Nodi problematici e prospettive di collaborazione

La XXXIII Giornata Internazionale dei Musei ha affrontato il tema del rapporto - non sempre facile - tra musei e turismo

Luca Baldin - Segretario Nazionale ICOM Italia

La ragione della grande attualità nel nostro paese del tema affrontato in occasione della XXXIII Giornata Internazionale dei Musei risiede indubbiamente anche nella stretta attualità: il riferimento inevitabile è alle ventilate politiche di "valorizzazione" del patrimonio museale avanzate dal mondo politico, con corollario di cifre, classifiche e quant'altro credevamo, forse ingenuamente, di aver almeno in parte superato - dopo l'abbuffata degli anni Ottanta - e che invece ritroviamo intatte, chiedendoci ancora una volta cosa possano o debbano fare i musei per il turismo, senza che a nessuno passi per la mente di capovolgere la domanda, ovvero che cosa possa fare il turismo per i musei, in una logica di sistema che non può essere a senso unico. In questo breve intervento, cercherò di delineare ad uso e consumo del sistema turistico culturale su cosa si basi, dal punto di vista del museo, il rapporto con il turista visitatore, e quale possa essere il ruolo dei musei nel sistema turistico nazionale, senza trascurare alcuni nodi problematici che attendono urgentemente di esser sciolti.
Partirei banalmente dalla definizione di museo di ICOM che ne definisce con chiarezza la missione: «Il museo è un'istituzione permanente senza finalità di lucro al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che conduce attività di ricerca su tutte le testimonianze materiali e immateriali dell'uomo e del suo ambiente, le collezione, le conserva, ne diffonde la conoscenza e soprattutto le espone con finalità di studio, di educazione e di diletto».
I punti su cui credo utile soffermarsi ai fini del nostro ragionamento sul rapporto tra museo e turismo sono sostanzialmente quattro: il fatto che il museo viene definito un'istituzione; che si definisce al servizio della società e del suo sviluppo; che ha il compito di diffondere la conoscenza del patrimonio; ed infine che tra le finalità ha anche il diletto (malgrado con uno strano atteggiamento calvinistico, il Codice per i beni culturali se lo sia dimenticato).
Partiamo dal primo: il museo è un istituto della cultura (art. 101 del Codice); ciò significa che non è un semplice "luogo", alla mercé di chiunque voglia utilizzarlo, talvolta impropriamente, bensì che deve avere una propria politica culturale, deve sviluppare propri progetti e azioni, deve svolgere precise funzioni che lo portano a interagire con molteplici pubblici e con il territorio. È insomma un soggetto col quale bisogna relazionarsi.
Il secondo punto definisce con chiarezza la ragione dell'esistenza del museo: essere al servizio della società e del suo sviluppo. Il museo è quindi un servizio pubblico o, comunque, un servizio di pubblica utilità che opera a vantaggio della società nel suo complesso, in una prospettiva di sviluppo socio culturale ma anche economico.
Il terzo punto ci dice qual è il compito del museo: diffondere la conoscenza del patrimonio; compito che assolve attraverso la cura, la gestione, l'apertura al pubblico delle collezioni; ma non di meno mettendo in atto azioni di mediazione culturale fondamentali, che fanno tesoro della professionalità dei propri addetti.
Infine l'ultimo punto, quello scordato dai legislatori italiani, ovvero che ad un museo ci si va per molteplici ragioni, tra le quali hanno rilevo sicuramente l'educazione e lo studio, in continuità con una tradizione illuministica, ma anche il divertimento, il "diletto", il puro piacere, così come ci insegnano tradizioni museologiche e museografiche estranee alla nostra cultura, ma non perciò trascurabili e che anzi dovrebbero essere forse osservate con maggior attenzione al fine di favorire un approccio diverso, quotidiano, meno reverenziale, per non dire "sacralizzato" al patrimonio e all'istituto museale da parte del più ampio numero di utenti possibile.
