Colonnette o fuseruole?

Una polemica di cento anni fa sulle balaustre dei balconi della Loggetta lombardesca di Ravenna

Nadia Ceroni

Il "Corriere di Romagna" (Ravennate) del 20 giugno 1903 riportava una curiosa polemica, relativa "alla forma da darsi alle ringhiere dei balconi e delle arcate" della Loggetta Lombardesca. Il Monastero di Santa Maria in Porto, soppresso nel 1798, era stato ristrutturato negli anni 1885-87 per essere adibito a caserma militare ospitante, per volontà del Governo, il 12° corpo d'armata. Alla facciata originaria, prospiciente gli attuali Giardini Pubblici - ex Ippodromo e precedentemente Orto e Giardino del Monastero - erano state tolte le balaustre dei tre balconi e della Loggetta, assieme a quelle dei quattro balconi del chiostro interno. In previsione dell'Esposizione Regionale Romagnola, che sarebbe stata allestita l'anno successivo proprio negli spazi dell'Ippodromo, del chiostro e della Loggetta di Porto, nel 1903 furono avviati nuovi lavori di restauro della facciata, sotto la direzione di Corrado Ricci, comprendenti anche la riapertura delle arcate delle logge. Per la forma da assegnare al coronamento delle balaustre, furono presentati due progetti: l'uno, di Gaetano Savini, che proponeva la balaustra a colonnette; l'altro, di Romolo Conti, che preferiva le fuseruole. Alla controversia, riportata dai giornali locali, prese parte anche il pubblico. Una anziana signora, Maria Mazzanti, testimoniò che "in sua giovinezza, dimorando allora nei chiostri di Porto con suo padre che ne era il custode" ricordava bene che le balaustre erano a colonnette. Una lettera di Vesi Gaetano, che negli anni 1867 e seguenti era stato sagrestano nella chiesa di Porto, diceva invece di ricordare le balaustre a fuseruole. La lettera fu pubblicata nel "Faro Romagnolo" del 28 giugno 1903. Nonostante le opposizioni del Savini e il ritrovamento di un frammento di colonnetta di marmo, murato in una parete al piano superiore della loggia, la scelta della Soprintendenza, e del pubblico, cadde sulle fuseruole. Anche gli attuali otto dischi di porfido e di serpentino, in corrispondenza delle colonne della facciata, vi furono collocati nel 1903, in sostituzione di quelli originali che pare fossero "di Giallo e Rosso di Verona". È quanto ci tramanda Gaetano Savini ( 1850-1917 ) nella sua monografia Memorie illustrate di Ravenna. Sulla questione anche Corrado Ricci non sembrò essere molto d'accordo, dato che scrisse al Sindaco: "Io mi limiterò a dire qui che nelle deposizioni orali d'entrambe le parti ho poca fiducia. Ricordarsi di un particolare d'un monumento qualsiasi trasformato da lungo tempo, è cosa estremamente difficile anche per chi si è occupato e si occupa ex-professo d'arte e della sua storia. Michelangelo interpellato dal Vasari sulla forma di certa scala, proprio da lui Michelangelo disegnata, rispose di non averne più preciso ricordo e di non poter fornire le richieste notizie senza tema d'involontariamente errare. E si trattava di Michelangelo!".

Ricerche e curiosità - pag. 18 [2003 - N.17]

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