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Trent’anni fa, il 4 marzo del 1975, moriva a Madesano (Parma) la famosa costumista ravennate Emma Calderini. Nata a Ravenna il 13 febbraio del 1899, Emma studiò prima alle Magistrali quindi, spinta dalle sue versatilità artistiche, passò alla Accademia di Belle Arti sotto la guida del maestro decoratore Guerrini. Contemporaneamente - e ciò è la riprova di una sua spiccata versatilità artistica - si iscrive anche all’Istituto musicale Verdi per imparare a suonare l’arpa.
A vent’anni la Calderini è già “pubblicista” e inizia a collaborare alle riviste femminili “Lidel”, “Moda” e “Grazia” come esperta di abbigliamento e distinguendosi come disegnatrice di moda e figurinista, quindi dopo la morte dei genitori si trasferisce definitivamente a Milano nel 1922 dove collabora ad “Alba”, “Domenica del Corriere” e “Ambrosiano”. In particolare si interessò ai vestiti di tutti gli ordini religiosi, incoraggiata da monsignor Giovanni Battista Montini (il futuro papa Paolo VI) che le fece ottenere uno speciale lasciapassare che le avrebbe consentito di entrare anche nei conventi di clausura. Nel 1925 la Calderini inizia la sua carriera di costumista teatrale richiamando su di sé l’attenzione per i costumi disegnati nella rassegna del teatro greco di Agrigento. Dieci anni dopo pubblica da Sperling & Kupfer Il costume popolare in Italia, che resta la sua opera principale e che fu definita “coraggiosa, anzi eroica”. Prima opera in Italia di questo genere, fu accolta benevolmente dalla critica che riconobbe alla sua autrice qualità e gusto non comuni nel mettere assieme questa straordinaria storia fatta da bellissimi figurini stilizzati. Nel frattempo il Ministero della Pubblica istruzione le aveva affidato l’incarico di riordinare i costumi del Museo di etnografia italiana di Tivoli, un progetto al quale Emma Calderini dedicherà quattro anni di lavoro. Ormai Emma è una autorità nel settore e nel 1937 la troviamo a Rodi, invitata dal Governatore dell’isola per allestire una sezione del costume presso il Museo etnografico dell’isola. Nel 1951 è al Centro delle arti e del costume di Palazzo Grassi a Venezia come consulente per i costumi. Nel 1955 disegna i costumi per le manifestazioni del settembre dantesco di Ravenna, alcuni dei quali sono oggi conservati dalla associazione storica “Quelli del Ponte”. Trattandosi di costumi storici, sarebbe opportuno dare loro una degna sistemazione. Negli anni Cinquanta inizia la collaborazione a cinema e televisione e per il regista Bragaglia disegna i costumi de La cortigiana di Babilonia. Non trascura, tuttavia, gli studi e ricerche e nel 1964 pubblica ancora per Sperling & Kupfer il volume Acconciature antiche e moderne con oltre mille disegni dalla antica Grecia ai tempi moderni. Negli ultimi anni della sua vita collabora stabilmente con la Rai e il suo nome compare in una cinquantina di lavori fra i quali i più famosi restano i costumi disegnati per gli sceneggiati televisivi di Sandro Bolchi I Promessi Sposi e Il Mulino del Po.
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