Verso un Archivio della ceramica del Novecento

Collezioni, Archivi e Biblioteca convivono al MIC connotandolo come centro di documentazione

Jolanda Silvestrini - Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza

In modo prosaico ma efficace si può assimilare il museo, o il sistema dei musei, a una immensa serra dove le piante più rare possono vivere, essere studiate e protette. Così i musei con i loro exempla.

Contrariamente ai musei d'arte industriale che, a partire dalla metà dell'Ottocento, hanno richiamato al loro interno la parte più viva della ricerca figurativa a imparare e ad adeguarsi agli antichi esempi - sortendo un inarrestabile effetto "negativo" stigmatizzato dalle dissacrazioni delle avanguardie - il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza è sfuggito a questa categorizzazione. Esso ha raccolto gran parte delle sue prime collezioni nel mondo della più avvertita produzione contemporanea e si è posto al servizio del mondo artistico e produttivo chiedendo anche la creazione di una scuola.

Fin dai suoi primi momenti il MIC avrebbe potuto più propriamente autodefinirsi come un centro di documentazione o come un laboratorio per lo sviluppo dell'arte ceramica artigianale e industriale, e nello Statuto-Programma del 1912 queste intenzioni emergono con chiarezza. Nel corso di un secolo, gli interlocutori del MIC si sono sensibilmente accresciuti andando a comprendere industrie dagli interessi multinazionali, una produzione di nicchia e di ricerca, un artigianato artistico in apprezzabile fase di mutazione, una ceramica intesa come strumento di libera espressione artistica, indagini sui ceramici avanzati o speciali, il design.

Basterebbe questo compito a giustificare la necessità del Museo e le conseguenti funzioni di conservazione e di catalogazione - anche se può apparire paradossale - assurgono a livelli di urgenza per quanto riguarda l'arte più vicina a noi. Occorre rincorrere, acquisire e conservare piastrelle per l'architettura dell'Art Nouveau o i più recenti arredi ceramici di locali pubblici o privati che andrebbero perduti a seguito di improvvide demolizioni, le collezioni di industrie e artigiani che non hanno il tempo o i mezzi per conservare gli esempi della propria attività, opere di particolare importanza artistica. Per non parlare del progressivo elidersi di memorie scritte in un'epoca in cui tanta parte della comunicazione è affidata sempre più al dialogo telefonico o a malfermi siti web.

A questa primaria funzione accentratrice e conoscitiva occorre però garantire una sempre maggiore permeabilità con richieste che possono pervenire dalla società civile a fini educativi, produttivi, conoscitivi, scientifici. In questa ottica il Museo può essere inteso come un filtro: alle tante vie di ingresso devono corrispondere altrettante vie di uscita nella convinzione che la storia è sempre storia contemporanea, pena il suo decadere in uno sterile accademismo. È per questi motivi che accanto alle collezioni permanenti e alle opere ordinate nei depositi, il MIC si è dotato di una Biblioteca specialistica e di una Fototeca, oltre che di Archivi che documentano la sua storia e la storia della ceramica, naturalmente non solo faentina.

La Biblioteca ha raggiunto ormai i 60.000 titoli e migliaia sono anche le riproduzioni conservate nella Fototeca, mentre agli Archivi si sta dando un nuovo ordine mediante la costituzione di un "Archivio della ceramica del Novecento". Il progetto ha per fine quello di raccogliere e di sistematizzare i dati relativi agli artisti e alle manifatture che nel corso del XX secolo hanno tessuto relazioni con il MIC soprattutto con le manifestazioni del Concorso della Ceramica d'Arte Contemporanea o "Premio Faenza". Da materiali fotografici e cartacei è partita un'opera di catalogazione e di inventariazione che sarà a disposizione di tutti coloro che, con varie finalità, si interessano alla ceramica moderna e contemporanea.

Per quanto riguarda la documentazione e la catalogazione appaiono sempre di riferimento le parole di Andrea Emiliani: "I cataloghi non finiscono mai", nel senso che "ogni giorno nuove forme, nuove storie, nuove idee si incontrano e si mescolano, crescono nel dibattito e nello studio".

Un compito cui il MIC non può esimersi, per definizione statutaria e perseguite volontà di partecipare attivamente agli sviluppi dell'arte della ceramica.


Speciale Convergenza Musei Biblioteche e Archivi - pag. 15 [2010 - N.39]

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