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Museo dell'Arredo Contemporaneo
RUSSI, 48026

vai alla scheda del museo

S.S. San Vitale
tel.: 0544 419299
fax: 0544 416119
info@museoarredocontemporaneo.com
www.museoarredocontemporaneo.com
Apertura: sabato e domenica: 14.30-19.00. Dal martedì al venerdì visite su appuntamento per gruppi. Chiusura: lunedì. icona museo

Su iniziativa di Raffaello Biagetti è sorto nel territorio di Russi un importante Museo privato di design e arredamento di interni.

Nella seconda metà degli anni ottanta una commissione di esperti, tra cui Giovanni Klaus Koenig, Giuseppe Chigiotti e Filippo Alison, ha selezionato 150 pezzi di arredo che hanno costituito una prima esposizione permanente sulla storia del design dell'arredo dal 1880 al 1980.

Successivamente tale esposizione grazie alla buona scenografia e all'impianto esplicativo e didattico (curati da Piero Castiglioni) si è trasformato in un Museo che, suddiviso per sezioni, raffigura alcuni periodi storici. Inizia dall'Art Nouveau in Spagna (Anton Gaudi), in Austria (Michael Thonet), in Scozia e Inghilterra (Charles R. Mackintosh) e utilizza tavole luminose che riportano cenni biografici degli autori.

Si passa quindi alla grande scuola viennese del primo '900, la Wiener Werkstatte, alla quale aderirono molti artisti e architetti, tra cui Joseph Hoffman, Otto Wagner, Joseph M. Olbrich, col fine di creare opere d'arte complete nei dettagli e di prima qualità. Segue un'altra grande scuola tedesca, la Bauhaus, che diede un grande contributo alla cultura del design con Walter Gropius (fondatore e primo direttore), Marcel Breuer e Mies Van der Rohe. Si incontrano in questo settore anche opere di Frank L. Wright e Gerrit T. Rietveld, autori più o meno dello stesso periodo, ma appartenenti a culture diverse: entrambi comunque, impegnati in un programma di radicale rinnovamento artistico del primo Novecento.

E' la volta poi di Russia, Francia e Italia negli anni '30, con la presenza di quegli autori (tra cui Le Corbusier, i mobili del quale nascevano con la collaborazione di Charlotte Perriand e Pierre Jannert, Jean Prouvé, Giò Ponti, Giuseppe Terragni e Pietro Chiesa) che hanno maggiormente contribuito allo sviluppo del design.

Dopo la parentesi del movimento Decorative Arts inteso come arte decorativa alla ricerca del bello funzionale, elegante e non decadente, ecco l'Organic Modernism riferito agli anni '50 tipicamente scandinavi, americani e italiani, con nomi di spicco quali Alvar Aalto, uno dei padri dell'architettura organica; Charles Eames, uno dei più grandi designers americani; Giò Ponti, architetto ed artista, fondatore di Domus, una delle prime riviste di arredamento del mondo.

Si arriva così agli anni '60, durante i quali gli imprenditori italiani avviano il processo di industrializzazione del design, mettendo a punto nuove tecnologie per la produzione in serie dei mobili e degli oggetti di arredo. Per questo la sezione più nutrita del museo è quella dedicata alla grande produzione industriale, l'Industrial Design, che impegna le industrie italiane nella sperimentazione di nuovi materiali, e nella produzione in serie di arredi per la casa con caratteristiche nuove di estetica e funzionalità.E' il Made in Italy insomma, che tutto il mondo riconosce come stile italiano, e che continua durante gli anni '70, fino agli inizi degli '80, quando l'esposizione museale termina con alcuni esemplari di mobili tedeschi e giapponesi il cui design si impone per forma e funzione.

Tra i molti esponenti italiani di quest'ultimo periodo emergono Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Carlo Scarpa, Gae Aulenti, Marco Zanuso, Gaetano Pesce, Afra e Tobia Scarpa, Ettore_Sottsass, Giancarlo Piretti, Vico Magistretti. I pannelli perimetrali descrivono questo periodo che va dal 1880 al 1980, suddiviso in sei momenti che si susseguono e si compenetrano fra loro. Ognuno di questi pannelli raffigura diverse immagini riferite all'epoca descritta: pittura, grafica, architettura, arti applicate, cinema, moda. A queste immagini si sovrappongono quelle dei pezzi prescelti; in questo modo il visitatore riesce a collegare immediatamente alcuni brani di storia.

“Casablanca” di E. Sottsass (1980)
“Casablanca” di E. Sottsass (1980)
Poltrona di G. Pesce (1969)
Poltrona di G. Pesce (1969)
Ingresso del museo: mosaici di E. Sottsass Jr
Ingresso del museo: mosaici di E. Sottsass Jr