La bacheca assente

Alcune notazioni di approccio a una museografia collezionistica.

Elisabetta Gulli Grigioni - Collezionista

L'attività collezionistica, nel corso del '900, particolarmente nella seconda metà, ha visto ampliato il proprio ambito di esercizio poiché accanto al permanere di un collezionismo ricco e in qualche modo mecenatesco si è affermato un collezionismo 'medio', 'minore', o addirittura 'povero'.

Da molti anni mi occupo di 'piccolo' collezionismo: dalla prospettiva di chi svolge metodica attività di ricerca accompagnata da studio di approfondimento storico e antropologico e dalla prospettiva di chi guarda altri collezionisti nell'esercizio delle loro ricerche. In ambedue i casi ho formulato, facendone oggetto di pubblicazione, osservazioni di carattere psicologico (motivazioni, significato degli oggetti scelti, benefici che se ne traggano) e osservazioni di carattere tecnico (qualità degli strumenti di supporto tecnologici e intellettuali, consapevole applicazione di strategie di conservazione e di metodologie di catalogazione).

Sorvolo sugli aspetti 'euristici' e psicologici del collezionare altrui, limitandomi a osservare che, nel caso di collezioni private sufficientemente dotate di parametri di identificazione, si possono ipotizzare contatti temporanei (il più impegnativo è la mostra, spesso allestita con bacheche 'assenti', cioè con contenitori non adeguati per numero e caratteristiche) con istituzioni culturali pubbliche: musei, biblioteche, centri culturali, sedi universitarie. Momento fondamentale di contatto tra privato e pubblico è poi (evenienza più rara) la costituzione in museo della collezione presso una delle sedi citate. Rispetto a quest'ultima soluzione, che in genere si pone come conclusiva e permanente dell'intero percorso collezionistico e si realizza per acquisto o attraverso forme parziali o integrali di donazione, le alternative circa i destini di una collezione possono essere la trasmissione a un erede, l'acquisto da parte di un privato, lo smembramento o la dispersione sul mercato antiquario. Essendo il passaggio alla musealizzazione pubblica istituzionale quasi sempre lungo e laborioso fino a risultare estenuante, non mancano i casi in cui il collezionista che ne abbia i mezzi organizzi un piccolo museo privato che in un secondo momento potrebbe essere assorbito da una struttura pubblica.

Tale situazione non si verifica solo in Italia. Un articolo di Ilaria Maria Sala, dal titolo "I privati si fanno il museo", apparso nel 'Domenicale' di «Il Sole-24 Ore» (17 settembre 2006), informa che in Giappone, in dieci anni sono nati circa trecento musei, «in un limbo legislativo che fa sì che non siano né proprio legittimi né illegali».

Poiché è importante conoscere i contenuti delle collezioni private, farò breve riferimento alla mia collezione, parti della quale sono già state più volte pubblicizzate, anche in collaborazione con Istituzioni cittadine. Il simbolo del cuore nelle sue realizzazioni oggettuali e grafiche ne è tema fondamentale e la compongono circa milleottocento esemplari di varia dimensione e funzione (oggetti devozionali, ornamenti, orologi, oggetti di uso domestico o legati al lavoro di ricamo e cucito, doni d'amore tradizionali, amuleti, calamai...) prodotti in Europa dal Seicento alla prima metà del Novecento, circa seicento cartoline di pregevole produzione della fine dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, una importante collezione di 'santini' prodotti in Europa dal Seicento al Novecento, libri illustrati e grafica incisoria dal Seicento all'Ottocento e altri vari materiali figurativi, sempre europei, di valore storico e antropologico. Il tutto supportato da una biblioteca di alcune migliaia di opere di riferimento a carattere specialistico.

Non mi soffermerò su motivazioni e implicazioni esistenziali personali in quanto già note da miei scritti variamente pubblicati: scritture poetiche, fiabe e racconti come "La Cuoribonda", "Autoritratto barocco in forma di cuore", "Oreficeria immaginaria". Ne ricorderò invece, accanto al più che trentennale accumulo, il carattere europeo, l'importanza per la storia delle arti decorative e dell'artigianato, per l'osservazione del passaggio dal manufatto al semimanufatto e alla produzione di serie, per la conoscenza della storia delle devozioni e delle tradizioni sentimentali, della merceologia, della didattica e di molte arti visuali, sempre in corrispondenza con la letteratura e con altre discipline.

Speciale collezionismo privato - pag. 13 [2007 - N.29]

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