lo stemma della nobile famiglia Ferniani committente dell'opera che faceva parte della ricca Confraternita della Concezione insieme ad altri membri della aristocrazia faentina che ha contribuito al decoro e allo splendore della cappella omonina.
Ancora, di rilievo la residenza in argento sbalzato con parti dorate per la icone mariana, pregevolissima opera di oreficeria neoclassica del 1840 il cui disegno si deve al pittore faentino Tommaso Minardi. I motivi di spighe all'intorno e la cornucopie si riferiscono alla particolare protezione sui prodotti della terra e della campagna per i quali la Vergine era tradizionalmente invocata. Da notare un grandioso trono eucaristico del 1787 in legno intagliato e dorato di elaborate forme tardo barocche.
Numerosi e di particolare qualità anche gli arredi lignei, costituiti da candelieri di diverse dimensioni e di varia epoca, soprattutto del XIX secolo, come sei candelieri con la croce per l'altare maggiore di notevoli proporzioni, anche l'insieme delle cartegloria registra tipologie e qualità di intaglio particolari, considerando la rarità di tali arredi che sono stati oggetto di totale dispersione, troppo spesso, per interessi di mercato antiquario. Tra le argenterie c'è da ricordare un bellissimo ostensorio del 1787 con parti sbalzate e a fusione del celebre argentiere faentino Antonio Missiroli.
Infine due dipinti a tempera su tela del noto scenografo e vedutista Romolo Liverani, datati 1871 con vedute della Faenza ottocentesca, una in particolare riproduce la piazza s. Francesco con la chiesa e l'altra la cappella della Concezione e, al centro, il monumento ad Evangelista Torricelli da pochi anni collocato nella medesima piazza che costituisce un documento urbano del luogo, per reinterpretarlo a memoria, dell'ormai vecchio vedustista faentino.


Speciale nuove adesioni al Sistema Museale Provinciale - pag. 13 [2014 - N.49]

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