Collezionismo e Numismatica

Il collezionismo di monete vanta cultori celebri nella storia e rappresenta una fonte di ricchezza per le raccolte pubbliche.

Andrea Gariboldi - Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna- Alma Mater Studiorum

La casa d'aste Christie's ha recentemente messo all'incanto la collezione "Bouhanna" di ossa di dinosauro e di fossili, di straordinario interesse scientifico, realizzando circa 300.000 euro; il Museo di Storia Naturale di Nizza forse si rammaricherà di non essere entrato in possesso dello scheletro di mammut siberiano dell'era quaternaria, in eccellente stato di conservazione. Tuttavia è ovvio che non sempre gli Enti pubblici hanno a disposizione i fondi dei privati.

L'interesse dei collezionisti verso la paleontologia non è un fatto recente, anche se resta sempre apparentemente bizzarro agli occhi di molti. Già l'imperatore Augusto era attratto da questo genere di reperti: Svetonio racconta che il principe amava abbellire le sue ville non tanto con quadri e statue quanto con oggetti notevoli per la loro antichità e rarità, come i resti di belve immani provenienti da Capri, che all'epoca si riteneva appartenessero ai Giganti. Fra gli oggetti antichi e rari collezionati da Augusto figuravano anche le monete, a volte regalate agli amici: egli potrebbe essere definito uno dei primi collezionisti della storia.

La passione per le monete non è un fenomeno esclusivamente occidentale: il principe cinese di Bin, Li Shouli, dell'epoca Tang, fu un collezionista di oggetti rari e di monete; dopo la sua morte, nel 741, la collezione passò ai discendenti e fu rinvenuta nel 1969 presso Xian, dentro due giare di terracotta. Il tesoro comprendeva, oltre a preziosi vasi d'oro e d'argento, antiche monete cinesi e giapponesi, monete del regno di Gaochang (V-VI sec.), e persino un solidus dell'imperatore bizantino Eraclio e una dracma del re sasanide Xusraw II.

Le motivazioni psicologiche che spingono al collezionismo sono molteplici e non sempre chiare: si va dall'attrazione estetica alla mera ostentazione di oggetti preziosi, che rivelano lo status sociale del proprietario, ma anche il fascino per l'orrido e il terrificante gioca la sua parte. A prescindere da esiti maniacali, il collezionismo numismatico ha rappresentato, specie con l'Umanesimo, una fonte di approfondimento e di studio dell'antichità. È noto che Francesco Petrarca fu un appassionato collezionista di monete e che utilizzò la numismatica come fonte primaria d'indagine storica ed iconografica. Altri collezionisti di monete romane furono il cardinale Pietro Barbo, poi papa Paolo II, e Cosimo de' Medici. In età moderna ricordiamo come esimio numismatico il re Vittorio Emanuele III, la cui collezione si trova ora a Roma al Medagliere di Palazzo Massimo. La passione per la numismatica gli era stata infusa dal suo precettore, il colonnello Osio, e nel 1900 il re vantava una delle migliori collezioni d'Europa (oltre centomila monete), che costituirà la base per la stesura del Corpus Nummorum Italicorum.

Il collezionismo privato ha spesso alimentato le raccolte pubbliche anche se il passaggio dalla "Camera delle meraviglie", spazio elitario e aristocratico di meditazione, al Museo come luogo di conservazione della memoria collettiva e nazionale, e poi di studio scientifico, ha impiegato diversi secoli, fino alla svolta del Museo in funzione educativa, avvenuta con l'Illuminismo. Ogni museo italiano vanta i suoi donatori. Importante anche il ruolo che sovente ebbero le istituzioni religiose nella conservazione del patrimonio culturale "pubblico": molti ordini riversarono il loro prezioso bagaglio artistico nelle collezioni pubbliche soprattutto durante la soppressione degli ordini in età napoleonica e le confische avvenute all'indomani dell'unificazione dell'Italia.

Per citare un emblematico caso ravennate di statalizzazione di una collezione, basti ricordare le vicende dei Camaldolesi di Classe. L'abate Pietro Canneti (1659-1730) e i suoi successori raccolsero numerose monete che formarono il primo nucleo della Collezione Classense, poi sostanzialmente confluita al Museo Nazionale di Ravenna, sul finire dell'800.

Il collezionismo numismatico, dunque, continua a rappresentare una fonte di ricchezza importante anche per le raccolte pubbliche, tramite lasciti, donazioni o acquisizioni, pur sottraendo alla collettività un bene di interesse storico (ma come si decide con rigore quanto un bene archeologico sia di "rilevante interesse" per la comunità?), almeno temporaneamente. Proprio questo punto cruciale di attrito, fra ciò che è bene pubblico e il diritto al possesso privato, dovrebbe essere affrontato con maggiore chiarezza dai legislatori.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 6 [2007 - N.29]

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