Queste loro caratteristiche basilari, direi esistenziali, sono le componenti che i musei devono sforzare di far riconoscere a quanti si relazionano con loro, ad ogni livello; appaiono perciò necessarie anche per porre le basi di un rapporto costruttivo con la grande industria del turismo, rispetto alla quale i musei hanno sicuramente numerosi e importanti punti di contatto. Essi sono infatti straordinari attrattori di turismo (nel 2007 nei 30 musei italiani più visitati sono stati accolti 24,5 milioni di visitatori; fonte Centro studi TCI), sono attori del sistema turistico-culturale in quanto servizio pubblico, sono infine per loro stessa natura promotori di un turismo di qualità, ma anche sostenibile e responsabile, grazie al fatto che essi mettono naturalmente in relazione la comunità ospitante con la propria identità storica e i suoi visitatori; contrastando alcune delle derive più deleterie del turismo massificato, quello che viene oggi definito "turismo di rapina".
I musei tuttavia non sono aziende turistiche né, come si è detto, passivi luoghi di visita; sono istituti culturali che svolgono azioni peculiari sul patrimonio grazie all'azione di personale altamente specializzato, complementare alle professioni turistiche; che erogano quindi non servizi turistici, ma servizi culturali, che in quanto tali possono essere fruiti anche (non solo!) dal pubblico turistico. E questo ci serve per ricordare che uno dei principali problemi ad avviare un dialogo serio e costruttivo tra musei e turismo è il mancato riconoscimento delle professionalità museali; cosa che innesca una pericolosa asimmetria con le professioni del turismo, viceversa riconosciute e codificate da tempo. La regolamentazione del comparto turistico, infatti, di rado ha considerato il fatto non trascurabile che essa agisce su di un campo non esclusivo, in cui operano in piena legittimità anche altri soggetti che, anche se poco e per nulla riconosciuti dalle istituzioni, esistono. Al riguardo mi permetto di ricordare con tono sommesso che il patrimonio paesaggistico e culturale, quale diretta conseguenza dell'art. 9 della Costituzione, rientra tra i beni comuni, identitari della nazione, e che in quanto tale non può e non deve essere appannaggio esclusivo di alcuna categoria economica.
Se quanto ho fin qui cercato di delineare può rappresentare il terreno per avviare un dialogo e una collaborazione volta a fare sistema tra musei e turismo, il passaggio successivo e inevitabile è l'identificazione di precise filiere che hanno pieno diritto di operare per e sul patrimonio in senso estensivo (quindi quello dentro e quello fuori dai musei). Personalmente ne identifico almeno quattro: la filiera turistica (tour operator, agenzie, guide, accompagnatori); quella delle istituzioni culturali (musei, biblioteche, archivi); quella dell'istruzione/formazione (scuole, università, associazioni professionali); e infine quella del volontariato (associazioni non profit). Tutti questi attori hanno pieno diritto di svolgere la propria azione sul patrimonio, senza alcuna rendita di posizione e sulla scorta della piena e totale responsabilità di chi progetta e realizza azioni specifiche. Minimo comune denominatore non può che essere un approccio etico; ed "etica" è la parola chiave che assieme a "responsabilità" deve rappresentare il centro di qualsiasi azione sul patrimonio del prossimo futuro.
Per concludere, personalmente ritengo che i professionisti dei musei oggi sappiano bene che i loro istituti sono una parte importante del sistema turistico italiano - pur nella specificità del loro agire in quanto istituti della cultura - e perciò ritengano giunto il momento di avviare una stagione di collaborazione con tutti gli operatori del turismo volta a creare sinergie indispensabili ai musei stessi. Non può sfuggire, infatti, che la debolezza del comparto museale - determinata da carenze strutturali croniche, in primis di personale qualificato e da carenze di risorse economiche oggi rese più drammatiche dalla crisi - in ultima analisi rappresenta un gravissimo punto di debolezza dell'intera industria turistica italiana. Non credo necessario ricordare al riguardo quale sia la prima motivazione di visita di un turista straniera al nostro Paese.
I musei quindi possono essere eccellenti centri di accoglienza per i nostri ospiti di tutto il mondo, possono indurli a prolungare il loro soggiorno, possono favorire l'arrivo di un turismo di qualità. Possono, ma per farlo hanno bisogno di professionalità e mezzi. I primi ad invocarli dovrebbero essere i nostri colleghi dell'industria turistica. La speranza è di trovarli al nostro fianco. In una logica di collaborazione e non di competizione sulle non infinite risorse disponibili.

Contributi e riflessioni - pag. 7 [2009 - N.35]

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