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Strettamente legato all’introduzione degli standard e all’approvazione dell’Atto di indirizzo ministeriale emanato nel maggio 2001 (Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei – art. 150, c. 6 Dlgs 112/1998, G.U. n. 244 del 19.10.2001), il tema delle professionalità nel settore musei ha assunto una posizione di primo piano nel dibattito attualmente in corso, che si arricchirà di nuove voci con il Convegno che, su questo argomento, ICOM Italia organizzerà a Milano il 3 ottobre 2005. È evidente infatti che nessuna operazione che miri ad alzare il livello qualitativo degli istituti che conservano e valorizzano il patrimonio del nostro paese può prescindere da una seria valutazione, in termini sia quantitativi che qualitativi, delle risorse umane necessarie al loro buon funzionamento e dalla conseguente assunzione da parte del museo stesso e dell’amministrazione che lo governa, dell’onere di dotarsene, singolarmente o in forma associata, rivedendo e ampliando l’organico o ricorrendo a collaborazioni esterne secondo le forme contrattuali previste dalla legge. Riprendendo quanto già contenuto nel codice deontologico dell’ICOM, il documento ministeriale ribadisce la necessità che “ogni museo sia dotato – da parte degli enti proprietari o delle amministrazioni responsabili – di personale in quantità sufficiente e con adeguata qualificazione in relazione: alle sue dimensioni, alle caratteristiche delle collezioni, alle responsabilità e funzioni del museo stesso, anche in rapporto con le altre istituzioni del territorio”. Analogamente, il nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio all’art. 115, c. 2 afferma che, nelle attività di valorizzazione dei beni culturali, la gestione diretta va svolta “per mezzo di strutture organizzative interne alle amministrazioni, dotate di adeguata autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile e provviste di idoneo personale tecnico”. Dichiarazioni di principio che non possono che essere condivise, ma rispetto alle quali tuttavia si registra uno scostamento nella pratica, come testimoniano le sempre più frequenti riduzioni di organici o gli affidamenti di incarichi esterni a figure non sempre provviste dei requisiti di competenza ed esperienza. Per contrastare questa tendenza in atto e fornire contemporaneamente, per quanto possibile, linee di indirizzo che orientino i molti corsi di formazione che proliferano nel settore e che non sempre generano professionalità adeguate o necessarie, alcune regioni si sono impegnate in modo particolare per cercare di riordinare e sistematizzare la materia. In questa sede va ricordato lo studio fondamentale condotto dalla Regione Lombardia nel 2001 Le professionalità operanti nel settore dei servizi culturali – i Musei Lombardi (www.lombardiacultura.it/museiRiconoscimento.cfm), i cui risultati sono confluiti nei Criteri e linee guida per il riconoscimento dei musei e della raccolte museali in Lombardia (Delibera Giunta Regionale n. 7/11643 del 20.12.2002), vale a dire nel documento sugli standard per i musei lombardi. Partendo da una analisi dei processi lavorativi presenti al museo, e incrociando processi e professionalità, la ricerca giunge ad una mappatura assai analitica degli elementi di competenza richiesti all’interno del museo (suddivisi in conoscenze teoriche e disciplinari, metodologie e tecniche professionali, conoscenze e competenze generali e di base), che vengono poi aggregati nei singoli profili professionali, cinque dei quali ritenuti essenziali perché un museo possa dirsi tale: direttore, conservatore, responsabile tecnico addetto alla sicurezza, responsabile dei servizi educativi, addetto ai servizi di custodia. Partendo invece dall’esigenza di confrontarsi con la realtà del territorio ed acquisire elementi informativi per facilitare l’adeguamento dei musei agli standard e orientare le azioni regionali in tal senso, la Regione Veneto ha promosso e pubblicato recentemente una Indagine sulle professionalità impegnate nei musei veneti (Regione Veneto, Le professionalità nei musei veneti, novembre 2004). La ricerca distingue tra figure essenziali, di supporto e consulenti esterni e ne analizza numerosità, distribuzione, responsabilità e mansioni, formazione e inquadramento contrattuale