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Qual è il livello della cultura scientifica in Italia (ma non solo)? Piuttosto carente in base alle statistiche! Intendo parlare della cultura scientifica diffusa, senza voler discutere delle eccellenze che pure continuano ad emergere, in mezzo a molte difficoltà strutturali. La diminuita affluenza alle Facoltà scientifiche sta a dimostrare che l’interesse per la scienza e la tecnologia sembra attenuarsi, soprattutto nelle fasce giovanili. Sarebbe interessante analizzarne le possibili cause, ma ciò esula dagli obiettivi del presente intervento. D’altro lato si assiste – fatto che può sembrare contraddittorio – ad un crescente interesse per gli eventi di divulgazione che ogni anno, anche a livello nazionale vengono proposti. Localmente, a cura del Comune di Faenza, è questo il quinto anno che si svolgono diverse attività di divulgazione scientifica in occasione della Settimana della cultura scientifica e tecnologica. Esse coinvolgono scuole, enti di ricerca, associazioni e gruppi. Dato per assodato (ma nella mentalità diffusa non lo è) che la scienza e la tecnologia siano non solo uno strumento per l’innovazione e la produzione di beni, ma parte importante della cultura di un popolo con la stessa dignità delle altre forme di ricerca e di espressione, occorre individuare le forme migliori per dare alle nuove generazioni il gusto per la ricerca e la conoscenza. Quali strutture, allora, per incontrare la scienza? La scuola è la struttura centrale. Tuttavia emerge sempre di più l’esigenza di arricchire l’offerta formativa attraverso strutture più flessibili e meglio fruibili (chiamiamoli ad esempio Science Center) che si pongano al servizio delle scuole, ma che offrano anche una cerniera tra la scienza praticata e i cittadini. Occorre distinguere la funzione dei musei in cui sono raccolti, ad esempio, antichi strumenti scientifici, dove la bellezza degli stessi costituisce un valore di tipo storico ed artistico, dalla presente proposta che è volta a stimolare l’attenzione alla bellezza e al fascino della ricerca attiva nella natura, per far rinascere lo stupore di fronte alle sue meraviglie e per carpirne i suoi segreti. Gli eventi singoli (mostre ecc.) sono momenti limitati e, spesso, con essi, finisce l’interesse momentaneamente suscitato. La didattica della scienza potrebbe invece, in strutture stabili, divenire costante, attraverso l’attivazione di laboratori scientifici modulari, soprattutto per la fascia della scuola di base. Il contatto diretto dei ragazzi con i fenomeni del mondo che li circonda per abituarli anzitutto alla osservazione, alla manipolazione e alla interattività è essenziale. Che la capacità di osservazione stia alla base di ogni formazione alla scienza non è una banalità. Oggi, infatti, i ragazzi rischiano di perdere progressivamente il senso della realtà, sommersi come sono dalle rappresentazioni virtuali e consumistiche che la televisione e il computer propinano loro in continuazione. Il contatto con fatti e fenomeni, deve inoltre avvenire attraverso una modalità ludica che susciti curiosità e voglia di sperimentare con le proprie mani. L’esperienza fatta in alcune scuole elementari e medie del faentino dal gruppo cui appartengo, mi ha confermato in ciò: insieme ad alcuni colleghi insegnanti abbiamo costruito un “laboratorio mobile” con attrezzature semplici e di basso costo e ci siamo messi al servizio delle scuole. Una struttura stabile, infine, permetterebbe di porsi anche come attrazione per le famiglie, nei week-end, accentuando l’aspetto giocoso ed interessante della scienza, ma offrire anche diversi livelli di approfondimento. A seconda infatti delle capacità e della disponibilità, uno stesso exibit può essere non solo un gioco ma diventare occasione di indagine e di arricchimento culturale. Un abbinamento poi tra un museo d’arte e un “museo” scientifico potrebbe diventare un “pacchetto” appetibile rivolto anche al turismo scolastico.
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