I marinettisti a Faenza

La storia del movimento futurista faentino comincia dalle opere di Malmerendi

Claudio Casadio - Direttore Pinacoteca Comunale di Faenza

Le prime opere futuriste faentine furono dipinte nel 1914 da Giannetto Malmerendi, diciassettenne artista che dopo la Scuola di disegno cittadina aveva frequentato l'Accademia di Bologna, dove durante la serata futurista del 19 gennaio aveva conosciuto Marinetti, Boccioni, Carrà e Pratella. Il 5 gennaio 1915 lo stesso Malmerendi inaugurò la sua prima mostra personale, presso l'Albergo Corona, con esposizione di dipinti come Moto+luce+rumore, ricevendo un giudizio critico positivo anche da Boccioni.
In occasione della sua mostra, Malmerendi pubblicò anche un articolo manifesto futurista insieme ad Armando Cavalli nel settimanale "Il Piccolo". Un articolo che pose i due autori tra gli artisti "marinettisti" e a cui seguirono alcuni articoli su periodici come "Lacerba" e "L'Italia futurista", soprattutto da parte di Armando Cavalli. Nel 1915 il giovane assistente della Biblioteca di Faenza, amico di Francesco Balilla Pratella, aveva pubblicato il volume di parole in libertà Il giallo e l'azzurro, ma l'esperienza futurista di Cavalli si chiuse con due pubblicazioni nel 1916.
Poco dopo terminò la sua esperienza futurista anche Giannetto Malmerendi dopo alcune altre opere esposte in altre due mostre futuriste romagnole.
A continuare esperienze futuriste fu invece Leonardo Castellani che, trasferitosi prima a Cesena e poi a Roma, entrò in relazione con Giacomo Balla e realizzò nel 1919 opere di tipo futurista facendo seguire negli anni successivi la prima esperienza di ceramiche futuriste.
L'esperienza della ceramica futurista ebbe però maggior sviluppo nel 1928 quando Riccardo Gatti aprì la sua bottega ceramiche e produsse pezzi su disegni di Balla, Benedetta, Dal Monte e Dottori.
Altre produzioni ceramiche furono quelle delle botteghe aperte da Anselmo Bucci e da Mario Ortolani che nel 1929 espose sue opere al Cenacolo imolese e alla terza mostra del gruppo Risveglio artistico giovanile faentino. Opere di queste tre botteghe furono esposte nelle mostre di ceramiche futuriste a Genova e Barcellona nel 1929, organizzate dal giornalista Giuseppe Fabbri, ma l'attività ceramica futurista arrivò al termine con la chiusura delle botteghe di Mario Ortolani e di Anselmo Bucci e con il ritorno alla tradizione di Riccardo Gatti.
A continuare l'esperienza futurista furono Enrico Lama, che espose alla I Mostra nazionale d'arte futurista allestita a Roma.
Esperienze particolari furono invece quelle dei brisighellesi fratelli Lega nella Firenze degli anni venti e di Orazio Toschi con esposizioni nazionali nel 1919. Achille Lega dipinse nel 1917 alcune opere giudicate anticipatrici dell'aeropitture e partecipò a mostre futuriste fino al 1921 e Giuseppe Lega, giornalista e critico cinematografico, rimase sempre attivo in varie iniziative del movimento futurista.
Orazio Toschi si dimostrò negli anni della Prima Guerra Mondiale attratto dai valori dinamici della pittura futurista, si distinse in una grande mostra personale a Roma ed espose cinque opere alla mostra futurista di Milano del 1919. Con una sua pubblicazione del 1921, dedicata alla "Pittura lirica", esplicitò la propria teoria artistica fatta di lirismo e di contemplazione, superando la propria vicinanza al futurismo e chiudendo un'esperienza che, quando gli venne ricordata da Gerardo Dottori, lui fece capire di non volerne neanche più il ricordo.

Speciale Futurismo in Romagna - pag. 13 [2009 - N.34]

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