per giungere ad individuare carenze e punti di forza e formulare proposte e raccomandazioni, rivolte in primo luogo agli organi decisori del governo regionale. Altrettanta attenzione alle professionalità operanti nei musei, sempre in una prospettiva di adeguamento a standard, ancorché non ufficialmente varati dal governo regionale, è stata data dalla Regione Marche. Rilevata l’assenza di figure adeguatamente preparate nelle strutture museali sulla base di una indagine Istat 2001 (Indagine Istat sui Musei delle Marche realizzata dal servizio statistico della Regione Marche in collaborazione con il Servizio Beni e Attività Culturali. L’indagine è stata effettuata nel 2001 con dati del 2000), la Regione ha promosso nel 2003-2004 un progetto di formazione di personale specializzato nelle diverse tipologie dei beni museali (storico-artistici, archeologici, demo-antropologici), da inserire negli organici dei musei di enti locali cofinanziando la fase di avvio del rapporto di collaborazione. In Emilia Romagna l’Atto di indirizzo ministeriale è stato recepito con una delibera del 2003 (Delibera Giunta Regionale n. 309 del 03.03.2003 Approvazione standard e obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei ai sensi dell’art. 10 della L.R. 18/2000), anche in ottemperanza a quanto disposto dalla Legge Regionale n. 18 del 2000. Alla voce “Personale” il documento regionale sugli standard prevede come requisito obbligatorio che vengano assicurate in modo adeguato e con continuità almeno quattro funzioni: • direzione • conservazione e cura della collezioni • servizi educativi e didattici • sorveglianza e custodia Si rimanda ad un momento successivo la definizione dei profili professionali di riferimento, operazione attualmente in corso a cura di un gruppo interassessorile formato da rappresentanti dell’IBACN e dell’Assessorato alla Formazione Professionale. Il lavoro del gruppo, che per ora si concentra prioritariamente sulla descrizione dei profili professionali che riguardano le quattro funzioni riconosciute come essenziali dagli standard, si inquadra all’interno del nuovo Sistema Regionale delle Qualifiche che la Regione Emilia-Romagna sta mettendo a punto (www.regione.emilia-romagna.it/fr_formazione.htm) e con il quale intende individuare standard di professionalità minimi omogenei su tutto il territorio regionale e dispositivi di certificazione delle competenze, acquisite sia all’interno di percorsi di apprendimento formale (istruzione, formazione ecc.), che non formale (esperienza). Le qualifiche infatti sono titoli formali che evidenziano e garantiscono il possesso da parte dei singoli di tutte le competenze proprie di una figura professionale e sono perciò destinate ad assumere un valore riconosciuto nel mercato del lavoro a livello regionale. La descrizione dei profili professionali per il settore musei segue dunque il modello descrittivo regionale basato sulle unità di competenza, anche se ciò non significa che i profili professionali così elaborati debbano necessariamente confluire in qualifiche. In attesa che il quadro si definisca in modo più preciso, l’Istituto Beni Culturali ha intrapreso alcune azioni formative di accompagnamento agli standard e precisamente un ciclo di lezioni sui temi del regolamento e dell’assetto finanziario (ambiti I e II del documento sugli standard; cfr. www.ibc.regione.emilia-romagna.it) con una forte componente seminariale e di lavoro di gruppo, per mettere in grado i partecipanti di trasferire le conoscenze acquisite nel proprio contesto lavorativo e di tradurre immediatamente quanto appreso in documenti e procedure di lavoro. Al di là della descrizione dei profili professionali, che di per sé può restare un’operazione con valenza puramente teorica e classificatoria, il vero nodo rimane il riconoscimento sostanziale delle professionalità, che richiede da parte regionale un intervento chiaro che orienti sia le amministrazioni locali che gli enti di formazione e da parte delle amministrazioni responsabili un impegno reale alla valorizzazione delle professionalità che si traduca in trasparenza nelle procedure di reclutamento e di avanzamento di carriera e in un genuino interesse a dotare i musei delle risorse umane necessarie perché funzionino al meglio.
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