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Museo Informa: notiziario del Sistema Museale
N. 14 anno 2002
Speciale biblioteche dei musei

La biblioteca del Museo Ornitologico di Ravenna
Il fondo principale della biblioteca è costituito dalla donazione di Maria e Bianca Brandolini sorelle del grande ornitologo, naturalista e cacciatore, Alfredo
Linda Kniffitz - Bibliotecaria

La collezione libraria del Museo Ornitologico e di Scienze naturali di Ravenna deriva per buona parte dal lascito delle sorelle Brandolini, Maria e Bianca, che donarono al Comune, nel 1967, la collezione di uccelli imbalsamati, corredata di repertori specialistici, del fratello Alfredo, grande ornitologo, naturalista e cacciatore. La collezione è stata poi accresciuta con donazioni e acquisti di numerose opere specialistiche di varie branche delle scienze naturali. Alfredo Brandolini, agronomo e possidente terriero, aveva collezionato numerose specie di uccelli italiani, in particolare gli esemplari del ravennate, e alcune specie esotiche, soprattutto africane. Con altrettanta passione aveva creato una raccolta di volumi con l’intento di costituire un supporto allo studio e alla catalogazione della collezione ornitologica, ma anche col gusto del collezionista di rarità librarie: nella biblioteca si trovano alcune fra le prime opere a stampa di argomento ornitologico: l’Histoire de la nature des oyseaux di Belon (1555), la Historia Animalium di Gessner (1583), l’opera di Aldrovandi Ornithologiae e l’Uccelliera di Olina. Fin dalle prime edizioni i volumi vengono corredati di illustrazioni per facilitare la ricerca tassonomica, oppure si stampano serie di incisioni sciolte a guisa di repertori inconografici, come le due belle serie a bulino, di Henry Leroy (1579 - post 1651), dal titolo La volière des oiseaux. L’opera viene recensita dai repertori più noti (Nagler, Le Blanc) come un’unica serie, ma in realtà consta di due serie numerate separatamente: la prima formata da 7 stampe più il frontespizio, ove sono descritte varie specie ornitologiche raggruppate con criteri eterogenei, e senza rispettare le proporzioni, la seconda di 6 stampe con varie specie di volatili fra tralci vegetali e fiori. Particolarmente ricchi di immagini sono i libri sulla caccia, libri che esemplificano non tanto o non solo le caratteristiche fisiche delle prede più ambite, ma anche le varie tecniche praticabili per raggiungere la cattura. La riforma linneana ha facilitato lo studio sistematico degli uccelli, promuovendo la compilazione di repertori di avifauna e dando impulso a raccolte pubbliche e private: tra il XIX e l’inizio del XX secolo si stampano le opere dei principali ornitologi, quasi tutti presenti in biblioteca. La raccolta Brandolini si distingue anche per lo spazio dato alle opere di studiosi locali: se si guarda in particolare alla cultura ravennate della prima metà del ‘700, si rileva come all’interno della famiglia Ginanni, nell’arco di due generazioni, si compiano degli importantissimi approfondimenti dei fenomeni naturali. Giuseppe Ginanni, pubblica nel 1737, l’opera Delle uova e dei nidi degli uccelli, che contiene anche due saggi di Osservazioni e dissertazioni sopra varie spezie di cavallette: l’opera non contiene elementi di novità, lo schema tassonomico, impostato su tre classi, è ancora quello proposto dall’Aldrovandi. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1753, il nipote Francesco dà alle stampe due opere postume sulle piante del mare Adriatico e sui testacei marini dal titolo Opere postume del conte Giuseppe Ginanni. Fa inoltre pubblicare il volume Produzioni naturali che si trovano nel Museo Ginanni, catalogo del museo curato da Giuseppe, in cui si riserva la cura delle note, aderendo agli schemi tassonomici del Linneo. A proprio nome Francesco Ginanni fa stampare nel 1759 Delle malattie del grano in erba, dopo aver condotto ricerche di patologia vegetale per quattro anni, in veri e propri campi sperimentali, differenti per caratteri pedologici, nell’interesse di una società che fondava il suo sostentamento sulla produzione cerealicola. La Istoria civile e naturale delle pinete ravennati, uscita postuma nel 1774, rimane tuttora, dopo più di due secoli, il punto di partenza e di riferimento per qualsiasi studio sulle pinete ravennati: un’opera di larghe vedute che coniuga storia civile, ricerca scientifica e tutela paesaggistica, seppure non scevra da posizioni conservatrici, che giunge a comporre un moderno studio integrato dell’ambiente. Pagine particolarmente sentite sono quelle dedicate alla raccolta dei pinoli, attività che porta al popolamento temporaneo delle pinete da parte di povera gente, costretta a condurre una vita dura e senza prospettive. Questa biblioteca, raccolta documentaria non grande ma specializzata, costituisce un catalogo bibliografico di una materia straordinaria: la natura vivente. Attraverso le ricerche compiute nell’arco di secoli sull’universo vegetale e animale possono scaturire infiniti spunti di ricerca o di revisione, nuovi strumenti di lavoro relativi a un paesaggio, a un ambiente, a una fisionomia animale e vegetale, a uno scenario vivo che ci riguarda e che dobbiamo custodire con affetto responsabile.



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