La cultura materiale di Romagna

Dalle fotografie che Paul Scheuermeier scattò e raccolse fra il 1919 e il 1935 su tutto il territorio romagnolo, emerge una ricca documentazione sui mestieri e il lavoro contadino

Anna Maria Baratelli - Istituto Beni Culturali

Segnano i confini della Romagna etnografica, da Ravenna a Sant'Agata Feltria a Tavoleto, le 167 fotografie di Paul Scheuermeier, 119 delle quali inedite, recuperate dal Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna presso il Romanisches Seminar di Berna. Un corpus scelto fra migliaia di immagini che avrebbero dovuto corredare una pubblicazione a carattere "illustrativo" da accompagnarsi al volume intitolato Atlante Linguistico-Etnografico dell'Italia e della Svizzera, di K. Jaberg e J. Jud. Durante il lungo soggiorno trascorso in Italia dal 1919 al 1925, come ricercatore dell'Ateneo di Zurigo, e poi durante i cinque brevi soggiorni supplementari degli anni 1930-1935, Scheurmeier avviò un'accuratissima indagine sul campo, svolta con l'ausilio di una scheda scientifica di rilevamento, redatta dai suoi maestri Jaberg e Jud, e della tecnica fotografica. Scheuermeier accompagnò il rilevamento da fonte orale, effettuato su un campione scelto, con una serie di appunti annotati sul "Diario" o trasmessi a Jud in forma di corrispondenza. Nel periodo trascorso in Romagna, Scheuermeir compilò anche un Supplemento di indagine di quattordici cartelle, datato ottobre 1931, contenente indicazioni di "etnografia tecnica" e di fonetica e lessico dialettale rilasciate da un informatore fusignanese di nome Stefano Melandri. L'enorme mole del materiale raccolto, caratterizzato dall'approfondimento delle informazioni sugli usi domestici, le tecniche di lavorazione agricola ed artigianale, i cicli produttivi, le tipologie abitative, delle zone rurali italiane venne poi a costituire la materia per i due volumi de Il lavoro dei contadini, pubblicati rispettivamente a Zurigo nel 1943 e a Berna nel 1956, thesauri di quel prezioso sapere etnografico che, altrimenti, non avrebbe potuto trovare spazio in un'opera principalmente di carattere linguistico e cartografico quale doveva essere l'AIS. L'organizzazione strutturale dei due volumi, che prevede l'accostamento di una antologia di immagini ai disegni e alla descrizione testuale relativa ad ambiti specifici di attività lavorative ed occupazioni domestiche, arriva a delineare in maniera quanto mai esaustiva il quadro della cultura tecnologica del mondo rurale italiano e, di conseguenza, della struttura sociale ed esso connessa. L'adozione di un metodo di ricerca innovativo che dall'occasione e dalla singola esperienza focalizza l'attenzione sulla struttura e sull'insieme, consente, tra l'altro, allo Scheuermeier un'analisi comparativa tra le varie aree geografiche italiane e l'individuazione delle prime manifestazioni della radicale trasformazione impressa all'agricoltura dal progresso tecnologico e dalla politica del regime fascista. La documentazione fotografica della pianura ravennate percorsa da fondi canali o scavata dai bacini dei maceri della canapa, garantisce dell'aspetto idrogeologico di un territorio che la bonifica avviata dal governo italiano negli anni '30 ha parzialmente mutato, con un impatto notevole anche sul piano economico dovuto alla progressiva scomparsa di terreno da adibirsi a pascolo e la conseguente diminuzione della produzione casearia e dei filati sia di fibre animali che di fibre vegetali. La filatura tradizionale con rocca e fuso, aspo, incannatoio a mano, dipanatoio e la tessitura con la preparazione del filo dell'ordito sull'orditoio a muro ed il grande telaio, documentata come nel caso della cardatura della lana a Fusignano per l'intero ciclo, costituiscono una voce dell'economia domestica, prettamente femminile, destinata ad essere soppiantata dalla concorrenza del nascente settore tessile industriale capace di reimpiegare anche la donna come forza lavoro. La sequenza documentativa dei vari tipi di utensili (falcetti, falci da erba, falci messorie, badili, zappe, zappette da vigna, vanghe semplici o con predellino) appoggiati alla porta della rimessa di una casa colonica di Saludecio o Meldola e delle diverse tipologie di aratro in uso a Brisighella o a San Benedetto in Alpe, legge di un livello tecnologico artigianale, che se pur basso, rappresenta la massima espressione di prodotto per un'autorganizzazione produttiva, quale è quella contadina, in grado di garantire un'ampia gamma di strumenti ed utensili con una specifica funzione e di riconvertire ad altro uso gli attrezzi dismessi. Il rilievo dell'architettura rurale, con l'evidenza delle sostanziali differenze fra le tipologie abitative delle zone dell'entroterra ravennate e del primo appennino marchigiano, ricostruisce, invece, la topografia di alcune zone abitative che, dopo la spopolamento degli anni '50, cominciano ad essere oggi valorizzate all'interno di un progetto di sviluppo economico legato al turismo rurale piuttosto che all'agricoltura. Una traccia di continuità che le fotografie di Paul Scheuermeier insegnano a rintracciare negli oggetti, nei costumi, nei prodotti di una cultura materiale che ci appartiene come futuro del nostro presente.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2000 - N.7]

[indietro]