|
In occasione della giornata internazionale del museo 2005 promossa dall’ICOM – UNESCO, si è svolto a Rimini, il 18 maggio 2005, l’incontro di studio A proposito di Musei: il Museo, il luogo di incontro fra le diversità. Durante l’incontro, promosso dalla Provincia di Rimini in collaborazione con l’Istituto dei Musei Comunali di Santarcangelo di Romagna, sono state avanzate interessanti e diversificate proposte operative per affrontare il tema dell’apertura del museo alla diverse culture e alle differenti fasce di utenza che normalmente non lo frequentano (diversamente abili, immigrati da paesi extraeuropei, giovani). Marcella Bondoni, assessore alla Cultura della Provincia di Rimini, ha aperto l’incontro sottolineando l’importanza di creare occasioni di confronto sul ruolo e sulla funzione degli istituti museali nel territorio e ha annunciato che tale giornata di studio verrà istituzionalizzata dalla Provincia di Rimini come utile momento di confronto annuale. Andrea Canevaro, docente dell’Università di Bologna, ha mostrato quanta affinità ci sia tra le difficoltà di percezione di un diversamente abile e le difficoltà linguistiche che caratterizzano un immigrato proveniente da un paese extraeuropeo: il museo come luogo di intersezione tra diverse memorie e di dialogo tra proposte culturali differenti può divenire un centro di elaborazione di significati condivisi anche attraverso specifiche iniziative volte a favorire l’accessibilità alla cultura. Il museo, proprio perché le sue potenzialità espressive non si fondano esclusivamente sul linguaggio parlato, può costituire il luogo di valorizzazione dell’arricchimento di cui l’altro è portatore e di creazione nell’esperienza collettiva ed individuale di appositi spazi mentali per l’apertura continua alla dimensione incompiuta e diveniente dell’esistere. Le difficoltà di un percorso del genere sono state sottolineate da Laura Carlini, responsabile del Settore musei dell’Istituto Beni Culturali, anche con il ricorso a ricerche statistiche che documentano, per la situazione italiana, l’assenza dai musei delle comunità degli immigrati. Del resto, una prospettiva museale multiculturale, attenta a promuovere le relazioni tra le diverse comunità, extraeuropee ed europee, può avere successo se parte dalla consapevolezza che l’accessibilità del museo a tutti può essere raggiunta attraverso politiche gestionali che investano sull’obiettivo di rendere comprensibili le proprie collezioni a pubblici di differente formazione e provenienza. Creare degli spazi fisici di respiro europeo che espongano oggetti che abbiano una comune matrice europea potrebbe essere un tentativo di facilitare la comunicazione lavorando su un profilo di identità europea. L’Istituto Beni Culturali partecipa a progetti europei come Collect and Share, (Raccogli e condividi), indirizzato all’inclusione delle fasce marginali di pubblico attraverso la condivisione dei progetti e dei programmi dei musei di tutta Europa. Vito Lattanzi, responsabile dei servizi educativi del Museo etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, sottolineato la necessità che il museo si interroghi sull’adeguatezza dei propri strumenti comunicativi al fine di stimolare le potenzialità espressive latenti dei giovani. Attualmente la proposta didattica predominante nei musei italiani è ancora l’opzione laboratoriale: il limite di questa proposta è segnalato dalla recente diffusione del modello dell’edutainment, che cerca di mediare educazione ed intrattenimento, sostituendo in buona parte gli aspetti cognitivi della mediazione didattica con quelli ludici. Sui pericoli di una deriva ludica e di percorsi conoscitivi eccessivamente facili ha insistito Marcello Di Bella, dirigente del settore cultura del Comune di Rimini, sottolineando l’opportunità di proporre comunque al pubblico giovanile dei metanodi, cioè dei grandi poli di orientamento cognitivo. Attraverso il coinvolgimento in un progetto biennale di alcune classi di un Liceo di scienze sociali di Roma al Museo Pigorini, si è potuto verificare la validità di un modello educativo alternativo allo stesso edutainment mettendo al centro l’apprendimento museale (learning): le ragazze e i ragazzi hanno dapprima familiarizzato con i depositi e con le operazioni di catalogazione, poi sono stati invitati a costruire una collezione di oggetti d’affezione, provenienti dal loro vissuto e dal loro immaginario culturale, e a progettare un apposito percorso espositivo culminato in una vera e propria mostra. Anche questo è un modo a disposizione del museo per esprimere la propria militanza sociale e la propria sensibilità verso le utenze marginali (Mario Turci, direttore dell’Istituto dei Musei Comunali di Santarcangelo), senza però venire meno al compito di tramandare il passato, quel paese straniero dove le cose si fanno in un altro modo.
|
|