Gli angeli di San Francesco

Un accurato restauro permetterà di presentare al pubblico in occasione della settimana santa una grande tempera su cartone proveniente dalla Chiesa si San Francesco di Brisighella

Giorgio Cicognani - Ispettore onorario ai Beni Artistici e storici

Negli ultimi decenni la conservazione ed il restauro hanno fatto grandi passi avanti nelle metodologie di intervento; ciò è dipeso sia dall’aumentata sensibilità dell’opinione pubblica (sollecitata dalla consapevolezza della rapidità di alcuni fenomeni di degrado) sia dello sforzo consapevole dei tecnici e degli storici dell’arte. Sull’esempio dei risultati ottenuti da pochi "precursori" essi hanno contribuito, con un lavoro comune, all’ampliamento delle conoscenze e alla messa a punto di nuovi trattamenti. Nel settembre del 1991 l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, in occasione del Primo Salone d’arte, ha promosso a Ferrara un convegno che aveva come titolo La conservazione e il restauro oggi. Dalla manualità artigiana alla ricerca pluridisciplinare, pubblicandone successivamente gli atti in quattro volumi (Firenze, Nardini, 1992). Un impulso notevole al recupero delle opere d’arte è stato dato, nella nostra Regione, dalla Legge n. 18/2000 che ha stanziato notevoli somme per il restauro di numerosi pezzi. Usufruendo in parte dei contributi di tale legge il Museo Civico "G. Ugonia" di Brisighella ha recuperato una grande scultura in terracotta del sec. XVI, raffigurante una Madonna con Bambino e con l’aiuto di uno sponsor privato ha curato il restauro di una grande tempera su cartone proveniente dalla Chiesa di S. Francesco (di proprietà del Comune) raffigurante due angeli inginocchiati sotto una croce con sudario ripiegato, contornata da putti, opera attribuibile alla cerchia faentina di Adriano Baldini e Savino Lega. La tempera, composta da numerosi fogli di carta grigia incollati fra loro, si presentava in pessime condizioni sia per l’usura sia probabilmente per le notevoli dimensioni che ne hanno reso difficoltoso un buon ripiegamento. Nel verso aveva numerosi, vecchi rattoppi sia incollati che rinforzati nei margini con maldestre cuciture (eseguite con un sottile spago) fatte evidentemente con l’intento di reggere meglio il peso dell’intero cartone una volta appeso. Tutto il verso, oltre ai vecchi rattoppi, era sporco di escrementi di uccelli, polveri varie e piccoli residui di calcinacci e gesso che avevano fatto presa sulla carta. Nei margini, in modo particolare sul lato destro, presentava delle grosse lacune e così sugli altri lati; presentava inoltre delle vistose sgocciolature che hanno lasciato il segno, a seguito dell’umidità. Il procedimento di restauro è iniziato con la pulitura del verso. Per prima cosa si è proceduto, con una spazzola elettrica, ad una buona spazzolatura (che ha portato via lo sporco più superficiale) a cui è seguita l’asportazione con il bisturi di tutto lo spessore di sporco che si era sedimentato. Si è quindi proceduto alla rimozione col bisturi (e sempre a secco data la sostanza a tempera con cui è eseguita l’opera) delle varie toppe, provvedendo a eliminare i fili con cui erano state cucite, asportando contemporaneamente la grossolana colla di farina con cui erano state incollate. A questa prima operazione è seguita un’accuratissima spolveratura a mezzo di spazzola aspirante, badando bene di non procurare altri danni al cartone già deteriorato dalle numerose, piccole e grandi mancanze e dai frequenti fori. Una volta perfettamente pulita, si è cercato di spianare la tempera con la pressione di un ferro caldo, cosa non facile dovendo agire a secco. I bordi dei fogli che compongono l’insieme (quasi tutti scollati nei margini di attacco) sono stati nuovamente incollati usando la colla glutofix. A questo punto è iniziato il reintegro delle parti mancanti e dei fori con colla glutofix ed un supporto di carta giapponese di spessore adatto. Nella parte superiore (dove l’opera veniva attaccata ad un supporto per essere esposta) si evidenziavano dei fori a distanza regolare. Si è provveduto quindi a rinforzare tutto il lato superiore con carta giapponese e garza. Sono state infine riprese le lacune con il colore (Windsor & Newton) ad acquerello e tempera per dare unicità al dipinto. Dopo questo accurato restauro, eseguito a Roma dalla restauratrice Maria Paola Tella, l’opera è ritornata al suo primitivo splendore e verrà presentata al pubblico nella prossima primavera in occasione delle festività pasquali in quanto si ricollega a tale periodo il suo originario uso. Veniva infatti esposta nella Chiesa di S. Francesco durante la settimana santa in una cappella laterale dove era stato allestito il sepolcro per celare l’altare e gli arredi sacri.

La pagina del conservatore - pag. 18 [2003 - N.16]

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