Firenze e Ravenna: il mito dantesco tra agiografia e rappresentazione

Università degli Studi di Bologna Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali Tesi di: Daniela Laghi Relatore: Prof.ssa Maria Letizia Strocchi Anno Accademico 2000-2001

Daniela Laghi

Un'indagine dantesca di taglio particolare ed inedito: questa volta Dante è al centro di uno studio non solo come autore della Commedia, ma come simbolo sociale, politico e culturale di due secoli di storia italiana. Attraverso lo studio delle fasi che hanno contribuito a creare il mito, inteso in termini romantici, della figura del poeta si delineano anche i momenti salienti della storia politica di una nazione e di un popolo che ha scelto di identificarsi in Dante in diverse e significative occasioni. L'obbiettivo di questo studio è quello di raccontare quale sia attualmente, e come si sia generata, attestata e confermata durante il XIX e il XX secolo, la concrezione della memoria dantesca, attraverso testimonianze figurative e celebrative dell'uomo Dante: inevitabilmente strumentalizzato nello Stato Italia. Firenze e Ravenna sono i centri in cui è nato e si è principalmente sviluppato il culto dantesco, e questi sono i due punti di vista da cui parte la ricerca. Ripercorrendo le tappe, in particolare manifestazioni artistiche e celebrative svoltesi in onore del poeta dai primi dell'Ottocento alla metà del Novecento, si può notare come spesso la storia del culto dantesco si intrecci, e in alcuni casi si sovrapponga, alla storia politica del paese. Dante è stato identificato come simbolo della breve repubblica napoleonica, dell'unificazione e della dittatura fascista; la sua immensa portata storica e sociale è stata catalogata e strumentalizzata a seconda delle varie necessità politiche e la sue effigie ha decorato festoni e bandiere, in occasioni tra le più disparate. Tuttavia questo studio palesa anche un'altra realtà: questo grande paese, ed in particolare le due città dantesche per eccellenza, Firenze e Ravenna, non hanno saputo costruire intorno ad un così alto esempio di italianità, un assetto celebrativo e artistico veramente degno del suo insuperato genio. Oggi le Guide rosse del Touring Club Italiano registrano, come cent'anni fa, a Firenze un cenotafio entro Santa Croce, un monumento errabondo nella stessa piazza, una statua "di serie" nel piazzale degli Uffizi, una fittizia casa degli Alighieri "specchietto per turisti", un ritratto di Dante per mano di Giotto, che non raffigura probabilmente Dante e che non è attribuibile a Giotto, al Bargello, come volevano fonti poi criticamente smentite. Del "Sasso di Dante", luogo mitico dei visitatori inglesi dell'Ottocento, non rimane se non il nome di una trattoria. A Ravenna la tomba di Camillo Morigia ha preso il luogo, nel 1780, di un preesistente sepolcro, di cui mantenne parte della decorazione scultorea, e dopo diverse aggiunte e sistemazioni si confermò nell'assetto attuale dal 1921; al quale monumento, almeno dal 1798, sono stati resi gli onori nelle varie circostanze nonostante vi fosse chi, già cinquant'anni dopo la sua costruzione, ne auspicasse la demolizione. Il Museo Dantesco di Ravenna - progettato da Corrado Ricci nel 1919, inaugurato nel 1921 - chiuso, poi riaperto nel 1989, si presenta oggi come un'accolta un po' casuale e discontinua di "omaggi danteschi" di natura contemporanea, frammisti a cimeli di varia origine. In conclusione, Dante è servito in vari contesti storici alla "causa Italia": l'Italia di oggi, emancipata da servitù ideologiche vere o presunte, potrebbe perseguire, nella sua configurazione istituzionale, una meta concreta e unitariamente intesa: cioè un luogo di memoria dantesca, superiore ed estraneo a rivendicazioni campanilistiche, che convogli interessi, ricerche, istanze di comunicazione: senza contrapposizione tra Guelfi e Ghibellini, tra Firenze e Ravenna, tra vita e morte. Il materiale documentario e iconografico raccolto in questa tesi si presterebbe ad essere allestito in una piccola esposizione che potrebbe fornire una conoscenza di aspetti meno noti del culto dantesco.

Tesi e musei - pag. 8 [2003 - N.17]

[indietro]