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Museo Informa: notiziario del Sistema Museale
N. 27 anno 2006
Notizie dal Sistema Museale Provinciale

La donazione Guidi al Museo di Castel Bolognese
La generosità di Camilla, figlia di Giuseppe Guidi, ha permesso di creare la raccolta più significativa di opere dell’artista castellano
Valerio Brunetti - Responsabile Museo Civico di Castel Bolognese

Solo nel 1996, grazie alla prima mostra che il museo di Castel Bolognese dedicò all'artista, i romagnoli e i castellani riscoprirono il valore e l’originalità dell’arte che Giuseppe Guidi aveva prodotto lontano dal paese che gli aveva dato i natali nel lontano 1881 e con il quale, dopo la sua partenza avvenuta nel 1902, non aveva più quasi avuto rapporti.
Era praticamente sconosciuto a Castel Bolognese, anche se nel 1951 gli era stata dedicata una via: solo le instancabili ricerche di Valentino Donati, biografo degli artisti castellani, avevano portato alla scoperta di un ingente numero di importanti opere di Guidi, pressoché sconosciute, al Vittoriale degli Italiani a Gardone e, quasi contemporaneamente, dell’esistenza in vita della figlia Camilla che conservava gelosamente ricordi ed opere del padre.
Da quel momento il Museo di Castel Bolognese ha iniziato un’opera di riscoperta e valorizzazione di questo artista che aveva girato l’Europa del primo novecento, da Vienna a Parigi, entrando in contatto con le principali tendenze artistiche del momento, che a Limoges aveva appreso l’arte dello smalto e che dopo anni di sacrifici era finito ad insegnare incisione all’Accademia di Brera a Milano dove si era stabilito dal 1908. Qui aveva avuto rapporti di amicizia con importanti artisti come Carrà, Casorati, il faentino Melandri. lo scultore Wildt. Aveva partecipato alle più importanti rassegne d’arte italiane ed Europee e fu più volte premiato. Era uno degli artisti prediletti da Gabriele D’Annunzio che gli commissionò diverse opere. Purtroppo la morte lo colse a soli cinquant’anni nel 1931, quando sua figlia Camilla aveva appena sei anni. Nonostante la tenera età la figlia rimase profondamente attaccata al ricordo del padre e, fino alla sua morte, avvenuta nel 2005, conservò, anche dopo il trasferimento da Milano ad Alassio dove ultimamente viveva, tutti i ricordi in opere e documenti che Guidi aveva lasciato e che miracolosamente erano sopravvissuti alle vicende belliche dell’ultimo conflitto mondiale.
Il lavoro di Donati e del Museo di Castel Bolognese per far conoscere l’artista era stato gratificato con una prima donazione della figlia al museo di un certo numero di opere nel 1999 in occasione dell’apertura della nuova sede dell’istituzione castellana: incisioni, smalti ed altre opere andavano a costituire una parte significativa del nuovo allestimento. Successivamente a Faenza, grazie all’impegno degli Amici dell’Arte, si è tenuta nell’inverno 2003-2004 presso il Palazzo delle Esposizioni una grande mostra che grazie al prestito di numerose opere da parte di istituzioni pubbliche e raccolte private di varie parti d’Italia ha restituito alla Romagna la conoscenza di questo artista, per anni dimenticato dalla sua terra d’origine.
Alla sua morte Camilla ha voluto, attraverso il marito Emanuele Aicardi, che quello che aveva conservato di suo padre fosse donato quasi interamente a Castel Bolognese. La raccolta di opere di Giuseppe Guidi, gia cospicua, si è così arricchita di una trentina di nuovi importanti pezzi: numerose incisioni, grandi quadri a smalto tra cui un’importante polittico sulla vita di Sant’Antonio da Padova, purtroppo non ultimato a causa della morte precoce dell’artista, vasi e ciotole in ceramica, molto rari in quanto Guidi si era dedicato per poco tempo a questa espressione artistica e da cui si evidenzia l’influenza dei rapporti con Melandri. Tra le opere donate anche un tripode in ferro battuto, opera del feltrino Carlo Rizzarda, arricchito dagli smalti di Guidi. Grazie a questa generosa donazione, la raccolta castellana diventa, per varietà e qualità delle opere esposte il riferimento più significativo per la conoscenza dell’opera di questo artista.




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