Dal paesaggio al museo

Le trasformazioni dei luoghi, i modi diversi in cui nel tempo si sono formati i paesaggi sono lo specchio delle società che le producono 

Gabriele Gardini - Dirigente del Settore Cultura della Provincia di Ravenna

Oggi le società industriali soffrono di palesi crisi di identità dovute allo sradicamento dei valori fondativi, perché viviamo in un mondo che va distruggendo ovunque i rapporti su cui si costruivano. L'identità non è solamente uno stato, ma anche e soprattutto, un processo nel quale lo spazio, il tempo, il lavoro e la memoria sono gli elementi portanti. La globalizzazione tende ad eliminare le diversità, a cancellare le identità, a costruire un mondo basato sull'indifferenza al luogo. Ogni luogo assorbe quel che vi accade e ne conserva memoria, così che strati su strati di storia si sovrappongono e s'intrecciano sopra e sotto terra.
Le trasformazioni dei luoghi, i modi diversi in cui nel tempo si sono formati gli spazi, sono dunque lo specchio delle società che le producono. Nel convincimento che la conoscenza del proprio passato sia necessaria alla costruzione del futuro garantendo la conservazione delle testimonianze materiali della sua cultura. Il paesaggio deve essere considerato un aspetto di questa memoria, non limitato alla visione estetica ma esteso alla cultura materiale, all'organizzazione dello spazio antropizzato, all'inserimento contestuale delle strutture. Non soltanto le opere dell'uomo ma anche le valenze estetiche e simboliche associate ai fenomeni ambientali rientrano ovviamente in questa dimensione formale. La percezione del paesaggio si compone di caratteri distintivi, condivisi a livello collettivo, che qualificano i luoghi e li contraddistinguono, rafforzando il senso di appartenenza degli abitanti.
Le stesse opere d'arte presenti nel territorio assumono un valore più ampio se considerate parte del paesaggio. Nelle architetture, nelle sculture, nelle pitture, nei prodotti dell'artigianato, s'intrecciano continui rapporti con l'ambiente, con le risorse naturali, con i caratteri morfologici dei luoghi in cui sono collocate. Non si tratta, semplicemente, di riconoscere la provenienza dei materiali o le usanze costruttive diffuse a livello locale: è la collocazione stessa dell'opera, il suo ambiente vitale, che ne condizionano la lettura e orientano i nostri apparati percettivi. L'unica dimensione entro la quale sembra possibile comprendere e rispettare la complessità dell'oggetto osservato è quella storico-culturale, come manifestazione sintetica delle culture che si sono succedute sul territorio. Il concetto di paesaggio culturale offre un riferimento che abbraccia le più eterogenee manifestazioni della vita collettiva, depositate sul territorio e rilevabili nelle fonti.
Nel trattare il problema del rapporto tra museo e paesaggio si ritiene necessario tener conto che la conservazione e la tutela dei beni culturali e ambientali è un fatto di interesse sociale che impegna tutti coloro che sono preposti alla loro gestione a diffonderne la conoscenza e a potenziarne l'utilizzazione pubblica; l'esplicitazione del rapporto tra qualità dei prodotti culturali conservati e il loro contesto storico ed ambientale originario va considerata come presupposto fondamentale del processo di musealizzazione.
È sulla scorta di tale constatazione che si ritiene che il museo sia un luogo in cui i prodotti culturali in esso contenuti vengano assunti, al di là ed oltre il loro proprio valore in assoluto, quale documentazione, la più significante, della storia dei singoli territori di appartenenza. Volendo elencare e programmare tali operazioni bisognerebbe incominciare da quella fondamentale di carattere informativo e cioè l'istituzione in ogni museo di una prima sezione che indichi i margini e le caratteristiche ambientali del territorio in cui esso si colloca, e ne racconti al pubblico la storia con riferimento ai documenti di cui dispone. Inoltre tale sezione dovrebbe raccontare anche la storia dell'approdo al museo di tutte le testimonianze in esso contenute, sia quelle estranee che quelle pertinenti al suo territorio.
Un museo come racconto storico capace di suscitare nei cittadini una piena presa di coscienza della condizione presente dei luoghi e delle popolazioni che vi si sono insediate quale prodotto del continuo succedersi di eventi evolutivi o involutivi verificatisi nel contesto territoriale di pertinenza: una presa di coscienza cioè che interpretando il presente quale momento di un percorso continuo ed ininterrotto dal passato al futuro risulti utile a costruire quest'ultimo, obiettivo questo fondamentale di ogni museo cittadino.
Tale fondamentale funzione che il museo dovrebbe assolvere costituisce il punto nodale del nostro discorso; essa infatti non può, ovviamente, essere svolta dalla raccolta di documenti e notizie storiche sia pure esposte e commentate nella maniera più efficace, senza la presenza di concrete testimonianze, le massime possibili, ed in ogni campo, di ciò che lungo il racconto storico del mutare delle condizioni socio-culturali le collettività residenti andavano producendo.
In un paese dove la vera nozione di arte e di patrimonio artistico risiede nella sedimentazione, nello strato e nello spessore, nella relazione che l'opera, ogni opera espressiva, istituisce con il suo ambiente e il suo paesaggio. Il patrimonio culturale italiano è rappresentativo delle identità civiche, le quali costituiscono il telaio dell'armatura culturale, poiché costituiscono «l'unico principio per cui possono i trenta secoli della storia italiana ridursi a esposizione evidente e continua» secondo le parole di Carlo Cattaneo.
D'altronde, questo valore è esattamente quello che il turismo internazionale viene cercando nelle strade, nelle chiese, nelle campagne - prima ancora che nei musei - di questa penisola. È dunque fondamentale una politica museale orientata verso tale funzione di presidio territoriale per una tutela attiva del patrimonio culturale, considerata, come nel documento ICOM approvato lo scorso anno a Mantova, «quell'opera di conservazione e comunicazione del patrimonio culturale che i musei possono svolgere non solo rispetto alle loro collezioni, ma nei riguardi del territorio di riferimento e appartenenza, se questo viene affidato alle loro cure e posto tra le loro responsabilità», individuando «un diverso modello di gestione tanto della tutela quanto della valorizzazione» prefigurando innanzitutto dei musei aperti: alla ricerca e alla conservazione, alla gestione e alla valorizzazione non solo delle proprie collezioni, ma dei beni culturali e ambientali che li circondano.

Speciale Musei e Paesaggio - pag. 9 [2009 - N.35]

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