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Museo Informa: notiziario del Sistema Museale
N. 22 anno 2005
Speciale professionalità nei Musei

Verso la definizione dei profili professionali dei musei
La cooperazione tra musei qualifica le professionalità del settore
Claudio Casadio - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Il museo del giovane Holden non ha dipendenti e lavoratori, ma quella straordinaria macchina della conoscenza, piena di vetrine, di tante cose sempre in mostra e di strumenti didattici, è ben descritta nella sua complessità e fascino dal romanzo di Salinger.
Proprio la complessità gestionale risulta in modo chiaro facendo riferimento al dibattito e alla normativa recente sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. In particolare relativamente al personale dei musei, pur in una situazione in cui vi sono alcuni punti fermi sulle funzioni relative alle figure professionali e precise indicazioni sulla qualificazione del personale addetto, i requisiti culturali e le modalità di accesso, mancano indicazioni univoche e chiare definizioni per i profili professionali di riferimento.
Un primo fondamentale quadro di riferimento è però quello fornito dall’atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (art. 150, c. 6 Dlgs n. 112/1998). In questo documento è stato infatti definito un valido comune denominatore per la individuazione delle figure professionali museali delineando anche i requisiti di base, le forme di impiego e le modalità di organizzazione adattabili alle diverse tipologie di musei.
In Emilia-Romagna la Regione ha adottato una delibera che tra l’altro approva gli standard di servizio e gli obiettivi di qualità per i musei. Nella parte relativa al personale sono indicate anche le funzioni minime che ogni museo deve assicurare in modo adeguato e che si riferiscono alla Direzione, Conservazione e cura delle collezioni, ai servizi educativi e didattici e alla sorveglianza e custodia.
Sulla base di questo quadro normativo Daniele Jallà ha proposto, nell’ambito di un seminario organizzato dall’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna sul regolamento museale, un modello organizzativo basato su quattro diverse aree oltre che sul Consiglio di Amministrazione, Comitato Scientifico e Direttore. Le quattro aree proposte coprono rispettivamente la Gestione e cura delle collezioni, l’area amministrativa, l’area tecnica e i servizi al pubblico e per ognuna di queste aree sono poi individuate le diverse funzioni. Nella gestione e cura delle collezioni vi sono il conservatore, il curatore, il registrar (inteso come colui che crea, documenta e organizza tutti gli atti relativi ad acquisizioni, catalogazione e movimentazione e sicurezza opere del museo), il restauratore, l’archivista e il bibliotecario. Nei servizi al pubblico vi sono attività culturali, servizi educativi e didattici, promozione, comunicazione, sorveglianza e accoglienza. L’area amministrativa è relativa alla gestione del bilancio, cassa e contabilità, controllo di gestione, gestione del personale, affari legali e contratti, affari generali, acquisti ed economato. Nella quarta area, quella tecnica, sono compresi attività per la sicurezza, manutenzione beni immobili e mobili, gestione impianti, logistica e allestimenti.
Queste funzioni possono essere svolte con diverse modalità da personale dipendente, personale a contratto con tempo determinato, consulenti, ditte e volontari ma è sempre indispensabile la professionalità e l’aggiornamento costante. Per tenere un buon livello di qualificazione e specializzazione pur di fronte alle diverse funzioni richieste è anche possibile, e auspicabile, sviluppare gestioni in forma associata con messa in rete delle competenze tra i vari musei o con l’individuazione di figure o ditte che operano per l’insieme dei musei della rete o del sistema.
Lo sviluppo di forme di cooperazione tra musei o figure professionali sembra dunque diventare indispensabile per fornire servizi di qualità e sviluppare il sistema museale. Tra le molteplici iniziative un ruolo di primo piano è da lasciare ancora alla iniziativa normativa, come è stato fatto già per altre figure professionali come quelle della comunicazione pubblica con la legge n. 150/2000. Impegnati a completare il quadro normativo dei profili professionali vi sono le regioni, e in primo piano la Regione Emilia-Romagna che ha promosso importanti iniziative e adottato impegni precisi, e sul piano nazionale l’ICOM, organizzazione dei Musei che nell’agenda del Comitato Italiano ha un nutrito programma di lavoro per completare la definizione dei profili professionali.




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