Rappresentare la storia contemporanea

Un dossier, pubblicato a cura dell’IBC, approfondisce le tematiche legate al sessantesimo anniversario della Liberazione, attraverso lo studio dei musei storici della regione

Patrizia Tamassia - Patrizia Tamassia

Nel territorio dell’Emilia-Romagna sono presenti molti e significativi musei e luoghi di memoria della Resistenza e della Seconda guerra mondiale: questa concentrazione, che risalta particolarmente nel panorama italiano, è dovuta a ragioni legate sia allo svolgersi degli eventi storici che allo sviluppo della società regionale nel dopoguerra. Sono frutto di quel particolare legame tra la storia appena trascorsa e la sua rappresentazione che si crea quando i protagonisti e i testimoni sono molto spesso determinanti nel farsi museo degli eventi e dei valori che si vogliono ricordare e dunque trasmettere.
Proprio all’approfondimento di questo rapporto è dedicato il dossier monografico della rivista IBC (n.2 – giugno 2004) appena uscita, che intende in questo modo offrire un contributo di riflessione per le celebrazioni del Sessantesimo anniversario della lotta di Liberazione.
L’analisi si apre con la rappresentazione del Risorgimento che nei musei trova uno degli strumenti di quel processo di costruzione dell’identità nazionale che era il chiaro obiettivo della classe dirigente nell’Italia postunitaria. Scrive Massimo Baioni: “Il Risorgimento – la storia contemporanea dell’epoca – entrava dunque nelle sale dei musei sull’onda di una pressante esigenza di educazione nazionale, che conferiva loro quella fisionomia di templi laici del patriottismo destinata a segnare per lungo tempo le strategie espositive.”
Seguendo lo sviluppo dei musei del Risorgimento dall’epoca della loro fondazione fino ad oggi, si possono cogliere elementi per una riflessione su quanto gli avvenimenti successivi abbiano prodotto adattamenti e modificazioni sia come contenuto che come allestimento: ovvero su quanto la storia contemporanea che si fa museo, sia soggetta ad interagire con il mondo esterno, in modo molto più marcato ed evidente di quanto questo si verifichi per altre tipologie di musei .
Sono proprio queste considerazioni a rappresentare il collegamento che si intende sottolineare tra i musei del Risorgimento e quelli della Resistenza, esempi più vicini a noi di storia contemporanea rappresentata nei musei.
La Resistenza, in Italia, entra nei musei in modo tutt’altro che lineare intrecciando il suo percorso con le vicende politiche del nostro paese: Ersilia Alessandrona Perona individua quattro momenti: “lo sforzo dei Comitati di Liberazione nazionale (CLN) di creare un discorso pubblico a livello non solo di simboli ma anche di rappresentazione esemplare (1945-1947), frustrato dall’avvento dei governi di centro destra e congelato dalla guerra fredda; la ripresa di un discorso propositivo tra la metà degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta ad opera soprattutto dei testimoni; la svolta negli anni Settanta con l’apporto di nuove risorse umane, culturali, politiche; la ricerca, dagli anni Novanta, di un nuovo modo di rappresentare, comunicare, trasmettere la storia nei musei”.
Nella nostra regione è proprio durante gli anni Settanta che si realizzano la maggior parte dei musei della Resistenza anche se già Casa Cervi era un luogo di memoria e identità molto forte, fin dagli anni dell’immediato dopoguerra. La vicenda della nascita di questo museo è unica perché ruota attorno alla figura carismatica di papà Alcide e alla sua volontà ferma e decisa di continuare a tramandare il ricordo dei figli e del loro sacrificio; la realizzazione della casa museo rappresenta, in modo esemplare, proprio quel legame particolare tra storia contemporanea e musei in quella fase cruciale determinata da una forte esigenza di memoria.
Infatti il delicato passaggio dal racconto dei protagonisti all’allestimento dei musei storici che è stato compiuto – e si sta continuando a compiere – in questi sessant’anni che ci separano dagli eventi è un tema da approfondire; sono le modalità attraverso le quali i musei della Resistenza comunicano i loro contenuti ad essere già diventate esse stesse elementi storicizzati della rappresentazione che in questi anni si è proposta di quel periodo storico decisivo e sofferto. Dunque un punto di vista particolare dal quale osservare l’insieme dei musei e dei luoghi per la memoria che permette di evidenziare letture e stratificazioni legate alle interpretazioni e alle volontà di memoria degli ultimi decenni e che risalta maggiormente proprio nel quadro d’insieme regionale.
Le realtà museali emiliano-romagnole compongono un mosaico che restituisce la storia del periodo della Seconda guerra mondiale, così complessa e difficile da dipanare, attraverso l’approfondimento di singoli aspetti degli avvenimenti di una regione che ha avuto un ruolo determinante nel quadro nazionale.
Proprio dal collegamento e dalla ricomposizione delle singole esperienze museali può realizzarsi quel processo di crescita, indispensabile per poter continuare a comunicare in modo efficace ed incisivo. Per dare un segnale che vada nella direzione di un sistema regionale dei musei e dei luoghi per la memoria l’Istituto Beni culturali, insieme agli Istituti storici e ai musei della regione, ha proposto, per le celebrazioni del Sessantesimo una carta tematica dal titolo provvisorio Una regione di storia. Musei e luoghi per la memoria della Seconda guerra mondiale in Emilia-Romagna da distribuire con un quotidiano a ampia diffusione regionale.
Memoria come percorso continuo di costruzione di memoria: come ha scritto Ezio Raimondi nella prefazione alla mostra permanente su Silvio Corbari a Ca’ Cornio di Modigliana “Ricordare significa anche rimettere in discussione una esperienza codificata nel tempo, interrogare di nuovo certezze e convinzioni alla luce implacabile del dopo, con nuove prospettive e nuovi problemi: il passato non è qualcosa di immobile, ma è sempre investito dalle esigenze, dai desideri, dai ripensamenti del nostro presente”.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2004 - N.20]

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