Luigi Varoli

Artista dotato di grande carica umana, svolse il ruolo di conservatore delle memorie cotignolesi

Daniele Ballanti - Ufficio Cultura Comune di Cotignola

Luigi Varoli nacque a Cotignola il 23 settembre 1889 ed iniziò la sua carriera artistica all’età di 12 anni come ceramista. Dopo aver appreso a Lugo i primi elementi del disegno da Visani si iscrisse, nel 1914, all’Accademia di Ravenna dove continuò gli studi sotto la guida di Vittorio Guaccimanni. Conseguì il diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1920 ed ottenne, due anni dopo, la licenza dei corsi superiori di pittura in Roma, a pieni voti. L’8 ottobre 1931, a dimostrazione della sua ecletticità in campo artistico, si diplomò contrabbassista presso la Regia Accademia Filarmonica di Bologna.
Espose in varie mostre di rilevanza nazionale e a Parigi al Salone degli Indipendenti, ottenendo importanti riconoscimenti. Diresse per vario tempo la rivista “E val”. Avviò laboratori di ceramica in molte città romagnole ed a Roma. Fece parte, più volte, di giurie in concorsi nazionali e regionali. Dirigeva, come aveva fatto per gran parte della sua vita, la scuola di disegno del suo paese nativo e da qualche anno insegnava figura al Liceo Artistico di Ravenna quando lo colse la morte il 25 settembre 1958.
Lasciamo alla penna arguta e competente di Raffaele De Grada il compito di inquadrare la figura di Varoli come artista: “… la qualità essenziale del Varoli, ciò per cui egli si è elevato come aquila sopra il pollaio della pittura di provincia è la sua capacità di trarre sempre l’immagine tipica ed eccezionale, quella che la prima volta si scopre solo all’artista e che noi chiamiamo ‘invenzione’. Per essa e con essa il mondo si accresce di un fatto nuovo, che prima non esisteva. Esisteva si la Romagna, Cotignola, la sua gente, la memoria robusta degli Sforza e la presenza di una civiltà contadina, aggregata nel lavoro e dispersa nella bizzarria dei suoi cantastorie, narratori d’organetto, bevitori, sciancati e passatempi d’osterie. Ma dopo Varoli questa realtà la vediamo in modo diverso, essa ci giunge con l’annobilimento della pittura più piena e con l’estro delle sue “maschere” in una scultura che riprende tutte le fantasie delle correnti antiche dell’espressionismo realista a incominciare da quelle che vengono dal barocco”.
Varoli aveva costituito a Cotignola, in particolare negli anni che vanno dal 1935 al 1955, un vero e proprio cenacolo artistico frequentato dalle giovani promesse dell’arte del periodo: Ruffini, Folli, Giangrandi, Panighi, Magnani, Gordini, Ghinassi, Guerrini, Liverani e numerosi altri artisti. Tutti loro hanno sempre testimoniato verso Varoli un legame strettissimo che va oltre al tradizionale rapporto allievo maestro. Quando gli allievi parlavano e parlano di lui si percepisce l’affetto, la riconoscenza, la stima ed il rispetto. Varoli ha animato la “Bassa Romagna” dal punto di vista artistico culturale; il suo studio è stato una fucina di artisti, la sua opera ha animato la vita civile cotignolese e le sue tradizioni e manifestazioni, in particolare la Segavecchia.
Cotignola conserva la casa dove è vissuto, ricca di testimonianze, ed a Varoli ha dedicato lo spazio più prezioso: nel Palazzo Sforza alcune sale del primo piano raccolgono dipinti, sculture lignee ed in ferro, ceramiche, incisioni, cartapeste e documenti che testimoniano la vita e l’opera dell’artista. A Cotignola è ancora attiva la Scuola Arti e Mestieri, dove Varoli ha avviato, per anni, centinaia di cotignolesi al disegno, alla ceramica, all’espressione creativa, al “mestiere”, all’amore per la vita e per i valori umani. Varoli, artista e persona dotata di una grande carica umana, ha svolto l’importante ruolo di “conservatore” delle memorie della comunità: nella sua casa e nel suo cortile ha raccolto e protetto opere d’arte, arredi, oggetti di uso comune ed anche reperti archeologici, parte dei quali custoditi oggi nella nuova sala archeologica comunale.

Personaggi - pag. 8 [2004 - N.21]

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