Studi sul patrimonio culturale

Attivato a Ravenna un nuovo dottorato di ricerca caratterizzato da una spiccata interdisciplinarietà

Salvatore Cosentino - Professore di Civiltà bizantina - Coordinatore del Dottorato di Studi sul patrimonio culturale

Nell'ambito della complessa riorganizzazione di strutture e corsi che l'Università di Bologna ha portato a termine nel 2013, anche i dottorati di ricerca sono stati profondamente riformulati. Essi sono diminuiti di numero, seguendo lo stesso processo che ha investito i dipartimenti, ai quali sono stati più strettamente correlati che non in passato. L'esito di tale ristrutturazione è che i corsi di dottorato sono ora sostanzialmente espressione delle attività dei singoli dipartimenti. In tale contesto, anche il Dipartimento di Beni Culturali (DBC) ha formulato una propria proposta che, grazie anche al contributo finanziario della Fondazione Flaminia, ha ottenuto il consenso degli Organi. Il titolo del dottorato - Studi sul patrimonio culturale - si richiama alla denominazione di un settore di studi che si va sempre più diffondendo nelle istituzioni universitarie internazionali: Cultural heritage, Patrimoine culturel, Kulturerbe, Patrimonio cultural, solo per restare alle lingue più diffuse in Europa. Esso fa riferimento a quel complesso di beni, tangibili o intangibili, che le società contemporanee sentono come fondante non solo per propria memoria storica, ma per tutte le forme di trasmissione della civiltà che, nel tempo e nello spazio, hanno sostanziato e sostanziano il concetto di "cultura" in senso lato.
Le ricerche dedicate al patrimonio culturale si caratterizzano per una spiccata interdisciplinarità. Almeno quattro sono, infatti, i filoni che lo compongono. In primo luogo, l'indagine sui processi storici che hanno consentito a un "bene" di essere percepito come "culturale" nella mentalità collettiva delle società che lo hanno ereditato. In secondo luogo, la conoscenza del "bene" in sé, sotto il profilo del contenuto, forma, significato e materialità. In terzo luogo, l'impiego delle tecnologie necessarie per il suo restauro e conservazione. In quarto luogo, le strategie di comunicazione più efficaci per la valorizzazione dei beni culturali, nel delicato equilibrio tra necessità della loro salvaguardia e fruibilità pubblica. Articolare uno spettro di saperi così ampio in un corso formativo unitario necessitava di scelte programmatiche chiare, al fine di evitare che la ricerca sul patrimonio culturale si polverizzasse in un pulviscolo di micro-indagini fini a se stesse e senza alcuna consapevolezza epistemologica. Pertanto il Dipartimento ha proposto un impianto che, da un lato, rispecchia i saperi realmente praticati al suo interno, onde evitare una offerta didattica troppo svincolata dalla ricerca; ma, dall'altro, ha cercato di disegnare un percorso che fosse il più possibile unitario.
L'esito di questa riflessione si è concretizzato in un'articolazione curriculare i cui contenuti rispecchiano quello che è oggi, scientificamente, il DBC, ma che un domani potrebbe cambiare, in relazione alla presenza di nuovi ricercatori o alla trasformazione dei principali assi della ricerca. Eccone, dunque, i curricula: 1) Patrimonio culturale di civiltà mediterranee e orientali; 2) Forme, oggetti e trasmissione della memoria culturale; 3) Metodi e tecniche della conservazione dei beni culturali. Il primo indirizzo - gli studi sui beni culturali del Vicino Oriente antico, di Bisanzio, dell'Ebraismo e dell'Iran - contraddistingue l'attività di molti membri del Dipartimento. L'approccio alle tradizioni delle menzionate civiltà, sotto la forma di manoscritti, documenti, epigrafi, sigilli, monete, architettura, arte, cultura materiale, lingua, necessita di un esigente specialismo, non comune nel panorama universitario nazionale ed europeo. Il secondo curriculum è incentrato sul concetto di memoria culturale. Essa, intesa come campo di studio tanto degli oggetti del quotidiano e dell'effimero, quanto dei grandi monumenti delle identità dei popoli, è ambito che investe il cuore del patrimonio culturale. Le ricerche comprese in questo percorso sono ben rappresentate in Dipartimento: conoscenza, trasmissione e ricezione del patrimonio musicale; processi di acculturazione alle immagini e alla percezione visuale; rapporti tra sistema educativo e la nascita della moderna tutela dei beni culturali; beni del paesaggio; collezionismo, conservazione e ricezione del patrimonio storico-artistico; scienza del libro e del documento. Infine, l'indirizzo dedicato ai metodi e alle tecniche legate alla conservazione dei beni culturali. Esso riguarda specificamente l'ambito del sapere applicato e lo studio dei materiali. Nella comunità scientifica di via degli Ariani, il dottorando potrà confrontarsi con un ampio spettro di temi che vanno dal degrado dei monumenti e degli ambienti storico-artistici al monitoraggio micro e macroclimatico di musei, biblioteche e archivi, dallo studio archeometrico di materiale archeologico alla antropologia fisica e alla paleobotanica.
Nel panorama italiano ed europeo dell'offerta formativa di alta specializzazione dedicata a questo settore, la proposta fatta del DBC si caratterizza per una marcata opzione verso l'unitarietà del sapere nello studio dell'eredità culturale. L'auspicio è che il dottorato possa rafforzarsi, svilupparsi, crescere e diventare una palestra intellettuale fondata sul merito in grado di attrarre giovani studiosi dall'Italia e dall'estero.

La pagina del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 5 [2013 - N.48]

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