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La nascita negli anni Ottanta della Scuola per il Restauro del Mosaico presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna, rispecchiava l'esigenza di costituire un polo dove confluissero, per specializzarsi ed indirizzarsi verso il restauro e la conservazione, le conoscenze e le esperienze sul mosaico maturate nelle scuole d'arte e nelle botteghe artigiane.
Il percorso scolastico si articola in un quadriennio, che contempla nel piano di studi discipline teoriche e attività di laboratorio e di cantiere progettate ed individuate per garantire la graduale crescita e maturazione degli allievi. La tesi di fine quadriennio, presentando un intervento di restauro e uno specifico segmento di ricerca, riflette la capacità critica raggiunta dall'allievo e nello stesso tempo la sua abilità pratica.
In venti anni di attività il corpo docente ha lavorato per travasare nella scuola i saperi maturati nei vari campi d'indagine (un formidabile arricchimento deriva inoltre dalla presenza, oltre ai professionisti esterni, di molti tecnici della Soprintendenza che hanno una vasta esperienza di cantiere di restauro). Procedendo a piccoli passi, e aggiustando il tiro, siamo riusciti a definire la figura del restauratore di mosaico, a nostro avviso ancora inedita in molte parti del mondo e anche in alcune d'Italia, perché di restauratori ce ne saranno tanti ma di restauratori esperti per i mosaici ce ne sono meno. Questo ritengo sia uno dei principali meriti della nostra Scuola e questo definisce la sua identità in maniera così specifica.
La Scuola di Ravenna, ponendosi il mosaico quale principale obiettivo di ricerca e di intervento, è potuta giungere a risultati di grande eccellenza, a sperimentazioni audaci, ad un rigore e ad una destrezza conseguibili unicamente attraverso il lavoro, lo studio, l'autocritica, l'umiltà.
Quando mi fermo ad ascoltare le osservazioni di Riccardo Bissi, "il nostro mosaicista-restauratore-storico" mi rendo conto di quante più cose lui veda rispetto a molti teorici o esperti di chiara fama. È cresciuto sui ponteggi, tutti i principali restauri l'hanno visto sul campo, ed è diventato una sorta di miniera aurifera di saperi che verrebbe quasi voglia di clonarlo. Ed è proprio questa vista profonda che volevamo comunicare e trasferire ai giovani.
La Scuola, pertanto, non senza difficoltà e travagli, ha coniugato l'esperienza e la conoscenza del "vecchio" mosaicista con il rigore di un metodo di indagine che si avvale di tutto quello che la moderna tecnologia mette a disposizione. E così si è proceduto nella conoscenza di questo immenso patrimonio, e la necessità di curare i nostri malati d'eccezione ci ha fatto studiare l'alterazione delle tessere vetrose, la conservazione di quelle a lamina metallica (oro e argento), più esposte al degrado per la particolarità della loro natura.
Un'attenzione particolare è stata riservata ai possibili metodi per integrare le lacune del manto musivo e per consolidare le superfici disancorate dalle malte sottostanti; sono stati analizzati gli antichi sistemi di ancoraggio e ne sono stati sperimentati nuovi meno traumatici. La redazione di tavole tematiche sui materiali costitutivi, sul degrado, sulle fasi d'intervento, e tante altre indagini e riflessioni hanno fatto maturare nuove strategie e suggerito soluzioni nate specificamente per il mosaico e non mutuate dalla pittura, come generalmente succedeva in passato.
La Scuola ravennate forte di una ventennale ricerca e sperimentazione, si pone all'avanguardia nel restauro musivo fornendo proposte concrete e metodologicamente corrette agli Istituti e agli Enti che le richiedono consulenze per progetti e interventi su mosaici antichi e contemporanei. Nell'infittirsi del panorama delle scuole di formazione, nel proliferare di corsi, nella perenne trasformazione delle Università, nella generale corsa alla ricerca di un'identità, questa Scuola si configura come una realtà esemplare e definita in maniera rigorosa. I risultati ci sembrano di alto livello, si tratta di proseguire, senza adagiarsi sugli allori. Mi auguro che la città si renda conto di questa ricchezza e faccia quanto possibile per la sua valorizzazione.
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