Due secoli di incisioni

La storia lunga e articolata del Gabinetto di stampe e disegni faentino

Claudio Casadio - Direttore della Pinacoteca Comunale di Faenza

La Pinacoteca Comunale di Faenza ebbe origini alla fine del Settecento proprio da una collezione di stampe e disegni. Nel 1797 la Municipalità faentina deliberò infatti di acquistare la collezione privata di Giuseppe Zauli, raccolta in anni di attenta e colta ricerca. Si trattava di una collezione consistente, il cui inventario originale comprendeva più di 2000 stampe, rappresemtative di tutta l'incisione europea, ad esclusione delle opere del Quattrocento, già selezionate con tipiche e significative attenzioni dello studioso. L'autore più rappresentato era il bolognese Francesco Rosaspina, il cui studio era stato sicuramente frequentato dal faentino Zauli che aveva raccolto ben 427 suoi fogli. Fra i nomi di maggior spicco della raccolta vi era sicuramente quello di Albrecht Durer presente con ben 53 stampe, ma di cui ne sono restate solamente due.
Le stampe di questa raccolta ebbero un uso particolare, oltre ad alcuni furti che risultano già effettuati alla prima ricognizione del 1803, perchè messe a servizio della Scuola Comunale di disegno. Fino alla fine degli anni Sessanta queste stampe erano normalmente sui banchi scolastici come materiale da copiare per gli studenti ed è quindi ben comprensibile come questa prima collezione della Pinacoteca abbia avuto una vicenda travagliata sia per lo stato di conservazione delle opere che per la quantità stessa di stampe conservata.
Ma il rapporto tra le opere del Gabinetto di Stampe e Disegni con la Scuola Comunale ha avuto anche risultati positivi. Molti lavori di artisti e maestri che proprio nella scuola faentina hanno avuto i loro primi insegnamenti sono nelle raccolte della Pinacoteca. Un'ampia selezione, ad esempio, di incisioni e disegni dell'Ottocento venne presentata da Ennio Golfieri con una mostra tenuta nel 1977. In quella occasione oltre ad alcune opere dei maestri come Felice Giani, di cui era presentata anche una stampa a tecnica mista rappresentante "Il conte Ugolino coi figli in carcere", o di Giuseppe Pistocchi, con il disegno originale delle Piazza Maggiore di Faenza inciso da Giovanni Ballanti del 1763, vi erano disegni dei primi allievi ed esemplari di stampe religiose popolari delle botteghe di Luigi Savorelli, Francesco Maccolini e dei Marabini. Seguivano una selezione e disegni di allievi di Giuseppe Marri, che diresse la scuola nel terzo e quarto decennio dell'Ottocento, alcune litografie dal Giani di Achille Farina e alcuni disegni acquarellati per soffitti di Antonio Liverani, tra cui quello a penna riproducente il Voltone della Molinella.
Proprio dalla tradizione del disegno, che ha avuto nel XIX secolo forse il rappresentante più significativo in Tommaso Minardi anch'esso ben rappresentato nelle collezioni della Pinacoteca, un'altra importante serie di opere è quella che testimonia l'attività svolta nel corso del Novecento dal gruppo di artisti che si riunì proprio agli inizi del secolo scorso attorno a Domenico Baccarini. L'importante e bellissima raccolta dei suoi disegni è ora documentata nel catalogo della mostra, pubblicato da Electa, in occasione delle celebrazioni del 2007 per il centenario della morte del giovane artista. Di quel gruppo di artisti particolarmente significativi sono i disegni di Domenico Rambelli, le xilografie che Francesco Nonni ha raccolto e pubblicato in particolare negli anni Venti con la sua rivista sulle incisioni xilografiche e i progetti, disegni e litografie di Giovanni Guerrini.
Questo patrimonio, conservato nei depositi della Pinacoteca, è stato esposto in più occasioni. Oltre alla mostra del 1977, Ennio Golfieri epose nel 1978 anche un centinaio di stampe, in prevalenza del Sei e del Settecento, dividendole in tre gruppi principali per nazionalità: gruppo degli italiani, gruppo dei Francesi e gruppo dei Nordici (Germania, Paesi Bassi e Inghilterra). Nel 1995 una mostra dedicata agli incisori del XVI secolo permise la pubblicazione di un catalogo con la schedatura di più di 100 stampe compilata da Maria Chiara Zarabini.
Il ricco patrimonio del Gabinetto di stampe e disegni è dunque un materiale almeno in parte conosciuto. Si tratta però di una storia articolata, lunga e da documentare a partire da una capillare indagine d'archivio che recuperi e renda sistematiche (completando la catalogazione informatizzata già avviata in accordo con l'IBC) le informazioni di inventari, dati e notizie di una vicenda che ha superato i due secoli di vita.

Speciale grafica - pag. 13 [2010 - N.37]

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