La formazione dell'archeologo

A Ravenna il Corso di Laurea Magistrale in "Ricerca, documentazione e tutela dei beni archeologici"

Sandro De Maria - Presidente del Corso di Laurea Magistrale

Tradizionalmente, nel nostro Paese, gli archeologi, nell'amministrazione dello Stato e nelle Università, hanno avuto il loro luogo di formazione nelle Facoltà di Lettere e Filosofia. Da diversi anni a questo percorso si sono affiancate le Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, ancora poche in Italia (prevalgono piuttosto singoli corsi di laurea all'interno delle Facoltà di Lettere), ma particolarmente attive. Esse prevedono percorsi archeologici nel primo livello (laurea triennale) e soprattutto lauree magistrali esplicitamente archeologiche, sia pure con diverse qualificazioni culturali. Nella sede ravennate da circa tre anni questo corso di laurea è stato profondamente ridisegnato e proprio chi scrive ha avuto come Presidente il compito di proporre trasformazioni che ritengo rilevanti, significative e in particolare orientate verso traguardi che, oltre alla tradizionale e moderna ricerca, comportano una formazione qualificata in senso operativo dei giovani che si avviano a questa professione, dal fascino indiscutibile. Dunque grande spazio all'acquisizione di nuove tecnologie, alla consuetudine con strumentazioni sofisticate per il rilievo e la documentazione, al dialogo costante con le scienze sperimentali. Tutto questo, però, mantenendo solide basi sul versante umanistico e con uno sguardo attento ai problemi della conservazione e della valorizzazione del patrimonio archeologico, coniugando appunto fra loro i valori della ricerca, della documentazione e della tutela, come si riassume nell'intitolazione del corso di laurea.

Una scelta culturale di fondo era necessaria, io credo, per non essere generalisti all'estremo e in fondo ripetitivi del percorso proposto dalla laurea triennale. Il corso archeologico del secondo livello è stato così qualificato privilegiando le tematiche dell'archeologia della città, in sintonia con le tradizioni culturali del Dipartimento di Archeologia del nostro Ateneo bolognese, almeno dal secondo dopoguerra in poi. Questo ovviamente non significa l'esclusione, ma piuttosto l'integrazione di altri e differenti orientamenti. L'arco cronologico spazia dall'antichità al medioevo, ma sempre considerando i temi dell'archeologia della città in rapporto con le dinamiche degli insediamenti nei territori e con gli aspetti molteplici delle "culture della città" e con larghe aperture verso le culture dell'Oriente, nella tradizionale apertura di Ravenna verso questi contatti e questi scambi. Il taglio culturale privilegiato per il piano formativo, oltre alle innumerevoli sfaccettature che comporta, credo che qualifichi in senso positivo il Corso di Laurea ravennate rispetto a quelli analoghi proposti in altre sedi e in altri contesti.

Tutto questo lo offriamo ai nostri studenti con proposte formative che vanno ben al di là dei tradizionali corsi universitari. Voglio segnalare con soddisfazione i numerosi laboratori che possono essere frequentati e che sono indispensabili per la crescita culturale e tecnico-operativa che ho indicato: dallo studio dei materiali archeologici di diversa natura, all'archeobiologia (paleobotanica, archeozoologia), dalle tecniche del rilievo e della documentazione all'antropologia fisica. Non credo di esagerare affermando che quanto i nostri studenti trovano nei laboratori dei due Dipartimenti ravennati rappresenta davvero un'eccellenza a livello nazionale (ma non solo), peraltro ampiamente riconosciuta. E poi le molte possibilità di partecipazione a importanti campagne di scavo, in Italia e all'estero, apprendistato indispensabile per uno studente di archeologia fin dal primo anno.

Il nostro Paese, come sappiamo tutti, investe cifre irrisorie nel proprio patrimonio storico e culturale, a fronte dell'entità e della straordinarietà di quei beni culturali che rappresentano il più importante patrimonio di tutti noi. La nostra Facoltà, dunque, forma archeologi che, quando ne hanno l'opportunità, raggiungono grandi successi nei concorsi, negli impieghi pubblici e privati. Ma dovremmo offrire più occasioni ai migliori - e sono numerosi - per inserirli in un sistema che davvero ponga nel ruolo che meritano i segni e gli spazi della nostra identità.


La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 5 [2010 - N.39]

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