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Museo del Lavoro Contadino
BRISIGHELLA, 48013



Via Monticino 2
tel.: 0546 83129-994419
fax: 0546 80295
cultura@comune.brisighella.ra.it
Attualmente il museo è chiuso per lavori di ristrutturazione e riallestimento dele collezioni < icona museo

Nel 1975 nasceva il Museo del Lavoro Contadino nelle vallate del Lamone - Marzeno - Senio. Il Museo, oltre al recupero di un materiale sempre più raro, si propone di far comprendere una realtà storica spesso ignorata nel suo essere, nel suo trasformarsi e nel suo estinguersi in seguito all'incalzante processo di industrializzazione. E' questo il patrimonio culturale ricchissimo di un'epoca storica che si chiude e che porta con sé le botteghe artigiane dei nostri borghi, i carretti degli ambulanti, le figure di lavoratori una volta familiari.

Quale sede migliore per il museo se non un importante monumento come la "Rocca", come amano definirla comunemente gli abitanti di Brisighella.

Per merito della Comunità Montana dell'Appennino Faentino e del Comune di Brisighella, che desideravano valorizzare sempre meglio l'aspetto turistico - culturale di Brisighella e di tutto il territorio circostante, negli anni 1975-76 vi si insediò il Museo del Lavoro Contadino nelle Vallate del Lamone - Marzeno -Senio.

Grazie ad una continua e capillare ricerca e a molte donazioni, alla raccolta iniziale del pittore Elvio Cornacchia si sono aggiunti numerosi altri pezzi provenienti prevalentemente dal territorio delle tre vallate. Essi sono progressivamente aumentati nel corso del tempo, connotando sempre meglio una realtà locale che gli ideatori si sono proposti di approfondire anche con pubblicazioni e ricerche.

Oggi la raccolta è costituita da 2.400 oggetti che, accuratamente ripuliti e restaurati, sono stati inventariati e collocati nell'antico monumento dove vengono ogni anno ammirati da numerosi visitatori.

Durante l'allestimento sono stati fedelmente ricostruiti ambienti della casa rurale e vecchie botteghe artigiane mentre, negli spazi più ridotti, si è seguito il criterio tipologico o tematico. L'ambiente architettonico non ha subito alcuna alterazione e sovrapposizione, in modo che tutti i visitatori, oltre ad ammirare la conservazione e la bellezza del monumento, possano studiare e apprezzare la ricca raccolta di strumenti agricoli, attuando nello storico edificio un'attività culturale -artistico - didattica di non insignificante validità. Si è raggiunto così un duplice scopo: fornire la possibilità di ammirare l'ampia visione della vallata del Lamone e promuovere un'attività di richiamo e di studio di un mondo passato.

Due dei percorsi didattici proposti al Museo meritano un accenno particolare: il primo riguarda l'allevamento dei bachi da seta, il secondo la lavorazione del gesso.

Per guadagnare qualcosa le nostre nonne oltre a tessere e ricamare, allevavano pure i bachi da seta. Compravano le uova verso marzo-aprile ponendole in un luogo caldo per otto - dieci giorni; mentre attendevano la schiusa preparavano dei "letti" di paglia, con qualche foglia di gelso, dove i piccoli venivano posti.

Dopo una settimana si costruiva l'armadio, un attrezzo formato da quattro bastoni di legno sostenuti verticalmente da un piede più o meno solido e attraversati da fili inclinati verso l'alto, distanti tra loro venti - trenta centimetri. Questi servivano a sorreggere delle pertiche sulle quali erano appoggiati dei graticci o cannicci di forma quadrata o rettangolare: su questi venivano distesi i bachi con abbondanti foglie tenerissime di gelso che, data la voracità dei bruchi, venivano sparse due volte al giorno.

Per mantenere la pulizia ed evitare le infezioni, i graticci venivano cambiati una volta al giorno e questo per quaranta giorni, finché non si formava il bozzolo, che poteva essere venduto a peso direttamente sul mercato.

Un altro percorso didattico di particolare interesse è quello che descrive la lavorazione del gesso. Per la vita economica di Brisighella grande importanza ha avuto nel tempo l'estrazione del gesso: risale ad alcuni secoli fa e, fino a qualche anno addietro, ha occupato un certo numero di abitanti del paese.

Ancora nel secolo scorso il lavoro era molto duro se si pensa che tutto il materiale estratto doveva essere ridotto in piccoli blocchi con picconi e mazze. Cotto in una buca scavata nella roccia, veniva passato nella macina tirata da un mulo, la "gròla", ed infine setacciato al vaglio. Rese meno faticoso il lavoro uno strumento chiamato "messina" che nel 1916 venne introdotto a Brisighella dai nostri emigrati nelle miniere tedesche. Questo attrezzo permetteva di trivellare ad elevate profondità la vena del gesso per poi riempire la cavità con polvere esplosiva. Oggi la zona della vena del gesso è tutelata da vincoli paesaggistici ed è diventata frequente meta di gite da parte degli appassionati dell'ambiente.