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Museo Arcivescovile
RAVENNA, 48100



Piazza Arcivescovado, 1
tel.: 0544 219938
fax: 0544 246833

Apertura: dal 1/11 al 28/2, ore 9.30-16.30; dal 1/4 al 30/9, ore 9-19; marzo e ottobre, ore 9,30-17.30
Attualmente la sede originaria del Museo è chiusa per lavori di ristrutturazione.
È comunque possibile visitare una sezione del museo con esposti i pezzi più importanti.
icona museo

Il Museo Arcivescovile di Ravenna, soprattutto come sale di raccolta di antiche epigrafi, risale al 1734 quando l'Arcivescovo Maffeo Nicolò Farsetti volle raccogliere numerose iscrizioni incise su lastre di marmo: lastre che erano parte cospicua del pavimento dell'antica Basilica Ursiana, che in quegli anni veniva demolita per dar luogo al Duomo attuale di Ravenna. Per questo il Museo fu chiamato originariamente Sala Lapidaria.

Si trattava anche allora di due sale al primo piano del palazzo arcivescovile, palazzo che, in questa parte, risulta dalle strutture dell'antichissimo Episcopio ravennate risalente al sec. IV. Nei tempi a noi vicini il Museo si è arricchito di due altri ambienti: una saletta che contiene le stoffe e il piano della torre romana, chiamata Salustra, che ospita al centro la Cattedra d'avorio di Massimiano (metà del sec. V). Alla fine del V secolo venne a trovarsi attigua alla torre Salustra la Cappella arcivescovile detta da Andrea Agnello (metà del sec. IX) Monasterium S. Andreae.

Il Museo Arcivescovile attuale, in quanto comprende la sola torre romana di Ravenna ancora in uso, l'antichissima Cappella arcivescovile e le strutture superstiti dell'antico Episcopio, è un Museo di singolarissima importanza: tale da doversi dire che i contenuti, per quanto importanti, sono forse sopravanzati dal 'contenitore'. Certo esso contiene elementi unici nella storia dell'arte: la Cappella Arcivescovile e la Cattedra d'avorio. Inoltre, dato che non è possibile comprenderlo senza metterlo in relazione con la pristina residenza dei vescovi ravennati e con la Basilica cattedrale, esso si congiunge organicamente col complesso monumentale della Ravenna romana e paleocristiana che risulta l'unità urbana più significativa di tutta la storia della città.

Questa singolarità del Museo Arcivescovile è evidenziata dal fatto che nessuna altra città dell'orbis catholicus antiquus (non Roma, non Costantinopoli, non Gerusalemme o Antiochia) possiede una simile cattedra (che è naturale corredo dell'antica Ursiana) e una tale cappella così bene conservata nei secoli, con tutta la sua struttura muraria originale e con la quasi intera decorazione musiva, in larghissima parte pure originale. La Sala lapidaria risale a quegli anni intorno al 1734 quando un erudito modenese, Domenico Vandelli, osservò che nel lavoro di sollevamento delle tavole marmoree del pavimento dell'antica Ursiana, queste tavole lasciavano un'incisione di iscrizione nel terreno cui aderivano.
Egli s'accorse ben presto che si trattava non di lastre lisce ma di marmi incisi, con iscrizioni sepolcrali in parte pagane e in parte cristiane provenienti da antichi cimiteri della zona di Classe. Un bene culturale di questo genere non poteva certo andare disperso, ma neppure doveva essere rimesso in opera nel moderno pavimento. Raccolto nella Sala lapidaria dette luogo al primo nucleo del Museo attuale.