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Alle soglie del sessantesimo anniversario della Liberazione, mentre tutti convengono sul dovere di ricordare, sulla necessità di una memoria responsabile, resta da capire come, ad una distanza cronologicamente modesta ma culturalmente abissale, sia possibile dare luogo ad un insegnamento della storia per quella parte centrale del Novecento a cui il dibattito attuale sembra oggi ricorrere solo per riaccendere processi e giudizi.
I giovani risentono inevitabilmente di queste tensioni irrisolte, in primis dalle generazioni dei protagonisti ed a seguire da quelle dei narratori, finendo spesso per ricorrere ad una storia fai-da-te, senza bollini di qualità, supportata solamente dalle stringate nozioni dei programmi televisivi o dalla navigazione in internet. Quasi mai riescono a raggiungere quei testi documentati che noi vorremmo consigliare loro per orientarli all'onestà intellettuale, al rigore della ricerca, alle categorie della complessità e della relatività che sono necessarie per attraversare le ricche foreste della storia del secolo appena concluso.
Fortunatamente la provincia di Ravenna ospita sul proprio territorio alcune realtà museali, con un buon patrimonio documentale, in grado di rappresentare bene l'incrocio fra storia e territorio, fra cultura e senso del tempo. Un viaggio-inchiesta, come si usava fare tanto tempo fa, potrebbe partire dal complesso del Cardello a Casola Valsenio, vero monumento al nazionalismo d'inizio secolo, collegato alla Biblioteca Oriani nel cuore di Ravenna, ove si trova il più ricco patrimonio bibliografico sulla storia contemporanea dell'intera regione. Oppure ci si potrebbe recare a Lugo, nella casa museo di Francesco Baracca per capire come la ricca borghesia romagnola mostrava il proprio decoro e si impadroniva dei nuovi miti attraverso la fucina della Grande Guerra. All'estremità nord della provincia il museo della Battaglia del Senio, ad Alfonsine, racconta i mesi finali della seconda guerra mondiale in Italia, la crescita di un movimento di resistenza in pianura e la sosta dei grandi eserciti alleati nelle nostre umide campagne. Sono mostrati i primi segni dei nuovi consumi di massa insieme ad un'antica cultura materiale che riutilizzava tutto e non buttava nulla, la capacità distruttiva degli armamenti ed il labile confine tra apparati militari e dimensione civile durante una guerra moderna, che doveva rapportarsi ad un territorio particolare.
All'estremità opposta della provincia, presso le sorgenti appenniniche del fiume Senio, in cima alla collina di Cà Malanca, c'è un altro piccolo museo della resistenza romagnola: racconta della necessità di sottrarsi ai rastrellamenti dei tedeschi, di avere basi sicure per tenere in vita una vera organizzazione militare clandestina, di come vivevano i contadini poveri della montagna. Sono tutti luoghi accessibili, in continua attività, alla ricerca di nuove documentazioni, da visitare e tornare a vedere, dotati di grande attenzione per la comunicazione didattica e la storia locale; dispongono di manuali e siti aggiornati, propongono visite guidate, percorsi tematici e documenti video per ampliare le specifiche conoscenze. Appartengono tutti al Sistema museale della Provincia di Ravenna, vengono sostenuti e stimolati dalla rete dei musei ad essere in un certo senso anche musei del territorio, poiché il tema dell'identità locale sembra essere il richiamo più efficace per parlare ai giovani, ricordare loro ciò che di particolare è accaduto lì, che ha lasciato "tracce di civiltà", oggi fruibili soprattutto dalla scuola.
Infine una particolare attenzione ai servizi per la memoria dei luoghi e per la didattica permanente viene fornita anche dall'Istituto Storico della Resistenza e dell'età contemporanea con sede ad Alfonsine,(tel 0544.84302 e-mail istorico@racine.ra.it) a fianco del museo della Battaglia del Senio: oltre ai documenti cartacei si possono trovare anche lì anche una biblioteca specializzata sul Novecento, una videoteca ben fornita a cui si può accedere con il prestito interbibliotecario del tutto gratuito, oltre ad un ricco archivio sonoro con centoventi storie di vita fornite da personaggi ormai del tutto scomparsi. Dallo Sportello Scuola dell'Istituto vengono inoltre organizzate escursioni su itinerari di interesse storico, come l'Isola degli Spinaroni nella Pialassa ravennate, viaggi della memoria nei lager nazisti, visite a centri collegati al circuito nazionale degli Istituti Storici e delle Scuole di Pace.
Tutti questi centri sono perfettamente consapevoli di contribuire all'organizzazione di una memoria pubblica, e non ad un presidio nostalgico, che viene legittimata solo dalle continue visite di studenti odierni e di cittadini futuri.
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