Una sciabola dalla Sicilia alla Romagna

Testimonianze garibaldine al Museo Civico di Castel Bolognese

Valerio Brunetti - Responsabile del Museo Civico di Castel Bolognese

Nel 1982, in occasione del primo centenario della morte di Giuseppe Garibaldi, si tenne a Castel Bolognese la mostra "I Garibaldini. Per una storia del Risorgimento a Castel Bolognese".
Questa iniziativa rappresentò sicuramente il primo momento di ricerca sul fenomeno della partecipazione dei volontari castellani, sia dei garibaldini che di quelli delle campagne risorgimentali, che fu straordinaria per un paese che contava allora poche migliaia di abitanti. Basti solo ricordare i circa centodieci volontari nella prima Guerra di Indipendenza e gli otto castellani al seguito dei fratelli Cairoli a Villa Glori, a Roma nel 1867.

Insieme ad un'attenta analisi storica, la mostra portò alla luce più di centoventi cimeli riguardanti i garibaldini di Castel Bolognese, gran parte dei quali provenienti dalle famiglie di origine che li avevano conservati fino a quel momento. Oltre a numerosi documenti cartacei, tra cui anche un originale spartito di un valzer intitolato A Garibaldi, erano stati individuati diversi ritratti dell'epoca, fotografie e dipinti, medaglie al valore, divise originali, addirittura un fucile ad avancarica appartenuti ai patrioti castellani. Un patrimonio che avrebbe potuto costituire un'eccellente raccolta risorgimentale.

A distanza di un quarto di secolo parte di questi cimeli non sono più reperibili, spesso dispersi tra eredi che non vivono più sul territorio comunale. Fortunatamente alcuni di questi, ed anche altri, nel corso degli anni sono confluiti attraverso donazioni nelle collezioni del Museo Civico di Castel Bolognese, all'interno della sezione storica locale.

Del garibaldino Luigi Tampieri oggi si conservano la sua foto incorniciata con due medaglie al valore, il fazzoletto da collo, il berretto rosso, le ghette bianche ed una coccarda tricolore con il ritratto di Garibaldi. Dell'allora ventenne Angelo Gramigna, tra gli eroi di Villa Glori, vi sono la foto originale, il diploma e la medaglia di benemerito della liberazione di Roma. Di Sebastiano Fanelli, garibaldino e pittore, si conserva un bel ritratto a pastello su carta di Garibaldi. Oltre ad una medaglia commemorativa dell'incontro di Teano, ad una "tessera" garibaldina e un tricolore sabaudo appartenuto ad associazioni garibaldine locali, si conserva una fotografia di Garibaldi che riporta una dedica alla "carissima sorella mia" Jessie White Mario.
Questa scrittrice inglese, che aveva sposato il patriota italiano Alberto Mario, è stata una delle figure femminili più rappresentative del risorgimento italiano. Profonda ammiratrice degli ideali di Garibaldi, lo aveva seguito, come giornalista e come infermiera, nelle sue principali avventure italiane. Durante la spedizione dei Mille in Sicilia aveva incontrato il patriota castellano Antonio Pezzi alias Giuseppe  Santandrea, che dopo essere stato liberato dal carcere di Favignana dove era detenuto per aver partecipato alla sfortunata spedizione Pisacane, si era arruolato tra i garibaldini. Purtroppo il Pezzi rimase ferito a Milazzo e morì tra le braccia di Jessie. Del Pezzi la White conservò la sciabola, a testimonianza, forse, di un rapporto personale che probabilmente andava oltre la semplice conoscenza fatta su un campo di battaglia. È lei a testimoniare, alla sua morte, la vera identità (si era arruolato sotto il falso nome di Santandrea); successivamente ne parlerà anche nei suoi libri. Dopo l'Unità d'Italia si stabilisce a Firenze. Qui conosce il castellano Giacomo Tacconi, al quale nel 1889 dona la sciabola con queste parole: "Pezzi è morto a Milazzo sulle mie ginocchia, conserva la sciabola in suo ricordo".

Nel 1989, cent'anni dopo, il figlio Antonio Tacconi donava al Museo castellano il cimelio, che così giungeva nel paese natio del suo eroico proprietario il cui vero nome appare oggi sul monumento che la città di Milazzo ha dedicato ai suoi liberatori.


Speciale Epopea Garibaldina - pag. 10 [2007 - N.28]

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