Dipartimento di Beni culturali: un investimento per il futuro

A Ravenna un nuovo istituto di formazione superiore e di ricerca

Angelo Pompilio - Diretttore Dipartimento di Beni culturali

Il Dipartimento di Beni culturali (www.beniculturali.unibo.it), una delle 33 nuove strutture in cui si articola l'Alma Mater Studiorum, è stato istituito il 16 ottobre 2012 in attuazione del nuovo statuto e dell'assetto organizzativo complessivo determinato dalla riforma universitaria. Non si tratta quindi di un semplice cambio di denominazione, ma di una struttura completamente diversa in cui sono ora riunite le competenze sulla didattica e sulla ricerca che nel precedente sistema erano rispettivamente attribuite alle tradizionali Facoltà e ai Dipartimenti, introdotti nel 1980 per dotare di autonomia contabile e finanziaria gli Istituti.
Il nuovo Dipartimento eredita e consolida un'importante tradizione di studi e insegnamento superiore nell'ambito dei beni culturali presso la sede di Ravenna dell'Università di Bologna: inaugurata con i primi corsi della Scuola diretta a fini speciali per archivisti (1989) e consolidata con l'istituzione della Facoltà di Conservazione dei beni culturali (1996) per le attività didattiche, e del DiSMEC (1998) per quelle di ricerca.
Il Dipartimento aggrega studiosi e gruppi di ricerca di provenienza diversa in una prospettiva comune e trasversale incentrata sui beni e le tradizioni culturali, le culture dei popoli, il patrimonio culturale e ambientale. Per questo una consapevole e critica indagine diventa efficace solo quando i saperi umanistici (storici, filologici, letterari, archeologici, artistici e musicologici) si coniugano sia con gli studi antropologici, socio-economici e politologici sia con le metodologie e gli strumenti scientifici, tecnici e informatici in un ambiente di lavoro condiviso e orientato ai temi della conoscenza, tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio.
L'ampio spettro di settori, competenze e strumenti metodologici attivi nel Dipartimento riflette la necessaria trasversalità della ricerca e non un semplice approccio interdisciplinare. In una diversa prospettiva che è opportuno definire trans-disciplinare, l'attenzione dei ricercatori è rivolta a oggetti di studio condivisi e non a una specifica e accademica tradizione di studi. Questa nuova 'visione' rende possibile l'interpretazione critica di un patrimonio articolato e multiforme in attività di ricerca orientate e finalizzate all'elaborazione di progetti concretamente spendibili nel contesto di riferimento, con una forte attenzione alla rilevanza sociale dei risultati ottenuti e alla loro sostenibilità in termini di sviluppo culturale ed economico.
Il Dipartimento promuove la ricerca e la formazione superiore, anche con l'obiettivo di creare figure professionali altamente specializzate, flessibili e competenti davanti alla complessità del patrimonio culturale, ai suoi differenti aspetti e alle interrelazioni che, sempre più in futuro, legheranno tali aspetti fra loro. Allo stato attuale nel Dipartimento sono attivi un Corso di Studi (triennale) in Beni culturali e tre Corsi di Laurea Magistrale in Storia e conservazione delle opere d'arte; Ricerca, documentazione e tutela dei beni archeologici; Cooperazione internazionale, tutela dei diritti umani e dei beni etno-culturali nel Mediterraneo e in Eurasia.
I Beni culturali sono un investimento necessario per il futuro perché ogni generazione ha il dovere di conservare e tramandare il patrimonio ricevuto. Ma lo studio e la ricerca sui Beni culturali rappresentano oggi anche un'imprescindibile occasione di sviluppo culturale, economico, sociale. Nel recente e fortunato libro Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica (Bologna, 2011) Martha Nussbaum, ha chiarito con grande efficacia che le tradizionali competenze umanistiche, la conoscenza delle culture artistiche e narrative vanno coltivate anche per la loro intrinseca efficacia e utilità nel contesto economico-produttivo. E anzi, proprio in ragione di queste condivisibili tesi, il profitto può diventare il risultato anche di attività legate alla diffusione e alla tutela del patrimonio culturale. Del resto già quasi quarant'anni fa - con accenti quasi profetici - un grande intellettuale, storico dell'arte e archeologo come Ranuccio Bianchi Bandinelli, immaginava che lo sviluppo tecnologico avrebbe liberato l'uomo dai lavori più strumentali e un numero sempre crescente di individui avrebbe potuto dedicarsi al lavoro intellettuale anche perché sarebbe aumentata la domanda di poter consumare (e produrre) beni culturali. Il tempo preconizzato da Bianchi Bandinelli è ormai la sfida attuale e urgente del nostro presente, in cui la crisi economica si riflette in una crisi del lavoro che non sembra potersi risolvere nell'ambito dei tradizionali sistemi produttivi e finanziari.
Questa la sfida che il nuovo Dipartimento intende cogliere per esercitare un ruolo di protagonista attivo nello scenario nazionale.

La pagina del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 5 [2013 - N.46]

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